Quantcast
Channel: Un condominio in cucina
Viewing all 144 articles
Browse latest View live

Topolini e cucchiaini: tutti da mangiare!

$
0
0

Sapete quando vi capita di avere ospiti con poco preavviso ma avete voglia di fare almeno un piccolo aperitivo e il tempo è poco?
Che ne dite se condivido con voi due cosine veloci veloci, carine carine, così magari mi perdonate che per farle non ho preparato questa meravigliosa pasta sfoglia di Tamara, ma comprato quella già pronta al super?  

Non metto dosi in quanto saranno in funzione di quanti cucchiaini vorrete preparare.



INGREDIENTI 

per i cucchiaini

1 rotolo di pasta sfoglia già pronta
formaggio spalmabile
pomodori secchi sottolio asciugati
olive

per decorare
uova di quaglia sode
pomodorini


per i topolini

Uova sode 
Uova sode di quaglia
Ravanelli 
Grani di pepe nero per gli occhietti
Aghi di rosmarino per le codine delle uova piccole
Un pezzettone intero di emmental 



PROCEDIMENTO cucchiaini

Prendere un foglio di pasta sfoglia, metteteci sopra i cucchiaini di acciaio distanziati tra loro e ritagliare intorno alla sagoma. Infornare a 180° per circa 10/15 minuti. 

Mentre si raffreddano, preparare il formaggio spalmabile lavorandolo un po' con un cucchiaio; aggiungere i pomodori secchi a pezzettini (io una parte del formaggio l'ho mischiato a olive spezzettate) e riempire l'incavo dei cucchiaini.

Aggiungere uno spicchio di pomodorino, scolato del succo oppure uno spicchio di uovo sodo di quaglia. 



PROCEDIMENTO topolini

Rassodare e raffreddare le uova; tagliarle a metà e adagiarle su un piatto con la parte tagliata sotto. Mettere grani di pepe nero per gli occhi e l'ago di rosmarino per la codina. Affettare un paio di ravanelli per fare le orecchie alle uova sode e ai ravanelli. Fare un taglio leggero sulla parte bianca dell'uovo e incastrare le orecchie. 
Fare la stessa cosa con i ravanelli, lasciando la loro radice lunga che farà da codina.

Mettere al centro del piatto il tocco di formaggio  intero e sopra posizionarci i topini di ravanello infilzandoli sotto con un mezzo stecchino di legno. 

Visto? Divertenti, buoni, e veloci da fare!





Silvia



Biga o Poolish? facciamo un po' di chiarezza e rispondiamo a qualche pecché pecché!

$
0
0


Questo post nasce per fare chiarezza.
In primis a noi stesse, panificatrici seriali del condominio, che spesso e volentieri ci troviamo ad adottare tecniche ed accorgimenti sulla panificazione, senza avere la perfetta consapevolezza di quello che stiamo facendo; in secundis a tutti coloro che vorranno approfondire qualche nozione sui metodi di impasto.
In particolare approfondiremo la tecnica di panificazione con il metodo indiretto che è quello che conferisce al pane, ma in egual modo anche ai lievitati dolci, profumi, consistenze e sapori senza eguali. 
Siete pronti a fare questo escursus con noi?
Allacciate le cinture: si parte! ;-) ;.-) ;-)

Premessa fondamentale:  Normalmente, si parla di biga o poolish quando si utilizza lievito di birra, e semplicemente di prefermenti se si utilizza lievito naturale (pasta madre o li.co.li.). Noi approfondiremo, in questa sede, i preimpasti con lievito di birra.


IMPASTAMENTO
Operazione il cui obiettivo è formare (o “sviluppare”) un impasto, cioè :
1. formare un prodotto visco elastico
2. incorporare “micro-alveoli” di aria.

Si è soliti distinguere nell’impastamento due fasi :
1. Impastamento a bassa velocità, breve periodo (ca. 5 min.) in cui gli ingredienti sono miscelati.
2. Impastamento ad alta velocità. Dopo l’idratazione, è necessario impartire dell'energia affinché la miscela di farina ed acqua sviluppi la struttura glutinica. Questo è vero anche quando si prepara manualmente un impasto, ove per raggiungere lo sviluppo del glutine sono necessari almeno 15-20 minuti di mescolazione continua.
Riassumendo gli obiettivi dell’impastamento sono:
- disperdere uniformemente gli ingredienti della ricetta
- favorire la dissoluzione e l’idratazione di questi ingredienti
- dare energia per lo sviluppo del glutine nell'impasto
- incorporare bolle di aria nell'impasto.


IMPASTO DIRETTO (un solo impasto)
Consiste nell'impastamento di tutti gli ingredienti in un'unica fase, seguita da una breve prelievitazione, formatura, lievitazione finale e cottura.
Di solito si utilizza per pani di pezzatura di piccolo taglio (50/100/250 grammi).
L'esecuzione è semplice e rapida, ma il risultato, se si usa lievito di birra, è un prodotto che va consumato in giornata o, al massimo, il giorno dopo perché "rafferma" nel giro di breve tempo.
Il gusto è leggero, poco aromatico, e adatto a fare panini farciti o imbottiti con salumi, verdure, formaggi, salse, ecc. (questa nota, ripetiamo, è riferita a impasti diretti con lievito di birra, poiché gli  impasti diretti con lievito naturale, pasta madre o li.co.li., meritano uno o più articoli a parte, fermi restando i vantaggi del metodo indiretto anche con lievito naturale).

IMPASTO SEMIDIRETTO(con pasta di riporto)
La "pasta di riporto" non è altro che un pezzo di pasta avanzata dalla lavorazione precedente e utilizzato in sostituzione del lievito.  La pasta di riporto va tenuta a temperatura bassa (4° max 48 ore), per evitarne l'invecchiamento.
L'utilizzo della pasta di riporto in luogo del lievito di birra consente di ottenere un prodotto con maggiore conservabilità e migliori caratteristiche sensoriali (la pasta contiene oltre a lieviti, i batteri).

IMPASTO INDIRETTO (con biga, poolish o prefermenti)
Si prepara un preimpasto, generalmente costituito da farina, acqua e lievito, lasciato fermentare per un certo numero di ore e poi addizionato di altri ingredienti e reimpastato.
Come abbiamo premesso, si parla di biga o poolish quando si utilizza lievito di birra, e semplicemente di prefermenti se si utilizza lievito naturale (pasta madre o li.co.li.).

 Piccola nota sulla fermentazione (o lievitazione)  
Il lievito esercita la sua azione fermentativa in diverse fasi
-Prefermentazione: è la prima fermentazione del metodo indiretto, inizia nel primo e si  conclude con  quello finale.
- Prima fermentazione: inizia già durante l'impastamento e si prolunga sino alla divisione. La puntataè il periodo che intercorre tra la fine dell'impastamento e la formatura. In questa fase si formano la maggior parte degli aromi.
- Fermentazione intermedia: breve periodo tra divisione e formatura.
- Fermentazione finale o appretto: fase di aumento del volume della  pasta dalla formatura sino al momento ottimale per la cottura.

Tali tempi vengono fissati in maniera  empirica.
La pasta è arrivata al giusto punto di fermentazione quando sotto la pressione delle dita  l’impasto reagisce facendo sparire le impronte.  I tempi variano in funzione del metodo.
Con il metodo diretto la puntata può avere una durata di circa quattro ore (maggiore rispetto agli altri metodi)
Con il lievito naturale  l’appretto ha una durata di circa 90 min, inferiore (75) con il poolish e di 60 minuti con il metodo diretto
Fattori esterni (temperatura e umidità) ed interni (qualità farina, tasso di estrazione, granulometria, stato del lievito) influenzano la lievitazione.



BIGA & POOLISH

Sono due preimpasti che hanno caratteristiche diverse sia nelle percentuali degli ingredienti che nella modalità di fermentazione. Come premesso, le percentuali di lievito si riferiscono a LIEVITO DI BIRRA, detto anche LIEVITO COMPRESSO.
La biga prevede una percentuale fissa di lievito e la lievitazione si controlla attraverso i tempi di lievitazione e la temperatura esterna. Il poolish invece, prevede la determinazione dei tempi di lievitazione e, in base a questi, la quantità di lievito. Ma vediamo in dettaglio come funzionano.


LA BIGA




Ci piace darne prima una definizione "storica", sottolineando che è un metodo italiano.
Il termine "biga" letteralmente indica il mezzo usato nella Roma antica per spostamenti, gare e battaglie che richiedevano duttilità e rapidità: la biga infatti era leggera e trainata di solito da uno o due cavalli da corsa. Nell'impasto, la biga mantiene la sua funzione “trainante” per il composto ed inoltre, avendo un lungo termine di maturazione, ne migliora l’aromaticità, la conservabilità, la colorazione e soprattutto il sapore riducendo considerevolmente l’uso di lieviti (di birra o naturali).

Nella panificazione dunque, la biga è un preimpasto morbido e relativamente più "asciutto" rispetto ad un impasto normale di pane, il che comporta molte ore di fermentazione (da 16 a 48); è ottenuto con farina, acqua e lievito compresso e la sua preparazione necessita di "farine forti" che devono avere un equilibrato rapporto tra resistenza ed elasticità proprio per sostenere tutte le ore necessarie per lo sviluppo della biga stessa,
La classica formula, o ricetta per ottenere la biga è la seguente:

100 g di farina forte  ----->    100% farina
45 g di acqua fresca  ----->    45% sul peso farina
1 g di lievito di birra ----->    1% sul peso farina

Gli ingredienti della ricetta della biga tuttavia possono cambiare a seconda della stagione o della temperatura dell'ambiente in cui si lavora.
Ad esempio, con il crescere della temperatura (in estate) la percentuale di lievito viene ridotta dall'1% fino allo 0,7% - 0,8% e in condizioni particolarmente afose, addirittura fino allo 0,5%.
In questi periodi dell'anno, in cui le temperature aiutano di molto la fermentazione, può essere utile aggiungere il sale nella misura dello 0,5% sul peso farina per evitare un'eccessiva fermentazione o inacidimento della biga stessa.
Anche la temperatura dell'acqua può variare in base alla temperatura dell'ambiente.
La temperatura finale per una biga deve essere piuttosto bassa (intorno ai 20-21°C in inverno e 16/18°C in estate) e quindi anche i tempi di impastamento per la preparazione della stessa devono essere molto brevi, in quanto questi determinano la fermentazione della biga.
Maggiore energia si fornisce durante l'impasto  e maggiore sarò lo sviluppo ed il raggiungimento della maturazione della biga (una biga impastata per più tempo, e contenente lo 0,5% di lievito può avere una lievitazione più veloce ed uno sviluppo maggiore rispetto ad una biga con l'1% di lievito ma impastata in poco tempo).

Come si prepara allora una biga?
Sciogliere il lievito nell'acqua leggermente ed unire la farina precedentemente setacciata; lavorare l'impasto per non più di 3-4 minuti fino ad ottenere un impasto ancora grezzo, e dunque non  liscio e setoso. Da qui ci sono due possibilità:
1. spezzettare la biga in un contenitore non troppo grande, che la contenga cioè un po' strettina;
2. dargli la forma di una palla e metterla in una ciotola sempre non troppo ampia.
In entrambi i casi, la biga va protetta con un telo di stoffa e poi uno di nylon per evitare che l'aria faccia asciugare e seccare l'impasto.
La temperatura esterna per la fermentazione della biga, varia in funzione del tempo.
Per bighe medie, con fermentazione di 16-20 ore la temperatura ideale è quella di 18/20°C in quanto questa temperatura consente di ottenere una biga di ottima qualità e con un rapporto ottimale di 3:1 dell'acido lattico ed acetico.
Per bighe lunghe, invece, con fermentazioni di 48 ore la temperatura deve essere nettamente più bassa: 4°C per le prime 24 ore e 18/20°C per le restanti 24.


IL POOLISH



Il Poolish è una tecnica di fermentazione scoperta da un panificatore polacco e adottata dalla Francia sin dal XIX secolo.
Con questa tecnica si ottiene un prodotto con una mollica setosa, morbida, spugnosa con una grande conservabilità, viene utilizzata quasi esclusivamente dai francesi per la produzione della baguette.

A differenza della biga, il poolish è un prefermento liquido ottenuto da farina ed acqua (in eguali quantità) e lievito compresso.
La quantità di lievito da aggiungere varia in base al tempo di fermentazione e alla temperatura dell'ambiente.
Più tempo abbiamo per farlo fermentare, minore è la quantità di lievito da utilizzare. Ecco una tabella per poter calcolare in grosso modo i tempi:

1/2     ore      di fermentazione si usa il 2,5% di lievito sul peso della farina
4/5     ore                            "                1,5 %                    "
6/7    ore                            "                1    %                     "
8/9    ore                            "                0,5 %                     "
10/12 ore                            "                0,3 %                    "
13/14 ore                            "                0,2 %                    "
15/16 ore                            "                0,1 %                    "

Preparare il poolishè semplicissimo: si scioglie il lievito di birra nell’acqua tiepida, si unisce il tutto alla farina, mescolando accuratamente fino ad ottenere ottenere una pastella densa. Ci vorranno pochi minuti. Si copre con pellicola alimentare, e si lascia fermentare ad una temperatura indicativa  20-22°C.
Il poolish è maturo quando il volume è raddoppiato, si notano numerose bollicine sulla superficie e quando il composto tende a cedere, cioè inizia a collassare, al centro.
Se si intende optare per un poolish che fermenti poche ore, si può anche usare una farina più debole.

QUANTO PREFERMENTO?

Per quanto riguarda la biga, indicativamente va impiegata farina per 1/3 della dose di farina prevista in totale (se voglio fare il pane con 1 kg di farina partirò a fare la biga con 330 grammi di farina).

Il poolish di lunga maturazione, va successivamente lavorato con il doppio di farina e per impasti con idratazione almeno del 60%.
Per poolish di media e breve maturazione, indicativamente si mantiene il rapporto di 1/3 di farina totale.
Però è bene valutare la quantità di acqua presente nella ricetta e valutare in base ad essa.
Se, per esempio, si userà il poolish per un impasto che preveda una quantità di acqua inferiore a quella prevista per il poolish, perché presenti altri elementi idratanti come latte, albumi o grassi, ovviamente si dovrà adeguare la quantità di farina in base al peso dell'acqua.




PERCHÉ LA BIGA O IL POOLISH? (pecché pecché?)

Vantaggi del metodo indiretto.
Il gusto ed il profumo del prodotto finito sono più intensi (grazie alla fermentazione lattica notevole durante la fermentazione dei preimpasti, che produce gli acidi organici responsabili della formazione di prodotti aromatizzanti che determinano appunto l'aroma ed il gusto del pane).
Il prodotto finito ha un'alveolatura più sviluppata grazie alla fermentazione lattica che rende la maglia glutinica più estensibile.
Il prodotto finito risulta più digeribile rispetto ad un pane prodotto con metodo diretto.
Il prodotto ha una durata di conservazione più lunga dovuta alla fermentazione lattica che, aumentando l'acidità dell'impasto, avrà una maggior resistenza contro i microrganismi patogeni responsabili della crescita delle muffe.
Si riducono i tempi di fermentazione dell'impasto finale che dimostra migliori caratteristiche strutturali e meccaniche.
-» Il poolish nell'impasto della pizza regala una scioglievolezza che non si ottiene con il solo impasto diretto.
Svantaggi del metodo indiretto.
Costi più alti di produzione in quanto le farine necessarie per i prefermenti sono più costose.
Maggiori difficoltà di preparazione dell'impasto perché qualora  di una biga o un poolish eccessivamente maturi, si corre il rischio di ottenere un prodotto di pessima qualità (un'acidità troppo alta del preimpasto provoca la rottura della maglia glutinica)
Difficoltà, per noi "casalinghe",  di avere "celle fermabiga" o spazi ed ambienti predisposti alla fermentazione dei preimpasti. 
Ma diremmo che sono svantaggi facilmente superabili a fronte di vantaggi notevoli!



Stabilito che l'utilizzo del prefermento migliora notevolmente i nostri lievitati, 
QUANDO usare uno e quando l'altro? Perché l'altro e perché l'uno?

Intanto, premessi tutti i vantaggi comuni su citati, la prima cosa che dobbiamo stabilire è quanto tempo abbiamo a disposizione da dedicare al prefermento e soprattutto come riusciamo a gestirlo?

Quindi, se abbiamo necessità di tempi lunghi per conciliare gli impegni extralievitati (che si suppone siano prevalenti!), ma non possiamo stabilire con certezza l'orario preciso in cui impasteremo,   meglio scegliere la biga  (detta anche notturna, proprio perché di solito si prepara la sera per impastare il giorno dopo). In questo caso, abbiamo un lasso di tempo più facilmente gestibile, senza tema che la nostra biga possa inacidire (abbiamo visto come sia possibile prolungare o accorciare i tempi secondo necessità, tramite riposo in frigo, temperature inferiori o uso del sale).

Se Abbiamo necessità di tempi lunghi e possiamo stabilire con  una certa sicurezza l'orario di impastamento, allora potremo scegliere il poolish a lunga maturazione (quindi utilizzando percentuali di lievito molto basse, come da tabella).

Se abbiamo necessità di impastare in tempi brevi, sceglieremo senza dubbio il poolish utilizzando maggior quantità di lievito di birra, come da tabella.

Se non vogliamo usare farine forti (e quindi particolarmente raffinate o rinforzate), è meglio evitare lunghe maturazioni, quindi preferire bighe o poolish più brevi. Si può "velocizzare" la biga a 8/12 ore aumentando la temperatura esterna o impastando qualche minuto in più il prefermento.


MEGLIO LA BIGA O IL POOLISH?

dipende! cosa vogliamo?

Se vogliamo alveoli grossi e irregolari, un prodotto "pieno" con una mollica morbida ed aromatica,  una pasta con un sapore più rotondo,  se vogliamo aiutare i nostri levitati a crescere verso l'alto (pane, panettoni, brioche e lievitati dolci in genere), se preferiamo una pizza tipo napoletana o una focaccia in teglia molto ariosa e soffice, allora scegliamo la BIGA.

