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Channel: Un condominio in cucina
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Pane buffo per una cena coi baffi

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...ma, essendo solo donne, ribattezzata  la cena delle baffe. Poscia, in effetti, nessuna di noi ha i baffi, così è diventata la cena delle buffe, ché buffe invece siamo tutte. Simpatiche, brillanti, un po' sceme (io), molto intelligenti (le mie amiche), casiniste, ciovani (nell'animo!), carismatiche, colorate. Come questo pane, un arcobaleno buffo, su cui ci buttiamo a tuffo per una cena coi baffi, manca il blu dei puffi quello col ciuffo che poi fa la muffa, facciamolo di stoffa in una forma goffa in testa una cuffia...ehm...un pane colorato ecco!
L'avevo visto zappando in tv ed ero rimasta folgorata da quei colori buffi con gli sbaffi che poi t'abboffi con morsi goffi e...

è un pane di Sara Papa, colorato naturalmente, speziato e aromatico, ottimo tostato e bruschettato,  si sposa si accompagna allegramente al pesce, ai formaggi e ai salumi, e con qualunque cosa vi venga in mente, per una cena coi baffi, ma anche senza!




RICETTA


PANE   ARCOB ALEN

Premesse:
- Preparare 5 ciotole unte leggermente d'olio, impastare come si preferisce, con olio di gomito o con impastatrice, l'importante è non incordare troppo l'impasto altrimenti sarà poi impossibile stenderlo.
- Nella sequenza sotto elencata, fino all'impasto verde non è stato necessario ripulire la ciotola. Neppure dopo la rossa, tanto il nero copre tutto, oltre a sfinare :)
- Non lessare gli spinaci, ma farli solo appassire nell'acqua bollente. Questo farà sì che il verde rimanga più verde!
- Consiglio di fare dosi doppie, i filoncini, una volta freddi, si posso surgelare. Giacché ci si mette, tanto vale risparmiare la fatica di una seconda volta (che poi la seconda volta rifacciamo doppia dose così ci evitiamo la terza...o la quarta???).
- Armarsi di pazienza, e magari di guanti per alimenti, onde evitare di ritrovarsi con le mani e le unghie multicolor (ché poi saremmo costrette a dire, per fare le sborone, che abbiamo dovuto cambiare tutte e 4 le ruote dell'auto, fare la tinta alla mamma, alla sorella e alla vicina di casa, e dare il bianco alle pareti verdi del garage, tutto fra ieri e oggi!).
- Una volta armateci, partite!




Nota spesa per 3 filoni: 710 g di farina tipo 1, 430 g di acqua, 250 g di pasta madre (o 10 g di lievito di birra), 10 g di sale, 5 cucchiai di olio e.v.o., 5 cucchiaini di miele, 20 g di curcuma, 250 di spinaci freschi, 20 g di paprika, 50 g di concentrato di pomodoro, 8 g di nero di seppia.
Suddivisi in:

IMPASTO BASE BIANCO:
150 g di farina tipo 1
  90 g  di acqua
  50 g di pasta madre (o li.co.li) oppure 2 g di lievito di birra (+ 30 g di farina + 20 g di acqua)
    2 g di sale
    1 cucchiaio di olio e.v.o.
    1 cucchiaino raso di miele

- Spezzettare il lievito nell'acqua (nel caso si usi il lievito di birra ricordarsi di adeguare i pesi farina/acqua), aggiungere il miele, l'olio e la farina e impastare fino a far amalgamare tutti gli ingredienti. Idratare il sale con un goccio d'acqua, aggiungerlo all'impasto e portare ad una incordatura non troppo serrata. Trasferire in una ciotola e coprire con pellicola.

IMPASTO GIALLO:
130 g di farina tipo 1
  20 g di curcuma
  90 g di acqua
 50 g di pasta madre (o li.co.li) oppure 2 g di lievito di birra (+ 30 g di farina + 15 g di acqua)
    2 g di sale
    1 cucchiaio di olio e.v.o.
    1 cucchiaino raso di miele

- Sciogliere la curcuma nell'acqua e procedere come sopra.

IMPASTO VERDE:
150 g di farina tipo 1
250 g di spinaci crudi
100 g di acqua (frullare finemente gli spinaci con l’acqua e usare solo 100 g del composto ottenuto)
 50 g di pasta madre (o li.co.li) oppure 2 g di lievito di birra (+ 30 g di farina + 15 g di acqua)
    2 g di sale
    1 cucchiaio di olio e.v.o.
    1 cucchiaino raso di miele

Portare l'acqua ad ebollizione, spegnere, versarvi gli spinaci e lasciar raffreddare. Frullare finemente, prelevare solo 100 g del composto liquido ed impastare come i precedenti.