Se preferiamo alveoli piccoli e regolari, un prodotto con una crosta più croccante, un sapore più pungente, un pane tipo ciabatta, una pizza scrocchiarella (tipo la romana), una focaccia in teglia croccante, allora scegliamo il POOLISH.

Riportiamo qualche piccola spiegazione, relativa alle "scelte" suddette,  data dall'esperienza di chi lavora per professione con i lievitati (a fondo post ci sono tutti i link di riferimento):
In una biga o in un poolish con lievito di birra la microflora non è così varia: il lievito prende il sopravvento su qualsiasi altro microrganismo e non possiamo parlare di attività di batteri lattici.
Nella biga le condizioni dell’impasto sono tali da mettere sotto stress il lievito inducendo la produzione di acidi organici tra cui prevale l’acido acetico: l’impasto si presenta con una maglia glutinica più rigida con maggiore spinta.
Nel caso del poolish invece l’eccesso di acqua accelera l’attività enzimatica rendendo l’impasto più estensibile (quindi poco consigliabile per il pane).
Il poolish restituisce un prodotto più croccante mentre la biga un prodotto leggermente più morbido; riguardo alle proprietà organolettiche, sembrerebbe che la biga produca un sapore più rotondo mentre il poolish un sapore più pungente; probabilmente  la causa di tutto ciò risiede nella maggior produzione di acido lattico da parte della biga e nella maggior produzione di acido acetico (e anche di alcol) da parte del poolish.


Ehilà, ci siete ancora??
Avete trattenuto il respiro??
Vi siete addormentati??
Sperando di aver risposto a tutti i nostri e i vostri pecché pecché, vi ringraziamo per l'attenzione se siete riusciti a leggere tutto, per la pazienza se siete riusciti a leggere almeno la metà, e per la benevolenza se dopo i primi righi siete scappati pensando che siamo irrecuperabilmente svalvolate!

Maria Teresa, Tamara, Silvia



fonti: 
"Il lievito naturale a pasta acida e le sue preparazioni panarie e dolciarie. Produzione panaria a lievitazioni indiretta con lievito compresso". Carlo Antonio Rossi, Ed. in proprio.
https://iaassassari.files.wordpress.com/2012/07/panificazione.pdf
http://fysis.it/528/panificazione/approfodimenti/lievito-le-tipologie-e-le-caratteristiche
http://www.molinogaiero.it/farina-domande-e-risposte/

Di pane in pane: 100% integrale

$
0
0

Più in questo periodo non trovo molto tempo per la panificazione, e più mi complico la vita con esperimenti, studi, ricerche e tutto ciò che può soddisfare la mia sete di sapere intorno alla cosa che più amo, il Pane!
Con il discorso delle farine poi, sto andando proprio alla deriva.
Non mi accontento più delle farine comuni, e soprattutto di quelle impoverite dalla macinazione industriale e dalla raffinazione.
Sono sempre alla ricerca di molini con macinazione a pietra, non tanto perché ora "è di moda", quanto perché la farina mantiene un aroma ed un gusto senza eguali che ritrovo esattamente nel pane.

E tutto ciò è come se qualcuno lo sapesse già!
Perché non è un caso che la Riccia più bella del web, quando ci siamo finalmente abbracciate, mi abbia portato in dono proprio due tipi di farina molto preziose: una tipo 1, e una integrale.
Ed è a quest'ultima che ho voluto dedicare tutta la mia attenzione, dal momento che un pane 100% integrale ancora non era uscito dal mio forno!
Ed è alla bella Giò che lo voglio regalare, in tutta la sua bontà e in tutto il suo essere prezioso! Proprio come lei che, ad ogni suo passaggio, colora le pagine di questo condominio! :-)))))))))

Vi racconto allora di questo pane; uno dei più buoni, di quelli fatti da me, mai mangiati!
Leggero come una nuvola ma carico di un sapore che farò fatica a dimenticare!!!

INGREDIENTI

Per il prefermento con pasta madre o lievito liquido
25   g di pm o licoli
100   g di acqua
130 g di farina integrale
oppure
Per la biga con lievito di birra 
140 g di farina integrale
115 g di acqua fredda
1     g di ldb

Per l'impasto
520 g di farina integrale *
255 g di prefermento
320 g di acqua
18 g di sale
25 g di succo di limone


LAVORAZIONE

La sera precedente l'impasto, preparare il prefermento o la biga (a seconda del lievito che vorrete utilizzare) e lasciarlo riposare in una ciotola per tutta la notte a temperatura ambiente.
Al mattino sarà triplicato e presenterà un lieve affossamento al centro (per approfondimenti su biga e poolish potete leggere questo post).
Nella stessa ciotola (che useremo poi per l'impasto) versare 230 g di acqua e sciogliere con una frusta il prefermento; aggiungere  tutta la farina ed impastare grossolanamente fino a che tutta l'acqua sia stata assorbita e lasciare riposare per circa un'ora (autolisi).
Trascorso questo tempo, mescolare 45 g di acqua insieme ai 25 g di limone ed aggiungerli al composto per poi impastare.
In questa fase la farina tenderà a sgretolarsi un pochino in quanto, come vedremo in seguito nell'approfondimento, il glutine farà fatica a sviluppare; quindi il consiglio è quello di continuare ad impastare nella ciotola attraverso delle semplici pieghe (un video esemplificativo qui).
Non appena  acqua e limone sono stati assorbiti, lasciare riposare l'impasto per una mezz'ora avendo cura di coprirlo con un telo.
Passata quest'altra mezz'ora, unire il sale agli altri 45 g di acqua facendolo sciogliere bene ed incorporare all'impasto, sempre tramite la tecnica delle pieghe.
Ora avvolgere la massa a palla e lasciarla raddoppiare (anche all'interno della ciotola stessa).
Non appena è avvenuto il raddoppio procedere alla formatura, capovolgendo l'impasto su un piano di lavoro leggermente infarinato e, attraverso le pieghe a tre (o a portafoglio) formare una pagnotta da mettere in un cestino (foderato con un telo bagnato e strizzato) per la lievitazione finale (circa tre ore a 23 gradi). Per la formatura vedere qui.
Quando l'impasto sarà nuovamente raddoppiato, accendere il forno a 230°C facendo scaldare anche la teglia del forno lasciata nella posizione più  bassa.
Raggiunta la temperatura, capovolgere delicatamente la pagnottina su un tagliere o una paletta da forno precedentemente infarinati e farla scivolare sulla teglia arroventata.
Vaporizzare con uno spruzzino i primi 15 minuti di cottura, poi abbassare la temperatura a 210 gradi e lasciar cuocere per 30 minuti; portare la temperatura a 200 e, con lo sportello in fessura, lasciar cuocere gli ultimi 15-20 minuti. In questo modo verrà favorita l'uscita dell'umidità ottendendo un pane leggero ed una crosta "scrocchiarella".

Eccolo qua!
Spero di farvi venire la voglia di provarlo almeno una volta!


 




APPROFONDIMENTI. LA FARINA INTEGRALE.

La farina integrale è quella ottenuta dalla macinazione dell'intero chicco di grano e con un grado di abburattamento pari al 100% (non passa cioè in nessun setaccio e di conseguenza non subisce alcuna raffinazione).
Nonostante nella farina integrale la percentuale di proteine sia molto elevata in realtà è più difficile panificare con queste farine.
Ma cerchiamo di capirne il perché.
In realtà le proteine che ci servono per aiutare la lievitazione sono solo alcune ed in particolare la glutenina (per la forza dell’impasto) e la gliadina (per l’estensibilità).

Nelle farine integrali troviamo invece anche molte altre proteine provenienti dalla crusca, e da qui la spiegazione per cui, pur trovando spesso una percentuale di proteine più elevata rispetto alle altre farine, quelle integrali sono più difficili da fare lievitare.
Lo stesso discorso si applica alle altre farine poco panificabili (pensiamo alle farine di legumi, ad esempio) le proteine ci sono, ma sono quelle sbagliate, ovvero sono quelle che non aiutano la panificazione, mentre al contempo sono preziose per la nostra corretta alimentazione.
Ma ci sono degli accorgimenti da mettere in pratica per ottenere meravigliosi pani anche con queste farine. Vediamo quali. 

1. Autolisi
Si tratta di un procedimento molto semplice in grado di migliorare l’estensibilità e di diminuire i tempi di impasto. Si attua così: si mescola grossolanamente tutta la farina richiesta dall'impasto e circa il 55% di acqua e si lascia a temperatura ambiente per 30-60 minuti (questo tempo può arrivare anche a 12 ore, ma alla massa autolitica va aggiunto lo 0,5-1% di sale e va poi conservata in frigo per evitare un'eccessiva acidificazione della stessa). Trascorso questo tempo si aggiungono gli altri ingredienti e si procede con la ricetta.

2. Acqua molto fredda tenendo però in considerazione che la lievitazione necessiterà di un tempo maggiore per attuarsi per via della temperatura più bassa.

3. Succo di limone
La vitamina C (acido ascorbico), rafforza i legami della maglia glutinica aumentando la forza della farina. Nel succo di limone la troviamo (seppure in percentuale bassa) e  la possiamo utilizzare nella misura di circa 60 g di succo per ogni kg di farina (una maggior quantità causerebbe l'effetto opposto) Il succo deve essere fresco, appena spremuto e diluito nell'acqua della ricetta.




MACINAZIONE A PIETRA, PERCHÉ.

La tecnica di macinazione a pietra è il metodo più antico e ancora insuperato nella produzione di farine di alta qualità.
Il mulino a pietra odierno si presenta come un cilindro, rivestito esternamente in legno, ma in acciaio nella parte interna, che avvolge le due ruote in pietra: il grano entra da un’apertura nella parte superiore attraverso una sorta di grosso imbuto (tramoggia) posta sopra il cilindro che funge anche da contenitore per chicchi. Le macine sono due ruote in pietra speciale sovrapposte che triturano il grano e lo sfarinato passa in un setaccio detto buratto che separa la crusca dal cruschello.
Perché preferire farine macinate a pietra? La scarsa velocità della ruota mobile mantiene bassa la temperatura durante la molitura e fa si che la farina non corra alcun rischio di “cottura”, preservandone al meglio le qualità organolettiche.
Il germe e gli oli essenziali del chicco di grano s’impastano con la parte amidacea dando alla farina una colorazione sul bianco avorio con punteggiature beige scuro: si garantiscono profumi più complessi, maggior gusto e conservazione di molte proprietà benefiche presenti nel grano.
In seguito vi è la raffinazione (abburattamento): la farina esce dalle macine ed entra in un cilindro di stoffa dove per sbattimento viene fatta la separazione della crusca e del cruschello.
Nel mulino a cilindri tradizionale, invece, il chicco viene sfogliato a partire dagli strati più esterni fino a quelli interni, arrivando ad una depurazione molto profonda che impoverisce la farina, peraltro già scioccata dal surriscaldamento dell’alta velocità di macinazione.
Quindi, il mulino a pietra, per quanto possa macinare il grano, più o meno finemente, non produrrà mai una farina raffinatissima tipo 00 ma sempre una tipo 0, 1 e 2: una farina cioè non bianchissima e perciò non impoverita di sostanze importanti come proteine,vitamine (B1,B2,PP, B6) magnesio, calcio, e altri sali minerali.











Questo pane speciale, lo porto subito nella cesta di Panissimo#40, la raccolta di lievitati dolci e salati ideata da Sandra di Sono io, Sandra, e Barbara, di Bread & Companatico,
  ospitata questo mese nel blog Cakes and Co. della carinissima Elisabetta!





La settimana è in discesa e ci avviciniamo al we, che bello! 
Vi lascio con un sorriso e il mio saluto.

Siate lieti, sempre!
Maria Teresa


Fuerteventura: di gofio, di mare e di cuori lontani.

$
0
0

Quante volte in questi mesi ho immaginato di scrivere questo post. Ho sempre rimandato e ora che mi trovo davanti alla bozza non so cosa scrivere. Forse perché non sono il tipo che esprime pubblicamente i propri sentimenti.  Vabbè. Quindi  vi lascio con un paio di ricette fatte con una farina tipica del luogo (comprata quando sono andata a far visita a mia figlia) e qualche scatto che ho fatto la mattina presto quando albeggiava, e durante il mio girovagare per l'isola.  Chissà perché a casa non mi sarebbe mai venuto in mente di alzarmi presto per scattare foto, ma qui tutto era magico. Purtroppo non avevo cavalletto perciò di bello c'è che le ho scattate con sentimento e senza troppo pensare. Insomma anche se tecnicamente lasciano a desiderare a me piacciono un sacco. E poi i luoghi meritano di sicuro anche se purtroppo noi per approfittare delle brevi pause lavorative di nostra figlia, non ci allontanavamo troppo dalla zona. Ci rifaremo la prossima volta!

Appena atterrati all'aeroporto, era buio, ho visto strade senza illuminazione, scarsa vegetazione... ho pensato: "Oddio... qui è il nulla!"


l'alba



Il giorno successivo al nostro arrivo con mia figlia abbiamo iniziato a visitare l'isola. Nei giorni a seguire siccome lei doveva lavorare, mio marito ed io abbiamo girato da soli ed abbiamo scoperto dei luoghi incantevoli. Vegetazione che mi ha affascinato, la stessa che all'inizio avevo guardato inorridita, e tutto perché non rispecchiava la classica distesa di prati verdi.


Non poteva mancare la foto del mulino!



POLVORONES (biscotti di frolla) per circa 25 biscotti

100 g di gofio*
50 g di mandorle in polvere
40 g  di zucchero a velo
50 g  di strutto
1 pizzico di sale
1/2 cucchiaino  di cannella in polvere
acqua q.b.
zucchero a velo per spolverare

PROCEDIMENTO

Impastare tutti gli ingredienti, se l'impasto faticasse ad amalgamarsi aiutarsi con un paio di cucchiai di acqua. Compattare, avvolgere il panetto nella pellicola e lasciar riposare in frigo almeno un'ora.

Trascorso il tempo, stendere il panetto a 1/2 cm di spessore e coppare della forma voluta. Cuocere a 180° per 12/15 minuti.
Lasciar raffreddare in teglia. Prelevare da freddi e spolverare con zucchero a velo.

*Il gofioè una farina tipicamente canaria a base di cereali quali il miglio, il mais, il grano; i semi prima di essere macinati a pietra vengono tostati, da qui il sapore leggermente tostato e vagamente di nocciola. Si usa prevalentemente cruda come addensante; nel latte per la colazione; per fare una sorta di panetto compattato (la pella) che va mangiato poi a fette come fosse un pane; si usa anche per fare la mousse. Io ho provato svariate ricette ma  nei biscotti è dove mi è piaciuto di più.


CREPES 5 da 18 Ø

  90 g latte
  20 g farina 0
  20 g  gofio
    1 uovo
    1 cucchiaio di olio di semi
    1 pizzico di sale

RIPIENO

5 banane
zucchero semolato
Rum q.b.

PROCEDIMENTO

Miscelare tutti gli ingredienti senza grumi e mettere a riposare  coperto almeno un'oretta in frigo.

Riprendere la miscela, scaldare un padellino appena unto con una noce di burro e versare un mestolo di impasto, far roteare per distribuire il composto, quando fa qualche bollicina girare e far cuocere il lato opposto. Se possedete la crepiera meglio ancora!

In un altro padellino mettere una cucchiaiata di zucchero semolato, un bicchierino di rum , le banane sbucciate e tagliate a metà e cuocere 2/3 minuti sul fuoco. 

In ogni crepe mettere le due metà della banana, chiudere e servire calde. Se volete potete colare sopra del cioccolato, io ho messo delle amarene. Ottime anche con crema di nocciole. 


╰☆╮╰☆╮╰☆╮╰☆╮╰☆╮

Questo post lo dedico a mia figlia, trasferitasi un anno fa alle Canarie. Lei qui si trova bene, voleva una vita diversa, meno frenetica e a Fuerteventura ha trovato la sua dimensione ed io ne sono felice. Certo mi manca, ma è la sua vita ed è giusto che la conduca come desidera.




















Se vi va di leggere qualcosa su questa isola vi lascio un paio di link:

http://tenerife.altervista.org/canarie.htm

https://it.wikipedia.org/wiki/Fuerteventura#/media/File:Atlantic_Ocean_satellite_image_location_map.jpg

Crostata di cioccolato alla crema di mandarini e frutta: voglio essere un giardino!

$
0
0


È primavera. Vedo giardini fioriti ovunque, nel mio giardino vedo fiori di ciliegio, di limone, di rosa, rosmarino e salvia, nello spiazzo davanti a casa vedo distese di crisantemi selvatici gialli,  lungo la strada tappeti di papaveri rossi, e a tavola, sapientemente seminati sulla tovaglia,  pure vedo giardini! Nel pangrattato vedevo un giardino, nei puddhricasci e nelle stelle panine ho infilato i fiori del giardino... voglio essere un giardino, diciamolo (forse mi devo anche preoccupare)!
Temo che dopo anni e anni di fiera masculaggine da scaricatrice di porto, mi stia femminilizzando oltremodo, tanto che un giardino fiorito da gustare vi propongo anche oggi, che bello è bello, romantico è romantico ma buono è anche più buono!
Una crostata al cioccolato alla crema di mandarino e frutta.
Però non è farina del mio sacco, anzi, non è terra del mio giardino, ci sono diversi accrediti da fare: prima di tutto la frolla, fantastica, è di Nanni, che se l'è inventata per farci dei biscotti.
Poi la crema al mandarino, davvero insolita, profumata e delicata, è di Mariafatima che l'ha usata per farcirci dei tortelli dolci.
Ultimo, ma non ultimo, l'idea di mettere insieme le due cose e aggiungerci la frutta fresca è di Piero, che ci ha fatto una crostata fresca e golosa!
Ultima, ma ultima, la sottoscritta me medesima io ci ho disegnato un bel giardino 




(nota: ho raddoppiato le dosi della cremarispetto a quelle di Piero, aggiunto un pizzico di lievito alla frolla e usato uno stampo rettangolare che si presta meglio all'idea del giardino, avete mai visto un giardino tondo voi? )


RICETTA


Ingredienti (per uno stampo rettangolare cm 30x20 o uno tondo da cm 28 Ø)


Per la frolla
225 g di farina (meglio se 0)
  75 g di fecola (o altro amido) 
150 g di panna fresca
100 g di zucchero a velo 
300 g di cioccolato fondente
100 g di burro
  1/2 cucchiaino di lievito per dolci



Per la crema al mandarino

500 g acqua
200 g zucchero
  60 g amido di maizena
    6 mandarini*
    2 tuorli

Per la finitura
Q.b. di frutta varia secondo preferenza. Io ho usato fragole, kiwi e banane.
q.b. di gelatina tipo tortagel oppure gelatina neutra sciolta con un po' di marmellata di albicocche o mandarino.

* La prima volta che ho fatto questa crostata non avevo mandarini, così li ho sostituiti con 100 g di marmellata di mandarini fatta in casa diluita in 100 g di acqua.
Un'altra volta, che avevo finito pure la marmellata di mandarini, ho usato succo e zeste di 3 arance tarocco, crema meravigliosa anche questa e che col cioccolato è la morte sua.
Oppure ancora, immagino che anche i mandarini canditi frullati insieme al loro sciroppo possano fare la loro porca figura in questa crema!



 Procedimento:

Preparare la frolla:

Setacciare assieme la fecola con la farina e il lievito,  tenere da parte.
Scaldare la panna in un pentolino, scioglierci il burro ed infine il cioccolato opportunamente tritato (oppure sciolto a sua volta a bagnomaria o al microonde funzione scongelamento) fino ad ottenere un composto liscio ed omogeneo ma non troppo caldo.
Aggiungere le polveri alla crema al cioccolato ed impastare, infine incorporare anche lo zucchero a velo fino ad ottenere una pasta omogenea e non molto soda, ci sarebbe un termine di paragone azzecatissimo ma credo sia meglio guardare la terza foto del collage sopra.
Appiattire l'impasto su pellicola alimentare, per comodità è meglio predisporre nella forma desiderata così da rendere più semplice poi stenderla. Coprire con pellicola e far rassodare in frigorifero qualche ora.
Stendere la frolla tra due fogli di carta forno, sistemarla con delicatezza nello stampo conservando la carta sotto, (io ho lasciato i bordi frastagliati e imperfetti, nella mia idea di giardino la frolla rappresenta la terra, voi avete mai visto la terra rifilata? ma voi fate come vi pare, soprattutto se non volete fare un giardino) bucherellare l'impasto con una forchetta, coprire di nuovo col foglio di carta, coprire con pesetti adatti (più adatti dei fagioli rossi?:).
Infornare in forno preriscaldato a 180 gradi statico o 160 ventilato. Cuocere circa mezzora, ma, come sempre, dipende dal forno. Bisogna comunque fare attenzione, perché essendo l'impasto molto scuro non è facile capire se s'è cotto o... bruciato! il colore è uguale. 
Mentre la base cuoce (o si brucia)
preparare la crema:
Grattugiare la buccia dei mandarini e spremere il succo o il contrario, prima spremere e poi grattugiare (cambiando l'ordine delle spremiture il succo non cambia).
Sbattere i tuorli con metà zucchero. 
Sciogliere la maizena in una tazza d'acqua (prelevata da quella prevista), aggiungerla al resto dell'acqua, unire lo zucchero, i tuorli frullati, il succo e le zeste dei mandarini e porre sul fuoco.
Portare a ebollizione, abbassare la fiamma al minimo e, continuando a mescolare, cuocere circa dieci minuti. Quando la crema comincia ad addensarsi, spegnere il fuoco e trasferire la crema in una ciotola. Coprire con pellicola o carta forno a contatto, e lasciar intiepidire.

Comporre il giardino la crostata:
Quando la frolla è fredda, estrarla molto delicatamente dallo stampo (io ho lasciato la carta forno sotto, fa molto giardino zen), versarci la crema tiepida e far raffreddare, così che rassodi.
Tagliare la frutta a piacimento, disporla sulla crema a piacimento e spennellare con la gelatina, vi piaccia o no è necessario perché la frutta non annerisca. 

Conservare in frigo e consumare entro un giorno.
ܓIl gusto delicato del mandarino, insieme a quello deciso del cioccolato e alla freschezza della frutta, offre un gusto davvero insolito e divertente! Se poi ci si diverte anche a comporre un giardino... :) ܓ
 
Tamara









POETICAmente


Voglio essere un giardino e che alla mia fontana

colgano i tanti sogni nuovi fiori,

gli uni in disparte e pensierosi,

gli altri riuniti in muti conversari.


E quando vanno, voglio su di loro

far stormire parole come alberi,

e se riposano, agli immemori sonni

col mio silenzio origliare.

.

 Rainer Maria Rilke 



Quando è vizio, è vizio! Biscotti. Ancora.

$
0
0


In un sabato pomeriggio, affranta dall'aver trovato indesiderate creaturine dentro un pacco di farina che mi aveva regalato la mia socia Silvia, e proprio mentre mi accingevo a preparare i suoi biscotti, ho dovuto compensare l'immenso dispiacere di dover gettare nel secchio della spazzatura un pacco di farina.
Come?
Impastando altri biscotti! :-DDDDD
Era da un po' di tempo che volevo provare questa frolla (che a me le frolle con l'uovo intero mi piacciono così tanto, perché non sto lì a riposar barattolini di albumi che poi non sempre riesco a riciclare).
Presto fatto!
In un lampo ho fatto l'adunata degli ingredienti sul tavolo della cucina; subito dopo ho messo il burro nel micro per portarlo a temperatura ambiente, farina e zucchero erano sulla bilancia, il piano di marmo luccicante e pronto per impastare e, per finire,  250 formine tagliapasta tutte sparpagliate che sembravano urlare: "prendi me, prendi me, prendi me! No, zitta tu! Oggi tocca a me! No a me!"
Mentre cercavo di dissipare i dissapori, di separare quelle che si erano accapigliate e di ordinarle per forma e dimensione, una delle più piccole, se pur quasi invisibile, attira la mia attenzione. :-DDDDD
Ma distolgo subito lo sguardo per andare a prendere le uova in frigorifero e, in quei due passi, la folgorazione! Quasi come San Paolo sulla via di Damasco (non volermene San Paolo se ti ho disturbato eh?).
Nella mia testa i biscotti avevano già preso forma e colore!


La ricetta della frolla, la riporto pari pari dal blog di Adriano che ringrazio.

Ingredienti:

400 g di farina 0
100 g di fecola di patate
250 g di burro appena morbido
150 g di zucchero a velo
100 g di uova intere
10 g di succo di limone
3 g di lievito
3 g di sale
1 cucchiaino di estratto di vaniglia
zeste grattugiate di un limone
farina di riso per lo spolvero
colorante rosso in gel


Riassumo brevemente alcuni passaggi fondamentali di uno dei diversi metodi d'impasto per una frolla:
sabbiatura della farina con il burro, per far sì che venga "impermeabilizzata"; questa operazione ci aiuta a far sì che non si sviluppi il glutine, nemico assoluto di una frolla leggera, porosa e friabile.
mescolamento degli altri ingredienti in polvere (zucchero, semi di vaniglia, zeste di limone qualora previste)
inserimento degli ingredienti liquidi (solitamente uova ed eventuali aromi in forma liquidi )
Così facendo i tempi di impasto sono ridotti al minimo, e con essi la possibilità di formazione del glutine. ;-)

Setacciare farina, fecola e lievito su un piano di lavoro (il marmo sarebbe ideale) e mescolare
grossolanamente con le mani per omogeneizzare gli ingredienti; tagliare il burro a pezzetti e, con un tarocco lavorare (come per un battuto) fino ad ottenere un composto sbriciolato finissimo.
Unire lo zucchero a velo, le zeste di limone e mescolare per poi formare una fontana.
Versare al centro l'uovo sbattuto con il sale, il succo di limone e mescolare inizialmente con una forchetta, poi procedere con il tarocco fino a che la farina venga completamente assorbita e con le mani si riesca a formare un panetto.
Infilare l'impasto ottenuto in un sacchetto tipo quelli da freezer e riporre in frigo per 4-5 ore (24 sarebbero ideali).
Trascorso il riposo tirare fuori il panetto di frolla dal frigo e lasciarla acclimatare per un quarto d'ora (in estate non c'è bisogno); staccare una piccola porzione di impasto ed aggiungere qualche goccia di colorante fino ad ottenere l'intensità di colore desiderata.
Stendere l'impasto bianco e quello colorato ad uno spessore di 5-6 mm e procedere con la formatura dei biscotti nella forma che preferite.
Accendere il forno a 180° e cuocere per circa 12-15 minuti o fino a quando i bordi non inizieranno a colorire.


Quelli che sfornerete saranno dei biscottini deliziosi.
Ideali da sgranocchiare a tutte le ore, oppure pronti per essere regalati alle nostre mamme visto che tra pochi giorni sarà la loro festa!
Questa frolla è veramente spettacolare: delicatissima nel sapore, burrosa senza essere stucchevole, profumata al punto giusto e dalla consistenza friabile che si scioglie in bocca!
Ah! Se ve ne avanza un po' (che con questa dose ci viene una montagna di biscotti) , conservatela pure in congelatore e spostatela in frigorifero 24 ore prima del suo nuovo utilizzo!
Si mantiene benissimo, sia nel sapore che nella lavorabilità, ed oltre tutto è una gran comodità tenerne una scorta bella e pronta in freezer! ;-)

A presto! :-)))))))))
Maria Teresa

Siate lieti, sempre! 








Pizza scrocchia, la tonda romana!

$
0
0

Oggi niente chiacchiere, faccio parlare le foto per farvi venire un po' di acquolina in bocca anche se è ora di colazione 😊! Vi lascio la ricetta, vi conquisterà come ha conquistato me!

Malgrado il mio forno ultimamente stia facendo i capricci e la cottura di questa pizza non sia il top è stata un successo ed ha convinto anche me che sono più per la pizza alta e soffice. È anche veloce poiché si fa in giornata (circa 6 ore) oppure si può arrivare a 24 ore usando una farina con un indice di forza  intorno a W 300 e  riposo in frigo.
Ricetta tratta dalla Confraternita della pizza. 


PIZZA TONDA ROMANA

Ingredienti (per 6 pizze tonde Ø 38)
600 g farina per pizza W 240/260
330 g acqua
  7  g olio evo
  12 g sale
    6 g lievito di birra se si opta per impasto in giornata
    *4 g lievito di birra fresco se si preferisce una lunga maturazione di 24 ore, di cui 20 in frigo.  a 8°

Procedimento
⌛ Nella ciotola della planetaria versare tutta l'acqua e sciogliere il lievito; aggiungere mano mano la farina a velocità minima, aspettando sempre che la precedente sia ben assorbita prima di aggiungerne altra. Quando ancora l'impasto ha l'aspetto di una crema aggiungere sale e olio e far assorbire continuando ad impastare. Aggiungere il resto della farina.
⌛Continuare a lavorare l'impasto, renderlo liscio e omogeneo, senza esagerare con la lavorazione. Arrotondare* e far puntare la massa a temperatura ambiente coperta con pellicola per circa 3 ore.
⌛Trascorso il tempo riprendere l'impasto e formare dei panetti da 180 g arrotondandoli sotto il palmo della mano. 
⌛Coprire con un telo di cotone e sopra ancora del cellophane per non far seccare i panetti e porre a lievitare per circa 3 ore a temperatura ambiente.

*Se si è scelta la maturazione a 24 ore dopo aver arrotondato la massa mettere in ciotola coperta in frigo a 8° per 20 ore. Trascorso il tempo far acclimatare una mezz'oretta e fare le pezzature del peso desiderato, arrotondare i panetti e lasciarli lievitare a temperatura ambiente per 4 ore circa. 


⌛Accendere il forno alla massima potenza 250/270° e portare a temperatura inserendo anche una teglia in ferro rovesciata in modo da essere calda al massimo.
⌛Al raddoppio, dopo circa tre ore, stendere i panetti uno alla volta,  prima allargandoli un po' con le mani poi stendere fino ad un diametro di 38 cm circa  con il mattarello. In questo caso è d'obbligo quindi non inorridite ché qui le bolle non devono esserci. 

Trasferire il disco steso su una pala infarinata, condire velocemente, allargare ancora leggermente il disco mettendo le dita sotto ai bordi e infornare. Tre minuti circa di cottura la pizza è pronta. Mentre la prima pizza è in cottura portarsi avanti con la stesura del panetto successivo.
Per sopperire alla cottura di una pizza alla volta,  taglio a spicchi la prima che sforno e ce la dividiamo altrimenti uno mangia e gli altri guardano. 😊😊😊

Suggerimenti per il condimento
Profumatissima ai 4 formaggi (fontina, gorgonzola, mozzarella e scamorza).
Classica margherita con pomodoro, mozzarella e basilico.
Boscaiola con mozzarella e funghi champignon. 

E voi come la condireste? 😊
Proverete anche voi questa pizza sottile e croccante? 




Silvia


Con questa pizza, che non è un pane ma è aromatica da svenimento, partecipo alla raccolta  #41 di Panissimo  ideata da Sandra e Barbara questo mese ospitata dalla nostra panissimatrice preferita Consuelo

Tartufini di tiramisù, piccole golosità una tira l'altra e poi l'altra e poi l'altra (periodico)

$
0
0

Oggi sarò breve! È un evento, lo so, eppure è vero. Breve e succinta come rapida e veloce è l'esecuzione (nella accezione di realizzazione eh) di questi piccoli gioiellini di mascarpone, che in una lezione di economia brillerebbero per la qualità di massima resa e piccola spesa. E poi, se vogliamo, è un piccolo ritorno alle origini (raccontate in questoDIVAGAmente), quando fare dolci mi terrorizzava, al punto da ricorrere a biechi trucchi (leggi: preparati per torte Cameo) per camuffare la mia insufficienza culinardolciaria. Ecco, questa è una ricetta che all'epoca mi sarebbe stata utilissima, perché facilissima e per giunta senza biechi trucchi!
Il risultato è davvero sorprendente, visto il minimo investimento sia economico (bastano pochissimi ingredienti) che fisico, basta pochissimo olio di gomito!
E poi sono così veloci da fare questi piccoli bonbon di tiramisù, che sono un ottimo salvadolce, in caso di voglia improvvisa o, peggio, di ospiti inattesi, con l'aiuto del freezer basta un'oretta e son pronti!

Ringrazio Aria, per avermi illuminata con i suoi Tartufini bonbon tiramisù, grazie infinite per avermi fatto scoprire questi piccoli gioiellini!





clicca sull'immagine per ingrandire

RICETTA

Ingredienti per circa 25 tartufini

250 g di mascarpone
100 g di zucchero a velo
  10-12 savoiardi (magari fatti in casa, QUI la ricetta)
    2 cucchiaini di caffè solubile
q.b. di cacao amaro


Procedimento

Lavorare con le fruste il mascarpone con lo zucchero a velo, unire il caffè solubile sciolto in un cucchiaino di latte o acqua calda e mescolare fino ad ottenere una crema omogenea.
Sminuzzare i biscotti come si preferisce. Per un briciolame sottile usare il cutter, se si preferisce ottenere bricioline più grossolane usare la classica bottiglia di vetro o il mattarello (e l'olio di gomito su citato).
Provare con dieci savoiardi, se il composto risultasse troppo morbido aggiungerne ancora un paio.
Aggiungere i biscotti alla crema di formaggio,  mettere in frigo qualche ora per fare rassodare al meglio. Se non si ha tempo, porre in freezer mezz'ora.
Formare le palline e metterle in frigorifero a solidificare ancora. La solita mezz'ora se si opta per il freezer.
Poco prima di servire, rotolarle nel cacao amaro e NON ASSAGGIARE! Si rischia di portare in tavola solo qualche granello di cacao!

Se non si dispone di caffè solubile si può usare il caffè espresso, ma poi sarà necessario aggiungere altri biscotti, altrimenti il composto risulterà troppo morbido. All'uopo, se si fa il caffè con la moka, abbondare con la polvere e deficere con l'acqua, così verrà bello ristretto!

FINE! visto che brevezza? :)

 


CONFESSIONALmente

Confesso l'inconfessabile: siccome ai miei figli il cioccolato troppo amaro non piace, ho tuffato i tartufini tiramisù in cacao amaro mescolato a... cacao zuccherato. Ecco, l'ho detto!
Accetto insulti e recriminazioni, porgo le guance, i palmi delle mani e anche le piante dei piedi (per chi volesse punirmi con solletico :)!

Confesso anche che, nonostante sia a dieta, non ho mangiato i bonbon ma ho abbondantemente e ripetutamente assaggiato durante la realizzazione, tutte le volte che li ho fatti (anche a dosi doppie e triple). Questa è la ragione per cui non ho indicato quanti tartufini vengon fuori con le dosi indicate. Sicuramente più di quanti ne uscirebbero se non assaggiassi continuamente!
edit del 19.5.2016: la mia socia Silvia li ha rifatti, non li ha assaggiati durante la lavorazione, ed è riuscita quindi a contarli: 25 grandi come una noce. Grazie tesoro!

Confesso che quando sono molto molto molto arrabbiata (3 molti, perché con 2 urlo, con 1 molto invece "sguardo" torvamente) lancio. Sì, lancio oggetti, di solito è il telecomando, difatti a casa mia nonostante il numero notevole di tv, sterei, digitaliterrestri, lettoridvd, ecc. non c'è più un solo telecomando originale... son tutti universali o craccati. Una volta ho lanciato il bambolotto di mia figlia e... ma questa è un'altra storia, rischio di uscire fuori tema. Ah sono già fuori tema?
Allora fine delle confessioni!

Tamara












VERAmente (mai letto nulla di più VERAmente)




Sul muretto affianco a casa mia. 