IMPASTO ROSSO:
130 g di farina tipo 1
  20 g di paprika dolce (o, se si preferisce, mista dolce e piccante o affumicata)
  40 g  di acqua
  50 g di concentrato di pomodoro
  50 g di pasta madre (o li.co.li) oppure 2 g di lievito di birra (+ 30 g di farina + 15 g di acqua)
    2 g di sale
    1 cucchiaio di olio e.v.o.
    1 cucchiaino raso di miele

Sciogliere la paprika e il concentrato di pomodoro nell'acqua, impastare come l'impasto base.

IMPASTO NERO:
150 g di farina 1
    8 g di nero di seppia
  90 g di acqua
  50 g di pasta madre (o li.co.li) oppure 2 g di lievito di birra (+ 30 g di farina + 15 g di acqua)
    2 g di sale
    1 cucchiaio di olio e.v.o.
    1 cucchiaino raso di miele

Diluire il nero di seppia nell'acqua ed impastare come l'impasto base.
clicca sulle immagini per ingrandire

Finalmente

pronti i 5 impasti,  farli lievitare fino al raddoppio a 28 gradi.
Oppure, se nel frattempo si è fatta notte, schiaffare tutto in frigo e la mattina, prima di andare a lavorare o in palestra a fare yoga, tir fuori dal freddo e far lievitare fino al raddoppio (che sarebbe bene coincidesse col ritorno a casa).

Tirar fuori l'olio di gomito e con il mattarello stendere ogni impasto ad una altezza di circa 1 cm realizzando rettangoli di medesime
misure (circa 25x20).


Cominciare da quello bianco, poggiarlo sul piano infarinato e spennellare la superficie con acqua.
Stendere il panetto nero, sovrapporlo a quello bianco, spennellare d'acqua e procedere allo stesso modo con l'impasto verde, rosso ed infine giallo.

Tagliare, per il senso della lunghezza, l'impasto in 3 fasce. Attorcigliare ogni striscia come come uno straccio bagnato (ma non così vigorosamente!), avvolgere in carta forno, lasciando questa molto ampia così da lasciare lo spazio alla lievitazione.

Farli lievitare direttamente nella teglia che si userà per cuocere. Io, per evitare che si allarghino e per facilitare la crescita

Cuocere in forno già caldo e vaporizzato, modalità statico,  a 220 °C per 15 minuti, abbassare a 180° e continuare per altri circa 15 minuti. Eliminare la carta forno, grazie alla quale i colori si sono mantenuti brillanti, e terminare la cottura per altri 5/10 minuti attivando la funzione ventilata. Lasciar raffreddare in forno e...ammirare queste opere d'arte e di d'allegria!


Tamara







  DI PERTINENZA 

Dovrei parlare, pertinentemente, della farina tipo 1, io ne ho una scorta meravigliosa macinata a pietra comprata in Umbria, Granarium (non mi pagano per dirlo eh? non sanno manco che ho comprato da loro! anzi, quasi quasi mando il link di questo post e chissà che non  mi regalino un chilo di farina:). Dicevo, dovrei parlare delle farine, e degli spinaci, e delle spezie, e della paprika affumicata che ho comprato a Roma nell'ultima puntatina lampo, ma non ci ho voglia! Sono nata stanca e vivo per riposare...
lascio parlare le foto, voi drizzate gli occhi e annusate!

Buon annonuovoa colori!

Tamara, Silvia, Maria Teresa









 DIVAGAmente

Quando Baltasar entra in casa, sente il parlottare che viene dalla cucina, è la voce della madre, la voce di Blimunda, ora l'una, ora l'altra, appena si conoscono e hanno tanto da dire, è la grande, interminabile conversazione delle donne, sembra cosa da niente, questo pensano gli uomini, neppure loro immaginano che è questa conversazione che trattiene il mondo nella sua orbita, se non ci fossero le donne che si parlano tra loro, gli uomini avrebbero già perso il senso della casa e del pianeta, (...)

[“Memoriale del convento” José Saramago]



"Adoro la canzone che ti ho mandato e penso che ti somigli molto, perché per natura sei sorriso, allegria, consolazione e speranza.
Perché le donne, ma tu in somma misura, sono Remedios per l'umanità, sono tessitrici, cucitrici, rammendatrici di tutto ciò che è lacerazione: sono il contrario della guerra. Sono Penelope, ma anche Aracne e Calipso, e nella loro tela sanno sempre e comunque trovare...remedios.
Stasera ti racconto una bella storia
Baci Baci
Carmen"

Il pane è dedicato a te, amica mia, alla nostra Barbisenzaken, e a Eli, Lory e Flo. 
Alla prossima cena di addio al prelibato :)




Questi colori non potevo non portarli nella mitica raccolta di lievitati Panissimo ideata da Sandra e Barbara questo mese ospitata da una delle ideatrici, Sandra



Mini plumcake agli agrumi: leggerezza a colazione!