Cracker con riso soffiato, semi vari ed erbe di provenza

$
0
0

Ed eccoci con un'altra settimana già iniziata che ci porta pian piano verso l'inizio dell'estate!
Voi siete felici di questo?
Io non troppo a dire il vero! Ma non perché non ami l'estate eh? (d'altra parte ci son pure nata in questa stagione), quanto perché, invece, questo è il periodo dell'anno in cui per lavoro la mia testa non può permettersi alcuna distrazione. :-/
E non vi nascondo il rammarico di non poter correre al mare e tuffarmi in acqua (sia chiaro che io al mare ci vado solo per quello!). Ecco allora che inizio a dirmi "ma no... fa troppo caldo... devo prendere la macchina... il parcheggio... poi chissà quanta gente ci sarà... in fondo è meglio stare qui con il condizionatore acceso..." e tutta un'altra serie di bestialità solo per convincermi che alla fine meglio stare al lavoro! (Ma quando mai!!!!!!!!).
Però meno male che amo allo stesso modo le altre stagioni dell'anno!
Ognuna col suo fascino, con i suoi colori, con la sua temperatura (amo tantissimo anche il freddo gelido, le piogge d'autunno ed il venticello della primavera)  ognuna con la stagionalità dei prodotti e delle cose da mangiare!
Poi è pur vero che ci sono cose che invece la stagione proprio non ce l'hanno perché le possiamo preparare sempre, e perché son buone sempre, proprio come questi cracker al riso soffiato scovati in un bellissimo blog che amo seguire!
Leggerissime sfoglie dalla croccantezza che conquista al primo morso e che qualcuno deve toglierti dalle mani perché il rischio di mangiarle tutte d'un botto è dietro l'angolo!
Inutile dire che ricordano molto quelli di una nota marca, ma  questi son cento volte più buoni!
Visto che giro pindarico con la storia delle stagioni che vi ho fatto fare per arrivare a questi cracker? Dai, bando alle ciance! Andiamo a vedere come si fanno! ;-)



Da una libera interpretazione della ricetta proposta da Gaia, che ringrazio infinitamente per aver condiviso, ecco i miei cracker al riso soffiato.
Ho modificato il mix delle farine, aggiunto il profumo delle erbe di provenza, ridotto la quantità di olio e lasciato che i chicchi di riso soffiato rimanessero sulla superficie del cracker anziché all'interno dell'impasto.
Ah, scusate. Avevo detto bando alle ciance.

INGREDIENTI

100 g di lievito madre (van bene anche gli esuberi)
100 g di acqua
170 g di farina tipo 0
  20 g di farina di integrale
  10 g di farina di riso
  30 g di olio extravergine d'oliva
  20 g di semi misti (chia, sesamo, papavero, lino) 
    5 g di riso soffiato
    8 g di sale
una manciata di erbe di provenza essiccate
altra farina di riso per lo spolvero
Con lievito di birra:
sostituire la pasta madre con 70 g di farina, 30 g di acqua e 2 g di lievito di birra fresco.

PROCEDIMENTO:

Per prima cosa tostare i semi in una padella antiaderente fino a quando non si sentono i primi scoppiettii; versarli in una ciotola insieme alle farine, alle erbe aromatiche e al sale  e mescolare con le mani o con una frustina per omogeneizzare il tutto.
Tostare anche il riso soffiato e mettere da parte.
Versare l'acqua in una ciotola, e sciogliere il lievito madre (o il lievito di birra)
Formare una fontana con le farine ed al centro versare la pasta madre disciolta nell'acqua e l'olio. Mescolare grossolanamente prima con una forchetta, poi trasferire il composto su un piano di lavoro ed impastare fino ad ottenere una massa liscia e perfettamente amalgamata. Formare una palla ed avvolgere in un telo, lasciando riposare per un paio d'ore. Questa lievitazione è fondamentale per ottenere la friabilità dei nostri cracker.
Trascorso questo tempo, accendere il forno a 180° modalità statico ed armatevi di uno dei seguenti attrezzi: la nonna papera o il mattarello, a seconda di come vi resta più comodo.
Prendere il panetto di impasto ormai lievitato e spolverizzarlo con della farina di riso (questo permetterà che la pasta non si attacchi né ai rulli della nonna papera, né al mattarello). ;-)
Tirare l'impasto fino ad ottenere una sfoglia di circa 2-3 mm. A questo punto lasciar cadere i chicchi di riso soffiato in modo sparso e premere con la mano fino a farli affondare un pochino nella pasta; ora, con un tarocco o una rotella taglia pizza, ricavare i cracker nella forma che più vi piace.
Punzecchiare con una forchetta per evitare che durante la cottura si gonfino ed infornare per circa 15 minuti, ovvero fin quando non appariranno belli dorati.
Sfornare e, dopo averli fatti raffreddare, cronch, cronch, cronch, cronch... ehm, volevo dire gustarli in tutta la loro croccantissima bontà!
Questi cracker sono eccellenti sostituti del pane per un pranzo leggero (a meno che non ve li pappiate tutti), oppure un ottimo spezza fame da portare in ufficio, oppure ancora una sfiziosità da sfruttare per un aperitivo, magari spalmati con un pesto per esaltare ancor di più il gusto delle erbe aromatiche, o anche con una robiola o altro formaggio fresco, il tutto accompagnato da un calice di bollicine.
Insomma, ogni occasione sarà quella giusta per gustare questi cracker.
Allora, vi ho convinti? :-))))





Questi cracker profumati alle erbe di provenza, li porto nel cestino di Panissimo, la raccolta mensile di pane e lievitati  ideata da Sandra di Sono io, Sandra e Barbara di Bread and Companatico 
questo mese ospitata da un'altra panificatrice seriale Sisty Consu del blog I biscotti della zia



Siate lieti, sempre!

Un secondo al salto! Saltimbocca di carne bianca con pancetta croccante.

$
0
0


Vi è  mai capitato di leggere una ricetta (o guardare uno di quei video in cui mostrano come in quattro e quattr'otto si può realizzare un piatto gustoso per pranzo o per cena) ed avvertire subito dopo il prurito al palmo delle mani per la curiosità di realizzarla??
Ecco, questo è quello che è successo a me qualche giorno fa (ma in realtà mi capita spesso).
Vista la ricetta, ho preso nota della lista ingredienti, sono uscita a far la spesa ed il giorno dopo, a pranzo, sulla nostra tavola c'erano loro! 
Spiedini di carne bianca, marinati prima nel limone e poi avvolti da una fettina sottilissima di pancetta insieme a foglioline di salvia.
Li ho trovati veramente gustosi: leggeri, molto profumati e, anche se il galateo non lo permette, sfiziosi da mangiare pure senza l'uso delle posate!! :-)))))



Ecco dunque un'idea pratica e veloce per dare un gusto nuovo ad un taglio di carne apparentemente banale che magari siamo soliti cucinare e mangiare sempre allo stesso modo!
Che ve ne pare?
Vediamo come si fanno.


INGREDIENTI  (per 6 spiedini) 

petto di pollo o tacchino in trancio (circa 600 grammi)  
24 fettine sottili sottili di pancetta tesa affumicata
24 foglioline di salvia
1 rametto di rosmarino
2 limoni
1 spicchio d'aglio
peperoncino in polvere
sale
olio
vino bianco per sfumare


Tagliare la carne in tanti piccoli bocconcini (24 pezzi circa).
Farla marinare per un paio d'ore nel succo di limone con il peperoncino (più lunga è la marinatura più saporita e morbida sarà la carne).
Preparare gli spiedini di legno (sarebbe meglio utilizzare quelli di bambù) e metterli in ammollo in acqua in modo che, inzuppandosi bene bene, non sbruciacchino durante la cottura (che figata, eh??).
Trascorso il tempo della marinatura, scolare la carne ed avvolgere ogni tocchetto con una fettina di pancetta mettendo all'interno anche una foglia di salvia e una sfioratina leggera leggera di sale.
Infilare i bocconcini negli spiedini precedentemente messi in ammollo.
Ungere una padella con un filo d'olio, spezzettarvi dentro il rametto di rosmarino e aggiungere uno spicchio d'aglio incamiciato e leggermente schiacciato.
Accendere la fiamma a potenza medio bassa e, ai primi sfrigolii, adagiare gli spiedini nella padella lasciandoli dorare su ogni lato finché la pancetta diventa croccante.
Alzare la fiamma, sfumare velocemente con qualche cucchiaio di vino (ottimo un prosecco) e servire.
Accompagnare con un'insalatina fresca fresca  di stagione oppure, con una tipo questa, o questa.
Buon appetito!!



Ve ne siete accorti eh??
Post veloce oggi, e anche poche chiacchiere. Corro a preparare la valigia.
Approfittando della festa di domani, faccio we lungo per andare nella bellissima città di Bergamo! Continuerò a leggervi da lì! ;-)
Un bacio grande e
Siate lieti, sempre!


Nastrine

$
0
0

Vi piacciono le nastrine? Sì quelle della nota marca in cui Banderas si diverte a fare il panificatore. :))
Beh prima che si scatenasse in me la voglia di impastare (conoscere ed apprezzare farine di qualità e gli aromi naturali), mi piacevano perciò quando ho trovato uno spunto qui mi sono messa all'opera. Durante il procedimento ho deciso di farne anche una versione... come dire, sfogliata! Perciò troverete due metodi diversi di procedere.

Ah!  ricordate il meraviglioso impasto che Tamara mise a punto per la colomba al profumo di mandarino?Ecco, a me è rimasto scolpito il sentore di mandarino che invadeva il palato e visto che avevo un avanzo di canditi di mandarino in sciroppo, ho pensato di aromatizzarci queste nastrine! 
Un profumo da svenimento, mentre impastavo e durante la cottura! Un aroma incredibile! 


Ecco a voi le mie nastrine! 



Ingredienti

500 g farina W330
240 g latte intero
  85 g zucchero semolato
  55 g  tuorli (circa 3)
  65 g burro
    6 g lievito di birra fresco*
     8 g sale
   90 g arancia candita
   30 g pasta di mandarino candito

per la farcia
130 g burro
130 g zucchero di canna

per spennellare 
albume e zucchero di canna

*Con pasta madre solida
150 g pasta madre
400 g farina
215 g latte

*Con lievito naturale liquido (li.co.li)
125 g li.co.li
440 g farina
200 g latte

Per la lievitazione con pasta madre e li.co.li omettere il poolish e procedere con l'impasto diretto. Se volete approfondire l'argomento prefermento con poolish e biga, le mie socie ve ne parlano ampiamente e sapientemente QUI.



PREMESSA
Di questa dose ho fatto due panetti, con ognuno ho proceduto in modo diverso, voi scegliete il vostro. Consiglio comunque di dividere in due l'impasto sia che vogliate procedere in un modo che nell'altro, altrimenti vi troverete a stendere per un metro e venti di lunghezza. :D:D

Procedimento N.1
Dal peso totale degli ingredienti prelevare 110 g di farina, 110 g di latte e 6 g di lievito di birra. 
Inserire gli ingredienti nella ciotola della planetaria e con il gancio a foglia preparare un poolish che sarà pronto in un'ora e mezzo o due a temperatura ambiente, da me c'erano 21° e comunque sarà pronto quando mostrerà bollicine e primi cedimenti (vedere foto).
Quando pronto aggiungere metà della farina e metà del latte (aromatizzato con i canditi di arancia e mandarino frullati) e iniziare ad impastare, continuare inserendo farina e latte e quando si è formato un impasto legato aggiungere  i tuorli con lo zucchero in tre volte, con l'ultimo tuorlo inserire anche il sale.
Quando la massa sarà liscia ed incordata inserire il burro poco alla volta facendolo assorbire completamente prima di inserire il successivo.

Mettere l'impasto in una ciotola unta di burro e coprire. Ai primi cenni di lievitazione mettere in frigo a 4°. 
Amalgamare i 130 g di burro con i 130 g di zucchero di canna dividere la farcia in due ciotole diverse e mettere in frigo, 

Trascorso il riposo in frigo (io tutta la notte) tirare fuori l'impasto, dividerlo in due parti uguali: uno verrà riavvolto nelle pellicola per il procedimento 2. 
Stendere il primo panetto in un rettangolo di circa 50 cm di lunghezza e 15 cm di larghezza. A questo punto iniziare a spalmare, iniziando dal bordo inferiore, circa 10 cm della striscia, con la farcia di burro e zucchero. Ripiegare sulla striscia per la stessa misura della parte imburrata e ripetere l'operazione per altre 4 volte; l'ultima ripiegatura non va imburrata.

Rimettere in frigo avvolto da pellicola per far indurire nuovamente il burro, per circa 1 oretta o più. 

Riprendere il panetto e tagliare a fette di circa 2 cm di spessore, fare una leggera pressione con la mano o il mattarello (io preferisco la mano, appiccica meno), torcere per creare il fiocco, premere un po' sulla torsione e ancora sull'intera nastrina (sempre delicatamente) fare uno o due taglietti alle estremità per favorire l'apertura in cottura (vedi foto) e adagiare su teglia rivestita di carta forno; rimettere una mezz'oretta in frigo, sempre coperto con pellicola.
Tirare fuori dal frigo e mettere a lievitare a temperatura ambiente, a me ci sono volute circa 3 ore a 20°. Una volta lievitate rimettere per 15 minuti in frigo, sempre coperte, per far rassodare ancora il burro; uscirà comunque un po' in cottura (non sono croissant sfogliati) ma decisamente meno se non si facesse sostare in frigo.

Nel frattempo accendere il forno io a 180° modalità statica ( io termo ventilato resistenza circolare accesa +ventola ma senza resistenza superiore e inferiore accesa),

Pennellare con albume e spolverare di zucchero di canna* e infornare a metà altezza per 12/15 minuti. 
* consiglio di usare zucchero di canna a grana grossa, io ne avevo uno macinato fino e l'effetto cristalli sulla nastrine non c'è stato. La cosa è puramente estetica ma a me piace di più.  
Sfornare e far raffreddare su una gratella.




Procedimento N.2
Questo è un po' più lungo dell'altro ma che a me, in termini di sofficità e sapore, ha dato maggiore risultato.

Tirare fuori dal frigo la ciotola con la farcia (che deve essere fredda ma morbida allo stesso tempo per poterla stendere) ed il secondo panetto rimasto.
Stendere in un rettangolo lungo e stretto (50x15), con spessore di circa 1 cm. Spalmare sui 2/3 della lunghezza la farcia di burro e dare una piega a tre, come per la sfogliatura dei croissant. Fare una leggera pressione per sgonfiare eventuali bolle e sigillare delicatamente sui tre lati.  Avvolgere il panetto nella pellicola con la piega sotto e riporre in frigo per 1 ora.

1°Piega: riprendere il panetto e metterlo con la parte chiusa a destra o sinistra come si preferisce, l'importante è rimetterlo sempre nella stessa posizione ogni volta che si sfoglia.
Stendere in un rettangolo (cm 50x15), dare una piega a 3, riavvolgere nella pellicola e far riposare in frigo per un'altra ora.

2° e 3° piega: ripetere  come per la prima .
Con l'ultima piega a tre, avvolgere nella pellicola e far riposare in frigo ancora una volta.
Stendere di nuovo a cm 1.5 di spessore e fare pieghe a soffietto (foto collage 2).
Di nuovo riposo in frigo avvolto in pellicola per un'altra oretta.

A questo punto riprendere il panetto, porlo sul piano di lavoro appena infarinato e tagliare delle fette di circa 1.5/2 cm. Con il palmo della mano dare una piccola pressione sulla fetta, torcerla, spingere col dito al centro della torsione per fissarla; man mano che si formano metterle in una teglia foderata di carta forno ben distanziate.
rimettere una mezz'oretta in frigo, sempre coperto con pellicola.

Tirare fuori dal frigo e mettere a lievitare (leggi note) a temperatura ambiente. Una volta lievitate rimettere per 15 minuti in frigo, sempre coperte, per far rassodare ancora il burro; uscirà comunque un po' in cottura (non sono croissant sfogliati) ma decisamente meno se non si facessero sosta in frigo.

In questo frangente accendere il forno a 180° termo ventilato (resistenza circolare accesa +ventola ma senza resistenza superiore e inferiore accesa).

Pennellare con albume e spolverare di zucchero di canna e infornare a metà altezza per 12/15 minuti. 
Sfornare e far raffreddare su una gratella.



Note
Usare pochissima farina durante i vari passaggi della stesura.
 L' ultimo riposo in frigo, in entrambi  i procedimenti,  è necessario per poter procedere al taglio e alla formatura con più facilità.
 Per vedere il giusto punto di lievitazione, ad impasto sarà raddoppiato, se si pigia un dito con delicatezza nella pasta, l'impronta dovrà parzialmente tornare indietro. Se torna indietro del tutto non sarà giunto il momento. Se l'impronta resterà del tutto... occhio che siamo fuori lievitazione! ㋡ 


Le sfogliate


Le mie prime nastrine


Silvia




Queste nastrine le porto nella raccolta di Panissimo ideata da Sandra e Barbara 
e questo mese ospitata, appunto, da Sandra

Panissimo

La Foresta Nera di Ernst Knam, una Schwarzwälder Kirschtorte in versione invernale ed estiva

$
0
0

Una distesa di neve, alberi neri che si stagliano alteri nel bianco latte, Hansel e Gretel che si rincorrono fra gli abeti seminando ciliegie, siamo nella Foresta Nera, tipico paesaggio salentino... no eh? Non sono credibile.
E sia.
Non è una distesa di neve ma una montagna di panna, non sono alteri abeti ma alberelli di cioccolato, non ci sono Hansel e Gretel ma le ciliegie sì!
Insomma, parliamo della Schwarzwälder Kirschtorte, una magnifica torta teteska che prende il nome appunto dalla Foresta Nera, l'area montuosa situata nel Land tedesco del Baden-Württemberg nota, tra le altre cose, per i suoi ciliegi, che in passato venivano spesso piantati dalle coppie di sposi appena uniti in matrimonio (e qui cominciano le leggende).
Mi sono innamorata di questa torta quando ho visto quel gran pezzo di gnocco di Ernst Knam (Ma come si pronuncia Ernst?) che proponeva la sua personale personalizzazione personalizzata di Foresta Nera a Bake Off, l'accoppiata Ernst/cioccolato/ciliegie/panna trovo sia irresistibile!
E difatti non ho resistito!
L'ho trovata deliziosa, soprattutto per le personalizzazioni di Ernstststz, da eccellente Re del Cioccolato qual è, ha aggiunto uno strato di mousse al cioccolato fondente e dei dischi sottilissimi di cioccolato temperato che regalano una sorprendente nota croccante a questa torta maestosa.
Ho rielaborato le quantità secondo il mio gusto, e ne ho fatto una torta da 20 cm. Non fatevi ingannare! Come ben sapete, non mi spreco per tortine mignon giuste per le barbie, questa si sviluppa tutta in altezza, come gli abeti che si stagliano alteri nel bianco latte ecc. ecc.!




RICETTA

per una torta da 20 cm alta 10 cm
clicca sulle immagini per ingrandirle 
   
Pan di Spagna al cacao

Mousse al cioccolato

Ciliegie in salsa

dischi di cioccolato


 Ingredienti:

Per il pan di Spagna al cacao
    200 g uova intere
    150 g zucchero   
      85 g farina       
      45 g fecola       
      30 g cacao
     
Per la mousse al cioccolato
    105 g cioccolato fondente
      65 g massa di cacao (o cioccolato fondente al 99%)
    155 g albume
      50 g zucchero semolato
      40 g burro

Per le amarene in salsa
   500 g di amarene o ciliegie fresche o congelate
     70 g di acqua
     70 g zucchero semolato
     10 g amido di mais (o farina di riso)
     50 g di maraschino (o kirsch o acquavite di ciliegie)
     Scorza e succo di un limone
oppure 
   400 g di amarene sciroppate comprese di succo
     50 g di maraschino

Per la panna
    750 g panna fresca (da latte)
      75 g zucchero a velo
      50 g di maraschino
   
Per la bagna
   140 g acqua
     70 g zucchero semolato
     70 g maraschino

Per i dischi di cioccolato
    200 g cioccolato fondente

 Per la decorazione invernale
   200 g di cioccolato fondente
 oppure (per la decorazione estiva)
   100 g di cioccolato fondente
   200 g di ciliegie fresche
     q.b. foglie vere di limone

PROCEDIMENTO

      Per il pan di spagna
❦  Con la frusta cominciare a montare uova (a temperatura ambiente) e zucchero a velocità alta. Per ottenere un risultato migliore sarebbe utile riscaldare la ciotola prima di cominciare a montare.
❦  Le uova dovranno essere ben montate, fino a quando l'impasto sia quintuplicato. L'impasto è pronto quando "scrive"(a me scrive sempre parolacce, chissà come mai!).Ci vorranno almeno venti minuti con la planetaria e il doppio con le fruste a mano (in questo caso le parolacce le scriverei io, anzi, le direi, ché la mano destra dopo quaranta minuti di sbattimento sarà in fuori gioco).
 A parte setacciare due volte la farina con la fecola e il cacao. Quando le uova saranno ben montate lasciarle girare 2 minuti a velocità ridotta.
❦  Aggiungere a mano le polveri versandole a pioggia sulle uova e mescolando delicatamente dal basso verso l’alto con una spatola. Delicatamente ma velocemente, più passa il tempo e più velocemente la massa si smonta. 
❦  Versare il composto in un anello di metallo o una tortiera da 20 cm previamente rivestita di carta forno e cuocere in forno preriscaldato a 180 gradi statico o 160 ventilato per 30 minuti circa, come sempre meglio verificare con la prova stecchino.
Il pan di Spagna si può fare in anticipo e conservare, avvolto in pellicola alimentare, un paio di giorni a temperatura ambiente oppure si può congelare. 

      Per la mousse al cioccolato
❦  Sciogliere cioccolato, massa di cacao e burro al microonde, funzione scongelamento, o a bagnomaria.
❦  Montare gli albumi a neve con lo zucchero e amalgamare con il cioccolato.

      Per le ciliegie in salsa
❦  Denocciolare le ciliegie, irrorarle col succo di limone, aggiungere lo zucchero, l'acqua, le zeste di limone, e far macerare qualche ora, finché non si sia formato il succo.
❦  Filtrare le amarene facendo colare il succo in una padella, sciogliere la maizena nel Maraschino, unire al succo, aggiungere le zeste e portare a ebollizione.
❦  Cuocere a fuoco medio qualche minuto, fino a quando non si sia addensato lo sciroppo, aggiungere le ciliegie, cuocere ancora un minuto e spegnere il fuoco.
❦  Far raffreddare.
Oppure, se si usano le amarene sciroppate, scaldare lo sciroppo, aggiungere il liquore e le amarene.

     Per la panna
❦ 
Montare la panna a neve ferma con zucchero e Maraschino.

      Per la bagna
❦  Cuocere l’acqua con lo zucchero per 5 minuti, far raffreddare e aggiungere il liquore.

      Per i dischi di cioccolato
❦  Temperare il cioccolato: sciogliere il cioccolato al microonde funzione scongelamento o a bagnomaria, portarlo a 40/45° C, quindi farlo raffreddare a 27 gradi e poi riscaldarlo a 32 gradi.  
❦  Stendere 3 strati sottilissimi di cioccolato sui fogli di acetato. Fare raffreddare e, prima che cristallizzi completamente, ritagliare dei dischi con il coppa pasta (o una ciotola) a misura della torta, 20 cm.
❦  Quando il cioccolato sarà perfettamente cristallizzato, eliminare l'eccedenza e recuperare i dischi di cioccolato perfettamente tondi.

Taglio pan di Spagna
      Per il taglio del pan di Spagna
❦  Tagliare il pan di spagna in 4 dischi uguali. Più facile a dirsi che a farsi! Se non si ha la
disponibilità di un tagliatorta procedere con la tecnica del filo:
- Con un coltello affilato incidere una traccia lungo tutta la circonferenza del pan di Spagna, partendo dal basso ad una altezza di 1 cm. Incidere ancora 2 tracce, sempre a distanza di un cm l'una dall'altra.
-  Poi con un filo di nylon o spago da cucina molto sottile avvolgere la torta inserendo il filo nel primo taglio praticato sul fianco della torta, incrociare i capi, tirare e stringere delicatamente fino a quando lo strato non sarà completamente tagliato. Procedere allo stesso modo per tutti gli strati.

        Per la composizione della torta
❦   Farcire il primo strato con la mousse al cioccolato, 1/3 di amarene con un po' del loro succo e un
foglio di cioccolato sottile.
❦   Mettere il secondo pan di Spagna e spennellare abbondantemente con la bagna.
❦   Farcire con la panna, 1/3 di amarene con succo e un foglio di cioccolato sottile.
❦  Coprire con il terzo disco e bagnare.
❦  Farcire con la panna, le ciliegie rimaste e un foglio di cioccolato sottile.
❦  Chiudere con l’ultimo disco.
❦  Stendere con la spatola la panna sulla torta,come preferite, con cura se preferite una superficie liscia,  allacazzo* se preferite una superficie disomogenea simil >neve nella foresta nera<.
❦  Far stabilizzare la torta in freezer, poi conservarla in frigo.

Due ore prima di servirla rimetterla in freezer, sarà più facile tagliarla, ricordate che la torta è un grattacielo!

* Chiedo scusa per il francesismo. Se avete sinonimi italiani suggerite pure.

 http://picasion.com/

    
  Per la decorazione
Ne suggerisco due, una invernale, quando non sono disponibili ciliegie fresche, e una estiva, quando invece le ciliegie abbondano. Se fate la torta in primavera o in autunno fate vobis.

Decorazione invernale :
Dopo aver interamente ricoperto la torta con la panna, allacaz... senza particolare cura (più è difettosa più mi piace #vaderetroperfezione), farla stabilizzare un'oretta in freezer, poi passarla nel frigorifero, nella zona più fredda fino ad un paio d'ore prima di servirla, quando si ripasserà in freezer.
⇝ Preparare le decorazioni in cioccolato (in verità si posso preparare anche prima, così come i dischi).
 Temperare il cioccolato come per i dischi, versare il cioccolato in una tasca da pasticciere usa e getta, tagliare la punta piccolissima, e disegnare su fogli di acetato alberelli di varie dimensioni.
 Quando sono perfettamente induriti, conservarli in un luogo fresco e asciutto fino al momento di servire.
⇝ Al momento di servire farli aderire ai fianchi della torta, qualcuno piccolo piccolo si può mettere anche al centro. Bellini!

 

Decorazione estiva :
⇝ Dopo aver interamente ricoperto la torta con la panna, farla stabilizzare un'oretta in freezer, poi passarla nel frigorifero, nella zona più fredda fino ad un paio d'ore prima di servirla, quando si ripasserà in freezer.
⇝ Temperare il cioccolato (come per gli alberelli), spennellare il retro delle foglie (lavate e asciugate) col cioccolato, far rassodare in frigo. Quando sono dure, staccare delicatamente le foglie di cioccolato da quelle vere.
⇝ Nel cioccolato restante intingere fino a metà le ciliegie.
⇝ Al momento di servire, decorare con le foglie di cioccolato e le ciliegie.

Grazie Ornella per l'ispirazione!



DI PERTINENZA e di consigli

Consiglio di preparare la torta il giorno prima dell'utilizzo (utilizzo? mangiamento, direi)
Io ho preparato in anticipo il pan di spagna e l'ho congelato. Fatto scongelare avvolto in un telo pulito ed infine l'ho tagliato.

I dischi di cioccolato li ho fatti un paio di giorni prima, a tempo perso e conservati in un luogo asciutto e non troppo caldo (ho scelto il luogo più fresco di casa mia... la cabina armadio, un profumo di cioccolato da svenimento la mattina quando mi vestivo che ho rischiato di far fuori i dischi fuori dalla torta e soprattutto prima della torta:).

Le ciliegie le ho messe a macerare la sera prima.

La ricetta originale prevede il  Kirschwasser, o Kirsch o acquavite di ciliegie, io l'ho sostituito con il Maraschino, ma andrebbe bene anche il rum o il brandy.

La torta è altissima, il taglio problematico, il passaggio in freezer poco prima di servire lo consiglio vivamente!






 DIVAGAmente


Quando ho mangiato bene

mi informo sul destino degli altri

(Alda Merini)



Come state? ;-)







 Immagine gif: http://picasion.com/

Red velvet cupcakes

$
0
0

Raccontarvi di come sono arrivata a questa ricetta significherebbe tenervi incollati qui, davanti allo schermo almeno per mezz'ora, ma vi risparmio tutta la solfa e vado dritta dritta al sodo. :-)))
Siete contenti???
Vabbè dai, giusto du' cosine ve le racconto! ;-)
Un membro della famiglia, reduce da un viaggio negli States, ad un certo punto mi dice "sai? ho mangiato dei red velvet cupcakes che erano la fine del mondo...".
Traduzione: "quando me li fai???" :-DDD
E non me lo son lasciato dire due volte.
Ho iniziato una ricerca sul web ed ovviamente mi si è aperto un mondo su questi fantastici dolcini d'oltreoceano, dalle mille varianti!
Il primo scoglio incontrato, però è stato quello della lingua...
Il mio inglese scolastico ormai arrugginito, non mi ha affatto aiutata, e nemmeno il traduttore automatico di gugol (che non mi piace manco per niente) quindi con il vocabolario alla mano (leggasi marito) e tanti pezzi di carta, ho iniziato ad appuntare dosi e procedimenti vari, mentre nel frattempo rimanevo inebetita ed incantata ad ammirare le bellissime foto incontrate nei millemilablog americani!
Alla venticinquesima ricetta, e quasi alle due del mattino, il traduttore personale mi porge un bel vocabolario italiano-inglese-inglese-italiano e mi dice: "vedrai, questo ti aiuterà tantissimo"!!!
Le venticinque ricette son state solo l'inizio. Non so quante ne ho viste.
Leggevo, traducevo e, sulla base della mia pochissima esperienza, valutavo se potevano funzionare e se mi piacevano in termini di ingredienti.
No, questa no! Troppo burro.
Ma neanche questa! Cos'è adesso l'olio di canola? :-OOOO
Qua troppo zucchero.
Qua troppo colorante.
Ma ad un certo punto arriva lei, ed ho esclamato: ci siamo!!!
E non ho sbagliato.
Una base talmente soffice, umida, scioglievole, ed una glassa golosa da morire hanno creato un abbinamento favoloso!
Della ricetta non ho cambiato proprio niente se non il fatto di aver dimezzato le dosi.
Eccoli qua i miei red velvet cupcake!



INGREDIENTI

Per la base (dosi per circa 18-20  mini cup cakes da 5 cm di diametro) 
120 g di farina 00
¼ di cucchiaino di lievito per dolci
¼ di cucchiaino di sale
10 g di cacao amaro in polvere
60 g di burro
150 g di zucchero
120 ml di latticello
1 uovo
1 cucchiaino di estratto di vaniglia puro
1 cucchiaio di colorante alimentare rosso in gel
1 cucchiaino di aceto bianco
½ cucchiaino di bicarbonato di sodio

Per il frosting
230 g di formaggio fresco in crema
160 g di panna fresca da montare (no panna vegetale)
  60 g di zucchero a velo
1 cucchiaino di amido di mais
1 cucchiaino  e ½ di estratto puro di vaniglia

Preparare due ciotole.
Ciotola 1
Setacciare la farina, il cacao, il lievito istantaneo ed il sale; mescolare con una frusta per amalgamare bene le polveri.
Ciotola 2
Con le fruste a filo lavorare il burro con lo zucchero semolato, fino ad ottenere un composto soffice e spumoso; aggiungere il colorante, l'estratto di vaniglia, l'uovo e mescolare fino ad amalgamare il tutto.
Sempre in questa ciotola, unire il composto in polvere alternandolo con il latticello e solo, dopo aver terminato tutta la farina, aggiungere il bicarbonato e l'aceto dopo averli precedentemente miscelati in un bicchiere (fffrrrrzzzzzz, vedrete quante bollicine!). La soluzione di bicarbonato ed aceto va preparata immediatamente prima di unirla al composto.
Dare un'ultima e breve mescolata all'impasto e versarlo negli appositi pirottini riempendoli per circa ¾ della loro capienza.
Infornare e cuocere a 190° per un tempo di 16-18 minuti.
Spegnere il forno e lasciar riposare i cup cake per 5 minuti. Vedrete come la cupola che si è formata in cottura, piano piano tenderà ad abbassarsi: no panic, it's normal! :-DDDDD
E non solo è normale, ma l'abbassamento è pure necessario, affinché la sommità del cupcake diventi piatta piatta e senza protuberanze, in modo da permettere una perfetta glassatura con il frosting! ;-)
Passati i 5 minuti, sfornare e lasciare raffreddare.
Preparare il frosting.
Montare la panna ben fredda, aggiungendo l'amido di mais (che aiuterà la farcitura a rimanere ben sostenuta) e mettetela da parte.
In un'altra ciotola montare il formaggio cremoso con lo zucchero a velo setacciato e l'estratto di vaniglia. Incorporare poi la panna con movimenti delicati dal basso verso l'alto e mettere il composto in una sac à poche con bocchetta decorativa.
Quando i cupcakes saranno a temperatura ambiente decorare con la propria fantasia.
Il divertimento è assicurato! E la bontà di questi dolcini, vi lascerà di stucco! :-)))))))



Note: appena raffreddati, i cupcake possono essere conservati in freezer; in questo modo saranno pronti  per un dolcino dell'ultimo minuto, quando magari arrivano ospiti a sorpresa.
Io ho fatto così tante volte e posso dire che sono una gran comodità! Nel tempo di preparazione del frosting (5 minuti o poco più) i cupcake si scongelano e son pronti per la farcitura.
Temperatura di servizio: l'ideale sarebbe a temperatura ambiente; se volete farli ora, che il caldo sembra  finalmente arrivato, conservateli in frigorifero e tirateli fuori 15 minuti prima di servirli.
Conclusioni: sono rimasta molto soddisfatta di queste "miniature" della famosissima ed imponente red velvet cake.
Non hanno niente da invidiare alla versione "torta", son già porzionati, si possono mangiare senza l'uso di forchettina o cucchiaino (a meno che si servano in una cena formale) e soprattutto si può fare e rifare il bis senza farsene accorgere chiedendo "me ne tagli un'altra fetta???" :-DDDD
Insomma, se avete una festicciola in giardino, una cena tra amici, un tea party con le amiche, questi cupcake saranno protagonisti, conquistando voi e i vostri ospiti!





APPROFONDIMENTI: IL BUTTERMILK. QUESTO SCONOSCIUTO.

Un elemento comune che ho trovato in tutte le ricette che ho letto, è stato il buttermilk, ovvero il latticello. E da qui, oltre a girar per mari e monti e trovare il negozio che lo vendesse (per poi scoprire di averne uno a pochi chilometri da casa) è partita una ricerca per scoprire di cosa si trattasse veramente. Voi lo sapete cos'è di preciso il latticello? 

Il latticello è un derivato del latte ottenuto come scarto di lavorazione durante la produzione del burro. Poiché contiene significative quantità di lattosio (3-5 g/100 ml), il latticello è considerato un latticino a tutti gli effetti.
In quanto prodotto di scarto dalla parte grassa della panna, il latticello è un alimento quasi totalmente privo di grassi (contiene non più del 1% di grassi), ed è ricco di fermenti lattici.
Nella sua produzione è fondamentale il processo di acidificazione microbica, ed è quindi considerato anche un latte fermentato.

Nell'antichità questo "scarto alimentare", residuo dalla lavorazione della panna per l'ottenimento del burro, veniva lasciato fermentare all'aria con un processo del tutto naturale per poi essere consumato come bevanda o all'interno di ricette.
Oggi, ovviamente, la produzione ha subito una trasformazione e pertanto le aziende produttrici aggiungono al latte una coltura batterica e acido lattico che ne trasforma le proprietà donandogli il tipico sapore acidulo (come quello dello yogurt) e la consistenza semi-liquida con la presenza di alcuni coaguli.
Perché usare il latticello per cucinare?
Perché è un ingrediente acidico, e dona una piacevole nota aspra a dolci e prodotti da forno.
Questa acidità non aiuta solamente i lieviti ad agire, ma ammorbidisce anche il glutine nell’impasto, donando una consistenza più soffice a torte, pane, biscotti, muffin, cupcake e pancake. Aiuta inoltre a trattenere l'umidità all'interno di questi prodotti per più e più giorni (e infatti questi cupcakes che sono rimasti morbidi e soffici come non mai per una settimana!!