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Ed eccoci qua, con la prima decade di gennaio già trascorsa ma che ci regala giornate pian pianino sempre più lunghe! Io sono già felice per questo! E voi??? :-))))))

La scorsa settimana, entrando nel mio negozio preferito di caccavelle, l'occhio è caduto subito sulla novità di alcuni pirottini nascosti, in realtà, da una montagna di articoli natalizi tutti ancora messi in bella mostra...
E come li ho visti mi son detta: ma questi non li ho mai usati!!!
Detto fatto li ho messi nel cestino insieme ad altre carabattole e mentre tornavo a casa già avevo in mente cosa ci avrei realizzato!
Dei mini plumcake per la colazione.
Volevo qualcosa di leggero e gustoso e così ho pensato alla ricetta che in realtà uso come base per realizzare una torta di cui forse un giorno vi parlerò se mai mi verrà il coraggio di pubblicarla... :-)))
Per questi plumcake, ho variato alcuni ingredienti ma posso dire di essere proprio soddisfatta per quello che ne è uscito fuori (e non solo io... :-DDDD)

In meno 40 minuti avrete:
- preparato ingredienti
- impastato
- cotto
- lavato caccavelle
Più veloci di così, neanche Speedy Gonzales! ;-) ;-) ;-)



Pronti per una colazione coi fiocchi???
Soffici, gustosi, profumatissimi e leggeri! Il che, dopo le feste, non guasta... :-DDDD

INGREDIENTI:

2 uova
200 g di zucchero
250 g di farina tipo 0 o tipo 1
50 g di amido di mais
6 cucchiai d'olio extravergine di oliva
12 cucchiai di latte parzialmente scremato
1 cucchiaino di zucchero invertito (o  miele)
zeste di limone o arancia (ma anche entrambe)
succo di mezzo limone
succo di mezza arancia
una bustina di lievito istantaneo
un pizzico di sale

Dopo aver pesato tutti gli ingredienti, prendere una capiente ciotola, rompere le uova, versare lo zucchero e, con uno sbattitore elettrico, montarle fino a quando non risulteranno belle gonfie e spumose ed avranno triplicato il loro volume.
Smontare lo sbattitore elettrico (in realtà sarà sufficiente staccare la spina) e rimetterlo a posto.
Grattugiare le zeste del limone o dell'arancia (o anche di entrambe per ottenere un profumo ed un sapore agrumato meraviglioso), ed unirle alla montata di zucchero e uova insieme ai 6 cucchiai di olio, ai 12 di latte, allo zucchero invertito (o al il miele), al succo degli agrumi e mescolare velocemente con una frusta a mano.
Se avete possibilità di scelta, preferite una frusta a più fili, in modo che le operazioni di "mescolamento" risulteranno più veloci ed agevoli. ;-) ;-)


A questo punto, setacciare i due tipi di farina con il lievito, aggiungere il pizzico di sale, ed incorporare il tutto al composto di uova con movimenti dall'alto al basso e senza insistere troppo.
Questa operazione dovrà essere effettuata nel minor tempo possibile in modo da evitare la formazione del glutine: in questo modo le nostre tortine risulteranno sofficissime, scioglievoli e per nulla "gommose" al morso.
L'impasto che ne uscirà sarà piuttosto denso e, come si dice in gergo, "scriverà".
Preparare il forno portandolo ad una temperatura di 185° in modalità statica (no ventilato, per intenderci).
Con un cucchiaio versare il composto nelle formine prescelte (in alternativa quelle per i muffin, o qualunque altre, sono perfette) riempendole per poco più della metà.
Infornare per circa 15 minuti e non appena la superficie apparirà leggermente dorata, togliere dal forno e lasciare raffreddare su una gratella.


Non appena freddi, conservare i plumcake in una scatola di latta o in bustine di nylon per evitare che asciughino al contatto con l'aria ;-) ;-)



Manterranno la loro morbidezza e sofficità per almeno 5-6 giorni.
Se dureranno oltre questo tempo saranno perfetti per essere inzuppati!
In alternativa, sempre dopo raffreddati, possono essere congelati, tirati fuori la sera, ed averli pronti al mattino come appena fatti! ;-)

Buona colazione e...
Siate lieti, sempre! 