Al contrario dei paesi anglosassoni, irlandesi ed americani, in Italia il latticello non è molto usato in pasticceria, e pertanto non è di facile reperibilità.
Dobbiamo chiederci allora se possiamo prepararlo in casa.
La risposta è no, ma anche sì!
No perché per poterlo fare bisognerebbe lavorare la panna montandola fino a far separare il siero dalla parte grassa, ma quel siero non è latticello. Innanzitutto perché non è fermentato, è trasparente ed insapore (d'altra parte la produzione del burro industriale non avviene con quel procedimento, senza contare il fatto che anche le aziende non lo producono più in quel modo, per ottenerlo in tempi più brevi e per rispettare tutti gli standard igienici e di sicurezza). Quindi inutile star lì a far impazzire la panna illudendoci di aver creato da una parte il latticello e dall'altra il burro. Otterremo del semplice siero da un lato ed un burro quasi insapore dall'altro!
Facendo ricerche nel web, molti suggeriscono che per produrre il latticello, sia sufficiente aggiungere proporzioni variabili di limone o aceto nel latte parzialmente scremato, e lasciato riposare per un X tempo. Ecco, anche qui quello che si ottiene non è latticello, sempre perché mancano i fermenti fondamentali per ottenerlo. Inutile, anche in questo caso, sprecare latte, aceto o limone, e tempi di attesa, perché non ci sarà alcuna trasformazione ed il gusto della bevanda ottenuta sarà alquanto sgradevole.

L'unico modo per produrre il latticello in casa è quello di avere a disposizione qualche cucchiaio di quello acquistato, aggiungerlo a del latte portato ad una temperatura di circa 40 gradi e lasciato poi fermentare in luogo tiepido e in un barattolo a chiusura ermetica per un tempo che va dalle 12 alle 24 ore. In pratica è quasi lo stesso procedimento per autoprodurre lo yogurt partendo dai fermenti lattici. Una volta ottenuto, il latticello si conserva in frigo per 10/15 giorni.
In conclusione: anche qualora volessimo produrre in casa il latticello, dobbiamo partire sempre da una piccola parte di quello acquistato.

Quelli che seguono, sono solo alcuni dei siti che ho visitato prima di arrivare alla ricetta che vi ho appena lasciato e che ho decretato la migliore!
Se avete ancora un attimo di tempo, fateci un giro e lasciatevi incantare da bellissime foto!
L'acquolina in bocca spero di farvela venire io con questi scatti! :-DDDDD

Buon proseguimento di settimana a voi tutti!
Emmettì.



http://talentadongchef.com/2015/02/12/red-velvet-cupcakes/#more-1052
http://burpappetit.com/2014/02/23/recipe-red-velvet-cupcake-with-cream-cheese-frosting/
http://www.mybakingaddiction.com/red-velvet-oreo-cupcakes/
http://www.brighteyedbaker.com/2014/06/23/classic-red-velvet-cupcakes/
http://www.bakedbyrachel.com/red-velvet-cupcakes-with-cream-cheese-frosting/
http://www.yourcupofcake.com/2015/02/red-velvet-cookie-dough-cupcakes.html
http://www.thedailymeal.com/recipes/the-chew-red-velvet-cake-recipe
http://www.swankyrecipes.com/red-velvet-cupcakes.html
http://www.averiecooks.com/2013/11/red-velvet-cupcakes-with-vanilla-cream-cheese-frosting.html
https://lynnlly.com/2013/04/21/red-velvet-cupcakes/
http://hotchocolatehits.com/2015/07/red-velvet-cupcakes.html
http://cupcakepedia.com/2013/04/24/red-velvet-cupcakes-with-cream-cheese-frosting/
http://www.tipsonlifeandlove.com/recipes-2/cake-boss-recipe-cream-cheese-frosting



Siate lieti, sempre!

Crostata con frangipane e chiacchiere!

$
0
0

Dialogo fra me e le mie socie nel solito scambio di valanga-mail .

TAM: Silvia ho visto che stai per pubblicare la crostata frangipane.
IO: sì devo aggiungere soltanto le foto.
TAM: ma... una intro non la metti?
IO: uff già (questa parte mi resta sempre faticosa.) hai ragione Tam.
TAM: se mi dai ragione un'altra volta vengo lì e ti picchio! ^_^

I giorni passano ma il post è lì, ancora orfano della intro.
Notifica w.app
MT: ciao Silvietta che fai?
IO: sono davanti al pc che guardo lo schermo... devo scrivere la intro, però lo sai no come sono, non mi viene niente.
MT: scusa ma scrivi quando e perché hai deciso di fare la frangipane.
IO: e che ne so un giorno ho letto frangipane mi sono documentata e l'ho fatta. Scarsa come intro eh? Emmettì hai presente la stra-vecchissima e demenziale barzelletta di Pierino, una delle tante che         parla di lui a scuola? Ecco, nelle intro sono Pierinesca.
MT: no non la so dimmela.
IO: La maestra dà il titolo del tema: "Passa il treno"... Pierino scrive... e io me scanso.

Ecco più o meno le mie introduzioni ai post, sono tutte così. :)))) Vabbè mo ci provo eh, mi concentro.

Apro motore di ricerca e scrivo...


Frangipane...

1- Plumeria o anche frangipane/i. Ah è una pianta. Butto un occhio alle foto, capperi che bel fiore!
✿◕‿◕✿ 
2-Nome gentilizio di una nobile e potente famiglia romana... una leggenda vorrebbe che la famiglia discendesse...  scorro velocemente le notizie e qualcosa cattura la mia attenzione... Anicio Olibrio.

A 'sto punto sto pe' anna' fori tema de brutto (no no non è per il console), ma 'sto nome me ricorda una via dove ho conosciuto (una vita fa) un tipo parecchio gnocco che nun me se leva dalla testa manco adesso che se avessi nipoti starei a fa' la nonna. Poi mi ricordo che sono anche una donna, e come dice mia figlia: "ricordati mamma che non sei ancora morta!" 
Donna e nonna fanno rima ma a me la seconda solo a scrivela me fa veni' l'orticaija*!
✿◕‿◕✿ 
3- Crema frangipane! Finalmente!   Meno male che l'ho trovata che già stavo scivolando nel secondo girone dantesco!

*A Roma le parole con desinenza in rio/ria diventano ijo/ija quindi il veterinario diventa veterinaijo; il lampadario, lampadaijo o addirittura lampadaro. :) :)

〜∽∾∿{}∿∾∽〜

Oggi, contrariamente al solito, ho chiacchierato veramente tanto!!! :-)))))
Adesso però vi lascio la  ricetta di questa crostata la cui particolarità è, appunto, la  crema frangipane che conferisce una nota particolare al guscio di frolla e si fonde nel gusto quando accoglie lo strato di ganache al cioccolato bianco.


La frolla è quella dei romantici biscotti della socia biscottatrice seriale.


RICETTA
INGREDIENTI 
per uno stampo tondo da 22
350/400 g di frolla
(la dose è per circa 500 g, averne un po' in più da stendere vi aiuterà a ritagliare meglio la striscia per il bordo) ma se vi piace più altina potete usarla tutta per foderare lo stampo.

200 g di farina 0
  50 g di fecola di patate
125 g di burro appena morbido
  75 g di zucchero a velo
  50 g di uova intere
    5 g di succo di limone
 1,5 g di lievito
 1,5 g di sale
1 cucchiaino di estratto di vaniglia
zeste grattugiate di mezzo limone
farina di riso per lo spolvero

per la frangipane*
100 g di mandorle in polvere (oppure pistacchi o nocciole)
100 g di zucchero semolato
100 g di uova
  40 g farina 00
    1 g di sale (un pizzico)
1 cucchiaino di rum

per la ganache al cioccolato bianco 
200 g cioccolato bianco
330 g panna fresca

2 cucchiai di marmellata di fragole per il fondo della frolla


PROCEDIMENTO

Frolla
✿ܓsetacciare farina, fecola e lievito.
Nella ciotola della planetaria con gancio a foglia mettere le polveri setacciate e il burro per la sabbiatura.
Inserire la scorza di limone, la vaniglia e lo zucchero a velo e fare ancora qualche giro. Spegnere la macchina e fare un incavo al centro dell'impasto e versarci le uova. Impastare a velocità minima per un minuto, non appena il composto sarà omogeneo e le uova ben assorbite spegnere. Trasferire l'impasto sul piano di lavoro, compattarlo dentro un foglio di pellicola e far riposare in frigo qualche ora, o anche tutta una giornata.

Frangipane
✿ܓcon le frustine elettriche in una ciotola montiamo il burro (preventivamente portato a 30° ma non sciolto!) e lo zucchero. Aggiungere a filo le uova con il sale, è importante farle assorbire mano mano e non inserirle tutte in una volta. Aggiungere la farina e amalgamare. Chiudere la ciotola e far riposare in frigo per 2-3 ore.

Ganache
✿ܓammorbidire il cioccolato spezzettato nel microonde funzione scongelamento.
Scaldare la panna, togliere dal fuoco e versarne poco alla volta nel cioccolato semi fuso. Mescolare bene prima di versare altra panna. Una volta reso il composto liscio ed omogeneo, coprire con uno scottex (assorbirà eventuale condensa) e un coperchio ermetico, riporre in frigo.

Riprendere la frolla
✿ܓlavorarla appena per ammorbidirla un poco e stenderla sul piano di lavoro, appena spolverato di farina di riso, ritagliare una striscia* lunga quanto la circonferenza dello stampo e 3/4 mm di spessore. Foderare le pareti dello stampo precedentemente imburrato.
Stendere di nuovo la pasta avanzata e coppare per il fondo (circa 21 cm).
*Per facilitare il posizionamento della striscia lungo il bordo dello stampo rimetterla in frigorifero per un quarto d'ora.
Una volta foderato lo stampo con la frolla metterlo in frigo per un'oretta ancora, questo riposo servirà a mantenere la forma e non restringersi rispetto allo stampo durante la cottura.

✿ܓAccendere il forno (170° modalità statica), riprendere lo stampo con la frolla, spalmare un velo di marmellata (servirà a far attaccare meglio la frangipane al fondo della frolla) versare la frangipane e cuocere per 35/40 minuti circa, Sfornare e lasciar raffreddare.Togliere delicatamente dallo stampo e adagiarla sul piatto che sarà quello di servizio.
Montare con le fruste elettriche la ganache appena tolta dal frigo, Inserire in un sac à poche con bocchetta tonda liscia e guarnire tutta la superficie della crostata facendo dei ciuffetti.
Disporre a piacere frutta fresca. Spruzzare di gelatina oppure spolverare di zucchero a velo*.
Riporre in frigo fino al momento del servizio.
*Se si opta per questa versione spolverizzare solo al momento del servizio. Sì insomma, quando deciderete di papparvela insieme ai vostri amici!




Silvia

Pectina fatta in casa e confettura di mele allo zenzero al microonde

$
0
0

Premessa fondamentale: contrariamente alla mia socia Silvia, che dice di soffrire di eccesso di sintesi, io soffro invece di abuso di parola, sono prolissamente logorroica, quindi potete saltare a piè pari la intro piena di minchiat inutilità e passare direttamente a ricette e pertinenze :)

ѼѼѼѼѼ

È risaputo. Ho cominciato a far dolci da pochi anni. Prima li amavo, i dolci, ma non li facevo. Li mangiavo.
La marmellata invece non la amavo, troppo dolce. Non la facevo e mangiavo solo quella comprata. Poi casualmente un giorno un'amica mi ha regalato un boccaccio (il barattolo di vetro, non il poeta) di marmellata fatta da lei e ho scoperto che invece la marmellata mi piace un sacco! Addirittura quella fatta in casa sa di frutta, incredibile! Così ho continuato a mangiarla, ho cominciato ad amarla e mi sono messa in testa addirittura di farla. Ma quando ho capito che ci voleva un sacco di tempo e un sacco di ustioni, ho cercato un trucco, e l'ho trovato: marmellata al microonde! Mi che figata! Ci vuole molto meno tempo e non ti ustioni perché non devi girare! (ti ustioni solo per tutto il resto). Così ho cominciato a marmellare microondando a tutt'andare. Ignoravo che il mio povero forno a microonde, fedele compagno di colazioni per tanti anni, abituato a brevissime sedute microondatiche, prima o poi si sarebbe ribellato.

E difatti, dopo quei 150 boccacci in 3 giorni il mio fido microonde mi ha detto ciao. Anzi, addio proprio. Mi aveva pure avvisata, con lamenti strazianti prima, miagolii insistenti poi, alla fine, visto che ignoravo qualsiasi forma di avvisaglia sonora, una sera, nel bel mezzo di 900 watt lanciati alla massima potenza, ha abbaiato come un elefante (?!), vibrato come un martello pneumatico ed infine si è felicemente suicidato. Allorché mi è venuto il sospetto che la cottura al microonde vada benissimo e sia perfetta solo per quantità limitate di frutta, direi non più di mezzo chilo, una tantum, direi quei 150 boccacci in 365 giorni, non di più.
E allora? Chi mi conosce un po' sa che io non sopporto le quantità minime, e tollero a malapena quelle medie. Come fare a produrre quintali di marmellata senza passare le ore davanti a un pentolone pieno di schizzi bollenti a schiumare manco fossi un lama???? Semplice! usare la pectina!
E come fare la pectina?
Semplice! Usando gli scarti delle mele!
E se non mi va di mangiarmi quelle 150 mele in 3 giorni per fare la pectina?
Semplice! Con la polpa ci fai la marmellata!
E come la fai la marmellata???
Azz di domande! Con il microonde no?

Riepilogando.
La marmellata si fa con la pectina.
La pectina si fa con gli scarti di mela.
Con le mele si fa la marmellata al microonde.
Qualcosa non torna lo so...



RICETTE (due al costo di una)


PECTINA 
clicca sull'immagine per ingrandire


Cosa serve:

• 5 grosse mele acerbe (bucce e torsoli)
• 2 limoni (bucce, scarti, succo e semi)
• 1 arancia (bucce, scarti e semi), se non è disponibile non è necessaria.
• q.b. acqua (2,5 volte il peso totale degli scarti)
• q.b. zucchero




Premessa: se bucce e scarti sono già disponibili, saltare i primi 3 punti del procedimento.

Ѽ
 Lavare bene benissimo tutti i frutti, sbucciare l'arancia e i limoni e trattenerne le bucce compreso l'albedo, pelare le mele grossolanamente (trattenendo un po' di polpa con la buccia), ricavarne i torsoli e tagliarli a pezzi. 
Ѽ Spremere i limoni e irrorare gli scarti delle mele per evitare che anneriscano.
Ѽ Recuperare tutti i semi dei limoni e delle arance, e schiacciarli leggermente.
Ѽ Pesare tutti gli scarti e versarli in una pentola molto capiente. Io ho ricavato circa 1 kg di scarti.
Ѽ Aggiungere acqua per un peso pari a due volte e mezzo quello degli scarti. Nel mio caso, 2,5 l.
Ѽ Portare a ebollizione e cuocere per un paio d'ore a fuoco medio, il volume nella pentola sarà ridotto a circa la metà.
Ѽ Passare al setaccio (usarne uno a maglie fitte) la poltiglia facendo colare il liquido in una casseruola (altrimenti detta pentola ma è più figo dire casseruola), schiacciare ben bene così da recuperare anche un po' di polpa.
Ѽ Pesare il liquido ottenuto (io circa 1 kg. Lo so, i liquidi non si pesano, ma veramente voi misurate il volume? dai su, che pesiamo pure l'acqua!)
calcolare il 30% che sarà il peso dello zucchero, e aggiungere al liquido. Far ridurre a fuoco medio.

Alla fine ho ottenuto 600 g di pectina che ho invasettato e conservato come una marmellata.

Note:
- in caso si preveda di consumare la pectina a breve o di congelarla (in bicchierini di plastica o nei contenitori del ghiaccio), si può evitare di addensarla con lo zucchero, nel caso ricordarsi, quando si preparerà la marmellata, di aggiungere il peso della pectina a quello della frutta prima di calcolare la quantità di zucchero.
- Quanta pectina usare? Dipende dal tipo di frutta utilizzata per la marmellata, nella sezione DI PERTINENZA approfondiamo il discorso.

ps. la pectina nelle foto l'avevo conservata in frigo e si era gelificata, ma in realtà la consistenza finale dovrebbe essere molto simile ad un succo di frutta, quindi liquida.

 ѼѼѼѼѼ

E con la polpa di mele avanzata che facciamo? Una torta, una crostata, un succo oppure la marmellata!
(Nel titolo, che è una roba pubblica, ho scritto come pretende una direttiva europea,"confettura",  fra di noi invece la chiamiamo come sempre l'abbiamo chiamata, e pure rubata: marmellata).







MARMELLATA DI MELE al microonde

Ingredienti

- 500 g di polpa di mele (al netto degli scarti)
- 200 g di zucchero (riducibili a 150 g)*
-     1 limone (solo il succo)
- q.b. di zenzero fresco (oppure altri aromi a scelta: vaniglia, cannella, cardamomo, zenzero in polvere, peperoncino, pepe rosa in grani)

* La quantità minima di zucchero perché funga da conservante è di circa il 50% sul peso frutta, ma dipende dal tipo di frutta e dalla modalità di conservazione. Io, per esempio, conservo le marmellate in frigorifero tutto l'anno, quindi uso pochissimo zucchero.

 ѼTagliare la polpa in pezzi e versarla in un contenitore di vetro a bordi alti adatto per le cotture al microonde e irrorare col succo di limone per non far annerire le mele.
 ѼAggiungere lo zucchero, mescolare e porre la ciotola nel microonde.
 ѼCuocere alla massima temperatura per dieci minuti.
 ѼEstrarre la ciotola, frullare col minipimer fino ad ottenere la consistenza desiderata (vellutata o grossolana) e rimettere in forno ancora per dieci minuti.
 ѼAggiungere lo zenzero grattugiato o gli altri aromi e invasare in boccacci di vetro precedentemente sterilizzati al microonde (un dito d'acqua in ogni barattolo e 5 minuti alla massima potenza).
 ѼFar raffreddate i boccacci capovolti. Fine!

Visto? veloce, pulito ed esente da schizzi malefici! E la pectina? In questo caso non era necessaria, perché le mele ne contengono in quantità sufficiente ad addensare la marmellata senza aggiungerne.
E quali sono i frutti che hanno bisogno di una "aggisutatina" affinché la confettura si addensi velocemente, anche con la cottura tradizionale sul fuoco a gas? Ve lo dico più giù!








DI PERTINENZA




Perché usare la pectina? 

Per velocizzare la cottura della marmellata e quindi evitare la caramellizzazione della frutta.


Cosa è la pectina?

La pectina è un ingrediente (componente) naturale che si trova nelle pareti cellulari delle piante e dei frutti e il suo scopo è quello di agire come agente collante. La quantità di pectina che si trova nella frutta varia a seconda della varietà di frutta. Per esempio, le mele cotogne, le mele e gli agrumi contengono una maggior quantità di pectina e in particolare la loro buccia. Perché si possa creare un gel, fondamentale per le marmellate, la pectina della frutta ha bisogno di essere cotta insieme agli zuccheri e un acido come il succo di limone oppure l’aceto di mele.

La fonte più ricca in assoluto è la pellicina bianca - detta albedo - che rimane attorno ai frutti degli agrumi dopo aver allontanato la buccia.
Ecco spiegato come mai i nutrizionisti danno una netta preferenza al frutto intero rispetto alle spremute ed ai succhi di frutta, particolarmente ricchi di zuccheri e poveri di fibra.

La diversa concentrazione di pectina nei frutti maturi spiega perché da alcuni di essi si ottengono gelatine di consistenza eccellente, mentre da altri si ricavano marmellate piuttosto liquide, rendendo necessaria l'aggiunta di pectina in polvere o di altri frutti che ne sono particolarmente ricchi (mele cotogne e bucce di agrumi). Sotto questo aspetto, la capacità di formare gel ad alta consistenza è superiore per i frutti acerbi, poiché in quelli maturi si riscontra un elevato grado di idrolisi enzimatica delle pectine.

Le proprietà gelificanti ed emollienti della pectina sono utilissime per regolarizzare le funzioni intestinali. In presenza di diarrea, proprio come quando la marmellata è troppo liquida, la pectina aumenta la consistenza delle feci; invece, in presenza di stitichezza - purché accompagnata dalle giuste quantità di acqua - può favorire il transito intestinale, conferendo maggiore morbidezza alla massa fecale e distendendo le pareti coliche(importante stimolo alla peristalsi e all'evacuazione).
Questo potevo fare a meno di dirvelo vero? Oh, ma avete notato le funzioni intestinali, quale che sia l'argomento trattato, sono sempre presenti?)
(Tratto da http://www.my-personaltrainer.it/integratori/pectina.html)

Nota estetica : non far ossidare le bucce o gli altri ingredienti prima di trattarli. Approfittare dell'abbondanza di stagione e congelare, via via che si consumano i frutti, le scorze e le bucce in un sacco di plastica a zip facendo uscire il massimo dell'aria. Diversamente la pectina prenderà un colore scuro di frutta ossidata. Sarà comunque buona per la marmellata ma tenderà a scurire le marmellate e sopratutto le gelatine.

 Come abbiamo visto, l'albedo (la parte bianca della buccia) è la parte più ricca di pectina, quindi se limoni e arance sono biologici, si può grattugiare o pelare la scorza (solo la parte colorata) per utilizzi futuri, se non sono biologici si può buttare via senza rimorsi.



QUANTA PECTINA USARE PER LE NOSTRE MARMELLATE?

La gelificazione delle marmellate avviene grazie a due elementi  che, insieme, innescano il processo: la pectina e gli acidi. Ci sono frutti che contengono un perfetto rapporto pectina/acidi che non hanno bisogno di aggiungere né l'una né gli altri, frutti che hanno poca pectina o poco acidi, nel qual caso si rende necessario, al fine di velocizzare la gelificazione, aggiungerli entrambi.

Ecco una comoda tabella che raggruppa alcuni frutti a seconda del loro contenuto di acidi e pectina (fonte: National Center for Food Preservation):

GRUPPO 1
Frutti che, maturati al punto giusto, e non un secondo di più, contengono il perfetto ammontare di pectina e acidi per la gelificazione con la sola aggiunta di zucchero.
Quindi per le marmellate cotte con i frutti appartenenti  a questo gruppo non è necessario aggiungere pectina.

GRUPPO 2
Frutti che hanno un basso contenuto sia di pectina che di acidi. L'aggiunta di entrambi, e dello zucchero, è quasi sempre necessaria per la gelificazione della frutta.
In questo caso, consiglio di usare 100 g di pectina e il succo di 1 limone per 1 kg di frutta.

GRUPPO 3
Frutti che hanno sempre assolutamente bisogno dell'aggiunta di pectina e acidi.
Meglio raddoppiare con 200 g di pectina e il succo di 1 limone per 1 kg di frutta.



(Non chiedetemi cosa siano i Loganberries e l'uva western concord, please)




 Tamara


DIVAGAmente 



'A brioscia siciliana. Quella messinese.

$
0
0


Lo scorso anno, quando son stata in Sicilia ho fatto una scorpacciata talmente grossa di brioche con la granita che ancora me la sogno... (mentre i segni sono ancora ben evidenti sotto i miei occhi! :-DDD)
E così prima della partenza mi son messa alla ricerca di qualche bottega che le vendesse a portar via.
In realtà c'erano quelle di una pasticceria, nei pressi della zona imbarco, che confezionava vassoi preparati all'uopo per i turisti... ma di certo nella confezione non c'era scritta la lista degli ingredienti!!!
Sì, io volevo riportarmene un po' a casa, ma volevo anche carpire quali fossero gli ingredienti e gli aromi che facevano venir fuori tutta quella bontà per cercare di riprodurla nella mia cucina quando le scorte sarebbero finite (cioè il tempo di arrivare a casa)!!!
Fatto sta che a poche ore dall'imbarco sul traghetto che ci avrebbe riportato nella penisola, faccio capolino in un angolo e vedo l'insegna di un forno.
Con gli occhi sbrilluccicanti entro ed approfitto di una modesta fila per sbirciare tutto il ben di Dioche c'era dietro al bancone e negli scaffali.
Come un radar avvisto l'obiettivo afferro subito due dei quattro sacchetti contenenti le brioche e attendo il mio turno in cassa mentre già leggo la lista degli ingredienti.
"Piccioooooooootta, se aspettate una decina di minuti escono le brioche appena fatte! Cadde cadde gliele metto in un sacchetto di carta così "respirano" e si mantengono bene. Quelle che avete preso voi son di ieri! Lasciatele a 'mmia!! "
Ma no signora, non si preoccupi, queste son perfette e se non corro immediatamente all'imbarco rimango qui per un'altra settimana!
"E pecché non vi è piaciuta la Sicilia? Volete proprio andare via???"
Eh sì, purtroppo le vacanze son finite!!!!

Felice come non mai, esco col bottino in mano e mi dirigo sul traghetto come se avessi conquistato chissà cosa! Neanche il tempo di salire e sedermi su una panchina per godere ancora di quel bellissimo mare che già avevo aperto uno dei due sacchetti e, con il vento nei capelli e gli occhi socchiusi, mi perdo nella bontà dell'ennesima brioche...

Ovviamente, appena tornata a casa la prima cosa che ho fatto è stata quella di ritagliare la lista ingredienti e metterla al sicuro nel quadernino delle ricette!
Ed allora eccole qua le brioche.
Fortunata come non mai, l'etichetta conteneva alcune percentuali e da lì, risalire alle giuste proporzioni, con l'aiuto di un matematico in casa, è stato un gioco da ragazzi (per il matematico dico...)!! :-DDDDDDD

Per ottenere la stessa sofficità e scioglievolezza di quelle mangiate in Sicilia, ho pensato ad un prefermento, una buona idratazione e, ovviamente, ad una doppia lievitazione.
Obiettivo centrato! Al primo morso vi scioglierete anche voi!! ;-)
Vi racconto come fare.



INGREDIENTI  

400 g di Farina 0
200 g di Manitoba (io Lo Conte)
100 g di zucchero
200 g di acqua
200 g di latte
 90 g di strutto a temperatura ambiente
 15 g di zucchero invertito (o miele)
   5 g di sale
   4 g di lievito di birra fresco (sostituibili con 120 g di licoli o con 100 di p. m. solida entrambi al raddoppio)*
½ cucchiaino di estratto naturale di vaniglia
½ cucchiaino di estratto naturale di agrumi (o buccia di arancia e limone)

altro latte per pennellare
* in questo caso ridurre acqua e latte a 320-350 grammi complessivi.

PREPARAZIONE

Per chi impasta a mano.   
(clicca sulla foto per ingrandire)

Setacciare le farine in una ciotola e formare la classica fontana in cui versare 150 g di acqua, 150 g di latte insieme allo zucchero invertito (o miele) ed al lievito di birra.
Con una frustina, mescolare il liquidi e raccogliere tanta farina quanto basta per ottenere una sorta di pastella (come da foto) e lasciar riposare questa specie di "prefermento" per circa un'ora.
Trascorso questo tempo, e sempre al centro della fontana, versare gli ultimi 50 g di acqua insieme ai 50 g di latte, all'estratto di vaniglia, di agrumi e allo zucchero che, sempre con la stessa frustina, andremo a sciogliere girando velocemente.
A questo punto iniziare a far scendere la farina dai lati della fontana, mescolando con una forchetta fin quando l'impasto non possa essere rovesciato su un piano di lavoro.
Impastare fino ad ottenere un composto abbastanza liscio prima di iniziare ad inserire lo strutto a fiocchetti e facendolo incorporare un po' per volta con la tecnica dello slap&fold; poco prima di terminare l'inserimento dello strutto, unire anche il sale  terminare la lavorazione fin quando l'impasto si presenterà piuttosto morbido,  liscio, setoso e con una buona formazione della maglia glutinica.
Per chi utilizza la planetaria, setacciare le farine nella ciotola dell'impastatrice e fare la stessa fontana utilizzando la frusta K per preparare il prefermento. Trascorso il riposo di un'ora sostituire la frusta con il gancio e procedere come per l'impasto a mano; ovviamente non sarà necessario slappare e foldare perché ci penserà la macchina ad ottenere un impasto liscio e perfettamente incordato! ;-)
Ora son due le strade percorribili:
1.  attendere il raddoppio dell'impasto e procedere alla formatura delle brioche.
2.  mettere l'impasto in frigorifero e lasciarlo maturare per 6-8 ore (possiamo arrivare anche a 12); in questo tempo avverrà anche una parziale lievitazione che terminerà nel momento in cui lasceremo che l'impasto torni a temperatura ambiente prima di procedere con la formatura.
Io ho scelto la strada del riposo in frigo.
A raddoppio avvenuto formare le brioche e qui arriva il divertimento. :-))))))
Dividere l'impasto in pezzi da 80 g per la brioche e in 20 g per il tuppo.
Prendere il pezzo di impasto da 80 g, dando una forma a rettangolo e posizionarla sul piano da lavoro in posizione verticale.  Arrotolare partendo dall’alto verso il basso, operando una leggera pressione con i pollici per fissare l'impasto fino a far uscire una specie di  “filoncino”. Girarlo di 90°, riportandolo in posizione verticale e ripetere l’operazione dell’arrotolamento. A questo punto, piegare su se stesso e verso il basso il filoncino fino a formare una pallina che andremo a strozzare come fosse una mozzarella per rendere la superficie perfettamente liscia. Posizionare la pallina sul piano di lavoro e farla roteare sotto il palmo della mano per arrotondare bene.
Con lo stesso metodo formare la pallina più piccola per il tuppo.
Ora, praticare un foro sulla superficie della pallina più grande e formare un'apertura nella quale posizionare, spingendo delicatamente, quella più piccola.
Si lo so, ho contorto il cervello a voi e la lingua a me. Spero che dalla foto del passo passo si capisca meglio il procedimento.
Mano a mano che si formano le brioche posizionarle su una teglia rivestita di carta forno, coprire con pellicola o con sacchetti da freezer ed attendere il loro raddoppio. Vi accorgerete che saranno pronte per la cottura quando, toccandole delicatamente, le sentirete soffici soffici sotto le vostre dita.
Accendere il forno a 180° in modalità statica e con un pennello, bagnare la superficie delle brioche con del latte.
Infornare per 15-20 minuti o fino a quando le brioche appariranno ben dorate. A questo punto tirare fuori la teglia e pennellarle abbondantemente con del latte una seconda volta ed infornare per altri 2-3 minuti. Questa operazione farà sì che la superficie della brioche, già appena uscita dal forno si presenterà morbida e fantastica al morso!




La particolarità di questo impasto è l'assenza di uova, ma devo dire che il risultato finale è veramente spettacolare! Parola non solo mia ma anche di chi ha condiviso con me la vacanza in Sicilia lo scorso anno! ;-)
La morte di queste brioche, invece, è la granita alla fragola o quella al caffè (ma a dire il vero anche quella ai gelsi, alla ricotta, alla mandorla, al pistacchio, al cioccolato, e a tutti i fruttipossibilieimmaginabili).
Ecco, se le brioche si possono replicare anche a casa, non è così per la granita! .
Quella bisogna mangiarla per forza in territorio d'origine perché non ci sarà mai ricetta casalinga che possa eguagliare quel risultato (se però qualcuno può smentirmi è pregato di farlo, grazie!!!).
E dunque, in assenza di granita, a casa nostra la brioche ce la gustiamo con il gelato che è da svenimento. Provare per credere!!!! :-)))))))))))

Prendere la brioche, stringerla tra le mani ed affondare il morso, prego!



Siate lieti, sempre! 

Approfondimenti:
Il territorio della brioscia.
- Un vero e proprio trattato e foto pazzesche della cugina salentina della brioche siciliana, qui.

Brioche fiocco di neve.

$
0
0


Speravate in un po' di fresco vero? Niente da fare, da oggi caldo rovente!



Da un po' di tempo nella foodblogsfera circolano mega produzioni degli ormai famosi fiocchi di neve di Poppella, pasticcere napoletano diventato famosissimo grazie a queste brioche. 
Il guscio è di pasta brioche  ma sul ripieno cremoso è caccia all'ingrediente segreto. Da qui le più svariate e azzardate ipotesi. Di certo c'è panna montata e ricotta aggiunte ad una crema (pasticcera o di latte). Però del colore giallo della pasticcera non c'è traccia, quindi la maggior parte di chi ha provato, oppure soltanto ipotizzato, ha decretato crema di latte. E l'altro ingrediente segreto? Meringa italiana? Meringa francese polverizzata? Non resta che provare!
Insomma, capisco che sia un tormentone ma ci sono cascata pure io perciò ecco la mia interpretazione dei fiocchi di neve. 
Premetto che non ho assaggiato gli originali perciò la somiglianza è certa soltanto nell'aspetto esteriore. Di fatto è che queste brioscine sono di un buono pazzesco. Provatele!



E visto che parliamo di sofficità e leggerezza ho deciso di partire da queste brioche che, per l'appunto, avevo ribattezzato nuvole.

La crema è composta da una crema di latte+polvere di meringa+ricotta+panna montata. 
La meringa è fatta con un metodo veloce che non regala la miglior meringa ma per questo uso va più che bene.

Per comodità riporto dosi e procedimento anche della pasta brioche, e l'ordine con cui procederò con le varie preparazioni.

1 - Lievitino, impasto brioche,  lievitazione, formatura e seconda lievitazione brioche

2 - Preparare raffreddare e polverizzare meringa
3 - Preparare e raffreddare la crema di latte*
4 - Asciugare in frigo la ricotta e setacciarla
5 - Montare la panna
6 - Mix crema finale
7 - Cuocere brioche
8 - Farcire brioche

*la crema di latte è anche il nome con cui si definisce la panna, ma esiste anche una crema di latte composta da latte (o panna), amido e zucchero. Non esiste una ricetta univoca, ognuno ha la sua, a me ha ispirato quella di un membro del gruppo fb di Adriano ed è quella che ho scelto per queste brioche.


PASTA BRIOCHE

Ingredienti

clicca per ingrandire
- 500 g di farina W330
- 100 g di latte
- 150 g di yogurt magro greco (io total ZERO fage)
- 100 g di zucchero
-  60 g di burro fuso e raffreddato 
-  7 g di sale
-  8 g di lievito di birra fresco*
-  2 uova + 1 tuorlo
-  1 cucchiaio di miele di acacia 1 cucchiaino
-  2 cucchiai di rum
-  zeste grattugiate di 1 limone e 1/2 arancia


*Con pasta madre seguire questi dosi:
150 g di pasta madre solida
400 g di farina
  50 g di latte

*Con li.co.li
125 g di lievito naturale liquido 
440 g di farina
  40 g di latte

Per il lievitino (da prelevare dal totale degli ingredienti)

1 cucchiaino di miele
metà zeste di limone
8 g lievito di birra
100 g di latte
 90 g farina
LIEVITINO

 (soltanto se si sceglie il ldb altrimenti procedere con impasto diretto)
Nella ciotola dell'impastatrice versiamo il latte appena tiepido, il cucchiaino di miele, le zeste di limone e il lievito di birra e sciogliere il tutto. Aggiungere i 90 g di farina. Amalgamare, coprire e lasciar lievitare fino al raddoppio o comunque fino ai primi cedimenti della massa. Qui ancora fa caldo pertanto con 40' circa è pronto.
 Prendiamo lo yogurt e uniamo le restanti zeste, mescoliamo e teniamo da parte.

Uniamo le uova, il tuorlo, metà dello zucchero e tanta farina quanto basta per incordare con la foglia. 


Inseriamo in tre volte lo yogurt, seguito dal resto dello zucchero e la farina inserita gradualmente (lasciamone fuori una cucchiaiata per l'inserimento del burro). Aggiungiamo ora il miele insieme al sale. Manteniamo sempre l'incordatura. Inseriamo a filo il rum e incordiamo ancora. 
 Inseriamo il burro un po' alla volta. Una volta incordato, montiamo il gancio e diamo qualche giro per serrare l'impasto. Capovolgiamo un paio di volte durante questa operazione.
 Trasferiamo in una ciotola unta di burro e lasciamo raddoppiare. (Calcolate circa 1 ora e mezzo/due).
 Trascorso il tempo rovesciamo la massa sul piano di lavoro e diamo delle pieghe di tipo 2 portando un lembo verso il centro e facendo così fino a completare il giro. Copriamo e lasciamo riposare per 15'. 
 Spezziamo in pezzi da 30 g circa, avvolgiamo a palla rotolando sotto il palmo della mano e mettiamo  in teglia ben distanziati (cresceranno anche in cottura) su carta forno coperta con pellicola o cellophane.
 Mettiamo a lievitare. Attenzione perché sarà breve.



MERINGA
  • 10 g di albume
  • 100 g di zucchero a velo (io Paneangeli)
Impastiamo albume e zucchero. Otterremo un impasto liscio e compatto. Dividiamo in tre palline che adageremo in pirottini di carta aperti a piattino (oppure un disco di carta forno) e messe, una per volta, a cuocere nel microonde alla massima potenza (io 950 w) per 30 secondi. Ripetere per le altre due palline. Vedrete che la meringa prima si gonfia tantissimo, poi si sgonfia un po' per poi crescere nuovamente. Terminata la cottura poniamo a raffreddare su una gratella senza toglierle dalla carta.
Polverizziamone due (io con macina caffè).

CREMA DI LATTE
  • 200 g di latte intero
  • 80 g di zucchero semolato
  •  20 g di amido di mais (io Paneangeli)
  • 1 cucchiaino di estratto di vaniglia
  • 60 g di meringa polverizzata 
In 50 g di latte (tolto dai 200)  sciogliamo l'amido di mais. Scaldiamo i restanti 150 con la vaniglia e lo zucchero; sciogliamo e portiamo a bollore. 

Versiamo l'amido ormai sciolto nel latte e procediamo come per la crema pasticcera; la consistenza da raggiungere sarà la stessa. Trasferiamo in una ciotola larga e bassa e copriamo con pellicola a contatto; raffreddiamo velocemente e riponiamo in frigo.

MIX DI CREMA FINALE

  • 250 g di crema di latte*
  • 250 g di ricotta (io di pecora) ben scolata e setacciata
  • 250 g di panna seme montata

Preleviamo dal frigo la crema di latte e uniamo la ricotta setacciata e montiamo con le fruste. Uniamo la panna semi montata con movimenti lenti dal basso verso l'alto per non smontarla. 
Inseriamo in una sac à poche con beccuccio a siringa e trasferiamo in frigo.

COTTURA BRIOCHE

Preriscaldiamo il forno a 180° (statico o termo ventilato) 

Pennelliamo con latte e inforniamo per 12 minuti. Sforniamole piuttosto chiare altrimenti perdono di sofficità. 

FARCITURA

Appena tiepide riempirle con circa 30 g di crema per ognuna, io le ho pesate prima e dopo. Facciamo raffreddare in un ambiente fresco coperto da un telo. Spolverizzare di zucchero a velo e servire. 







Dalla quantità di foto si capisce quanto mi siano piaciute?  :D:D:D

Silvia

"Con questa ricetta partecipo al contest di Kucina di Kiara e Villa Tilli: Colazioni Dolci e Salate".





Polpette di fagioli e cous cous.

$
0
0


Quando le ho viste da leiè stato amore a prima vista! E finalmente son riuscita a farle!!!!
Pepi, con il suo sorriso, mi incanta sempre per la bellezza dei suoi post e alla prima lettura di questa ricetta, non ho potuto fare a meno di prendere al volo un foglio di carta, ed annotare subito gli ingredienti.
Ho fatto delle piccole modifiche, aggiungendo un po' di spezie al cous cous e sostituendo il pane grattugiato alla semola per infarinare.
Il risultato? Eccolo qua!
Delle gustosissime polpette, in cui il sapore dei legumi si fonde armoniosamente con quello speziato del cous cous e del limone, che regala freschezza al palato e che ti fa dire "ma sì, ne mangio un'altra va...!!!"
Veloci da fare, buone da mangiare, calde, tiepide e fredde. E se l'olio viene usato in quantità minima pure dietetiche. Cosa volere di più? :-DDDDDDDDD

INGREDIENTI

350 g di fagioli misti lessati (borlotti, rossi, neri, cannellini)
100 g di cous cous
100 g di patate lesse
120 ml di acqua bollente
1 limone non trattato
1 cucchiaino di origano
1 pizzico di spezie per cous cous
1 cucchiaino di fecola di patate (se l'impasto risultasse troppo morbido)
semola o pane grattugiato per infarinare
q.b. olio extravergine d’oliva
q.b. sale marino integrale
q.b. pepe macinato al momento

PREPARAZIONE
(clicca per ingrandire)

Lessare le patate con la buccia e pelarle una volta fredde.
Disporre il cous cous con le spezie in una ciotola e versarci sopra l’acqua bollente.
Coprire, lasciar riposare 5 minuti e sgranare con una forchetta.
Scolare i fagioli dall'acqua di cottura e frullarli insieme alle patate  per poi unirli nella ciotola del cous cous; aggiungere il succo e la scorza grattugiata del limone, l’origano, una spolverata di pepe e regolare di sale. Amalgamare tutti gli ingredienti con una forchetta mescolando fino ad avere un composto omogeneo. Coprire la ciotola con la pellicola e riporre in frigo per una mezz’ora.
Trascorso questo tempo, formare delle polpette e farle roteare prima nel pangrattato (o nella semola) e dopo in una ciotola con dell'olio dentro. Disporle mano a mano su una teglia rivestita con carta forno e, una volta terminato tutto l'impasto, infornare a 200° C per circa 15 minuti o finché saranno ben dorate.



Come vedete, oggi ricettina sprint e poche chiacchiere!
Il caldo mi sfianca e la testa è ancora immersa nel caos lavorativo :-((
Anche le foto sono poche, ma è colpa delle polpette che son talmente buone da essere state divorate in un lampo poco dopo uscite dal forno!!!! :-DDDD
Ancora un ringraziamento a Pepi per aver condiviso questa bontà!

Maria Teresa

〰 ۩۩ 〰 〰 ☼ 〰 〰 ۩۩

Noi ci si rilegge a settembre, dopo che un po' di riposo ci avrà rigenerate e l'aria più fresca ci farà tornare vicino ai fornelli!! ;-)
Vi lasciamo un caro augurio per i vostri giorni di vacanza, che siano al mare, in montagna o in città!

Tamara, Silvia, Maria Teresa
:-)))))))))




Siamo ancora in ferie ma... coming soon!

$
0
0
Se non vi siete accorti che ancora non siamo tornate ci dispiace, questo significa che non vi siamo mancate :))). Al contrario, vi comunico anche a nome delle mie socie, che presto torneremo a pubblicare. Nel frattempo...

vado a fare un tuffo!


Silvia

Torta al caramello salato e ganache al cioccolato, sinteticamente "Torta Giulio" di Ernst Knam, una delle cinque torte.

$
0
0


♪♫• L'estate sta finendo E un anno se ne va Sto diventando grande Lo sai che non mi va. In spiaggia di ombrelloni Non ce ne sono più È il solito rituale Ma ora manchi tu Uh uh uh.•♫♪ Uoh oh oh oh.♩.¸¸♬´¯`♬

Stremate, stremate, le streghe son tornate! Sì, stremate da questo riposo esagerato, da 'ste vacanze lontane dalle cucine e dai vicini di blog! Stremate dal caldo, dalle zanzare, dalla pioggia e dal controllo delle calorie! Basta pancia in dentro e petto di pollo a tavola, l'estate sta finendo e finalmente possiamo ricominciare a peccare caloricamente come solo col cioccolato si può, se poi a questo si aggiunge uno strato di caramello salato e un guscio di frolla al cacao e la firma di Ernst Knam (su 9 lettere solo 2 vocali), allora la trasgressione è irresistibile.

Incredibile come una torta così goduriosa sia anche così semplice da fare. Difatti quest'estate l'ho fatta e rifatta tante volte (ehm ma chi l'ha detto che il cioccolato d'estate non si mangia??), sbizzarrendomi con varie decorazioni di frolla e diverse aromatizzazioni della ganache. Come suggerisce il titolo, in questo dolce la ganache al cioccolato fondente e il mou salato si adagiano lussuriosamente su un letto  guscio di frolla al cacao e vaniglia. Non fatevi ingannare dalla lungaggine delle mie descrizioni, ormai lo sanno anche i sassi che sono lunga, fidatevi di questa sintesi: frolla, mou, freezer, metti la cera togli la cera, coltello caldo, piattino, forchetta, papille gustative, bip bip bip! Tutto qui!


O.T. Knam, io ti ho visto in carne, ossa e camice bianco, sei un gran gnocco, decisamente più gnocco dal vivo che dal morto, insomma di quanto appari in tv o in foto. Eri ospite all'Agrogepaciok l'anno scorso,  disponibile, allegro, vezzoso coi tuoi occhiali rossi e il sorriso inaspettato, ma te lo dico: con questi occhiali (no, ma cliccate, vi prego!) mi hai perso una vagonata di punti in una botta!

Dimenticavo! La Giulio è una delle 5 torte per il mio compleanno, a giugno. Quanti anni ho compiuto? Non ve lo dico neanche stremata, rimarrà un segreto che manco Fatima, vi dico solo che ne ho fatta una per ogni decennio, non dirò altro neppure sotto tortura!  

Piccola nota: la torta si chiama "Giulio", come uno dei figli di Knam a cui il re del cioccolato ha dedicato questo meraviglioso dolce.
 


RICETTA

Ingredienti per torta tonda cm 20 (26)[20 quadrata]

Pasta frolla al cacao
200 (340)[260] g di farina
125(210) [160] g di burro
125(210)[160] g di zucchero semolato
  55   (90)[ 70] g di uova intere
  40  (70)[ 55] g di cacao amaro in polvere
      (8)  [6] g di lievito in polvere
   2      (3)   [2] g di sale
1/2  bacca di vaniglia

Mou salato
100(170)[130] g di zucchero semolato
100(170) [130] g di panna fresca
  90 (150)[115] g di burro
   2     (3)    [2] g di sale di Maldon ( io ho usato del sale comune)

Ganache al cioccolato 
180 (280)[210] g di cioccolato fondente (minimo 60 %)
150(230)[175] g di panna fresca liquida


PREPARAZIONE

clicca sull'immagine per ingrandire
Frolla
Setacciare farina, cacao e lievito e versare le polveri nella planetaria o nella ciotola.
- Aggiungere il burro freddo tagliato a tocchetti e mescolare velocemente col gancio a kappa o con l'olio di gomito fino ad ottenere una sottile sabbiatura.
- Sbattere le uova insieme allo zucchero, la vaniglia e il sale.
- Versare nella sabbia e mescolare velocemente nella modalità scelta (macchina o mani).
- Formare un panetto, avvolgere nella pellicola e far riposare in frigo almeno 3 ore. Ma anche fino al giorno dopo, come tutte le frolle più riposa in frigo e meglio è.

Guscio
- Arrivato il momento di preparare la torta, tirar fuori la frolla dal frigo, lavorarla un po' con le mani per renderla lavorabile e decidere come rivestire lo stampo.
  I miei criteri sono questi: 
   Se faccio la torta per casa mia, senza occasioni particolari (se non il desiderio di peccare cioccolatosamente), allora stendo la frolla fra due fogli di carta forno in una misura più grande dello stampo, schiaffo nello stampo sistemando i bordi alla meno peggio e procedo.
  Se invece la torta è destinata ad una occasione speciale e necessita di una cura particolare, procedo come sotto.
- Stendere la frolla tra due fogli di carta forno ad una altezza di 4 mm e coppare nella misura esatta
clicca sull'immagine per ingrandire
del fondo dello stampo (magari aiutandosi con la stessa tortiera).
- Posizionare sul fondo della tortiera conservando solo la carta forno sotto. Riporre in frigo mentre si prepara il bordo.
- Sempre aiutandosi con la carta forno, stendere una striscia di frolla lunga quanto la circonferenza della tortiera, alta 3 cm e spessa 4 mm. Far indurire in frigorifero qualche minuto per rendere più facile le operazioni successive.
- Eliminare uno dei due fogli di carta, imburrare il bordo dello stampo, e con delicatezza farvi aderire la striscia di frolla (io l'ho divisa in due ch'è più facile) dalla parte con la carta.
- Bucherellare il fondo con una forchetta, ricoprire di carta forno e legumi o altro peso, per non far gonfiare troppo la frolla. Per ottenere un guscio perfetto foderare con lo stesso sistema di carta forno (disco sul fondo e striscia sui bordi) e riempire di legumi o riso fino all'orlo.
- Infornare a 180 gradi forno statico o 165 forno ventilato, cuocere 15 minuti.
- Estrarre lo stampo, eliminare legumi e carta, portare a cottura per altri 5/10 minuti.
- Far raffreddare completamente la frolla prima di estrarla con estrema delicatezza!

Mentre la frolla si fredda, preparare il
Mou salato
- In una pentola dal fondo spesso e largo versare lo zucchero, accendere il fuoco a fiamma medio
clicca sull'immagine per ingrandire
bassa e aspettare, senza toccare, che si sciolga.
- Appena sciolto, prima che scurisca, versarvi la panna bollentissima in due o tre volte, mescolando velocemente. La differenza di temperatura fra la panna e lo zucchero (che fonde a temperatura maggiore di quella utile alla panna per bollire) causerà un ribollimento notevole, occhio agli schizzi! Lo zucchero sciolto tenderà a indurirsi, continuare a mescolare a fuoco bassissimo fino a quando non si otterrà una crema omogenea (5 minuti circa).
- Spegnere il fuoco e aggiungere il sale e il burro. Anche in questo caso, mescolare finché quest'ultimo non si sarà emulsionato perfettamente alla crema.

Versare nel guscio di frolla e far indurire circa mezzora in freezer. (Io per sicurezza, dopo averlo estratto dallo stampo, eliminato la carta forno e fatto raffreddare su una gratella, lo rificco nello stampo, così che sia più facile metti nel freezer togli dal freezer, metti nel freezer togli da freezer, metti la cera togli la cera)

Mentre il mou si fredda, preparare la
clicca sull'immagine per ingrandire
Ganache
- Tritare il cioccolato.
- Bollire la panna (sul fuoco o al microonde).
- Versare il cioccolato nella panna.
- Mescolare fino a quando il cioccolato sia completamente sciolto e la ganache cremosa.
- Far intiepidire.
(A volte procedo in altro modo, sciolgo il cioccolato al microonde e poi vi unisco la panna calda poco alla volta).
Versare sul caramello, far indurire ancora mezzora in freezer.

Conservare in frigorifero.

Come detto su, più facile a farsi che a dirsi, soprattutto a dirsi lungamente come dico io!

 


DI PERTINENZA


CONSIGLI  

Se si vuol preparare una dose di ganache maggiore o minore di quella indicata, si tengano in  conto le dosi che sono: per una parte di panna calcolare 1,2 parti di cioccolato.

Con gli avanzi della frolla si possono fare dei biscottini con le forme preferite per decorare la torta, a seconda delle occasioni. Io ne ho fatte di ogni foggia, anche le più impensate.

Si può profumare la ganache, lasciando in infusione nella panna: vaniglia, peperoncino, pepe, buccia d'arancia, caffè solubile, rum. Oppure aggiungere alla ganache zeste d'arancia grattugiate o canditi. O  sostituire parte della panna con frutta frullata (banane, lamponi, mango), oppure ancora aggiungere frutta fresca.

Per ottenere un taglio della torta pulito ed elegante, usare un coltello a lama liscia bagnato in acqua bollente e passato velocemente in un panno per eliminare l'eccesso d'acqua. Il coltello caldo taglierà le creme evitando che queste si attacchino alla lama sporcando la fetta.

 Tamara


Ricetta e spunti trovati QUI







 DIVAGAmentea proposito di occhiali 

(chiedo venia per l'uso scellerato dei puntini. 3, i puntini sospensivi la grammatica vuole siano 3 seguiti dallo spazio, diciamo che sto per usufruire di licenza prosaica)

Sono una donna asimmetrica.
Ho un linfedema alla gamba sinistra. Quindi la gamba sinistra è, a seconda dei giorni,  dello scirocco della tramontana,  di quanto sia grassa o magra,  da quanto mi curi o mi trascuri, più gonfia o molto più gonfia dell'altra.
Anche la caviglia sinistra è più voluminosa della destra.
E il piede sinistro più tondo dell'altro.
La gamba sinistra ornata di cicatrici belle e brutte.
La gamba destra liscia come una pesca.
Quando mi trucco vedo un occhio impercettibilmente diverso dall'altro.
Ho la riga ai capelli di lato.
Un seno più piccolo (!) dell'altro.
Il mignolo della mano destra è rotto.
Quello della mano sinistra no.

Ho un po' di astigmatismo miopico distribuito equamente ad entrambi gli occhi. Sono andata a ritirare  gli occhiali da sole nuovi da Alfonso, l'ottico. Tutta contenta appena arrivata a casa sono corsa davanti allo specchio ad ammirarmi un po' (ma proprio un poco).  Cavolo, sono un po' storti sul viso. Torno dall'ottico.
- Alfonso sistemami gli occhiali guarda vedi sono storti
- Ok, dammi qua... prova ora
- No Alfonso, non ci siamo vedi? qua stanno più su e qui più giù
- Dammi qua.................. prova ora
- Niente Alfonso, ancora. Dai, guarda, sono asimmetrici, ma non lo vedi?
- .............
- .............
- Tam non sono gli occhiali......
- ... ?
- ... è la faccia...
- ...
- ...
- ... Fanculo Alfonso!



Viewing all 144 articles
Browse latest View live