E a proposito di colazione... 
Se di domenica mattina  vi suonano alla porta dicendo, "ziaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa!!!!!!! Siamo venute a fare colazione da te!!!", allora sarà doppiamente un piacere condividere quello che è appena uscito dal forno.
Chi apparecchia la tavola.
Chi prepara un buon thè.
Chi si diverte a disporre i plumcake su un alberello di metallo.
Chi canta.
Chi mangia...
E chi cattura l'attimo! :-DDDDDD

Non è forse questo un pezzetto di paradiso? :-))))))







Polpo alla pignata. Salentu: lu sule, lu mare, lu ientu...e lu purpu!

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Sono una figlia del mare (una cozza, come narra il mio profilo). Ora, bisognerebbe stabilire che grado di parentela abbia col polpo e, di conseguenza, il tipo di reato, considerato che in questo post lo cucino, dopo averlo battuto o abbattuto, per giunta.  
Il dato di fatto è che il polpo, grazie alla cospicua  presenza nel mare salentino (mio padre, per intenderci), è un assiduo frequentatore delle nostre tavole, non solo della mia.
E poi “la morte de lu purpu è la pignata” (recita un vecchio proverbio leccese), quindi se qualcuno ha la responsabilità della fine del polpo, quella è la pignata*!
Chiarite le questioni legali e la mia innocenza, direi che posso cominciare a parlare di questo meraviglioso piatto della tradizione salentina, la cui essenza è sintetizzata in un altro proverbio locale "Lu purpu se coce cu l'acqua soa stessa", il polpo si cuoce con la sua stessa acqua, a significare che il liquido rilasciato dal nostro caro octopus vulgarisè sufficiente per la sua cottura. 
Si aggiungono odori, un goccio di vino, pomodori, facoltativamente qualche patata, e quello si cuoce da solo. 
Sulle tavole salentine viene servito principalmente come piatto unico o secondo piatto, ma anche come antipasto o per condire la pasta (io, soprattutto), direi che come dessert lascia a desiderare...


* La pignata è la tipica pentola di coccio salentina, ne parlo sotto, nella sezione DI PERTINENZA.




RICETTA

 PURPU ALLA PIGNATA (POLPO ALLA PIGNATA, CON PATATE O SENZA)

Ingredienti per "x" persone (dipende se ci mettete le patate, se lo cucinate come antipasto, secondo, piatto unico o condimento per la pasta)

 

    1 Kg di polpo
500 g di pomodori freschi (o pelati oppure in salsa)
   4 spicchi d'aglio
   1 cipolla (o 2 scalogni)
 1/2 bicchiere di vino bianco
  qb di  peperoncino,  prezzemolo, alloro,  pomodori secchi sott'olio o rinvenuti in acqua tiepida
aromi: origano, alloro, rosmarino, pepe in grani

facoltative: 4 o 5 patate (circa un chilo)

Consigliati: una pignata e un camino acceso. Altrimenti una pignata, uno spargifiamma e un fuoco al
minimo a gas o elettrico. Ultima alternativa, una pentola d'acciaio e un fuoco al minimo a gas o elettrico. In ogni caso, munirsi di tempo, la cottura dovrà essere lenta.


Premesse:  
  •  Come tutti sanno, il polpo non ha solo la testa dura ma pure i tentacoli. Quindi per ammorbidirlo (ché i ragionamenti non servono, vedi sotto il DIVAGAmente) è necessario batterlo ripetutamente su uno scoglio o, in mancanza di questo, abbatterlo con il nel freezer qualche giorno.  Ovviamente, do per scontato che il polpo sia acquistato fresco, e non surgelato.
  •  I pomodori secchi non sono necessari, ma io li metto ovunque, me li inzupperei anche nel latte!
  •  La presenza o meno dellePATATEè fonte infinita di contenzioso fra le fazioni del sì e del no. Io, per essere equa e solidale, lo faccio a volte senza e a volte con.
SENZA: - nel caso voglia condirci la pasta, nel qual caso uso la salsa per ottenere un sugo più legato.
               - se voglio prepararlo come secondo piatto.
CON:     - come piatto unico, servito con crostoni di pane casareccio abbrustolito, e preparato rigorosamente con pomodori rossi freschi.
               - quando lo offro insieme ad altri antipasti tipici salentini (pittule, verdure grigliate, burrata, fave e cicorie,  panzarotti di patate al gavoi e menta, cozze gratinate, frutti di mare crudi, lampascioni, parmigiana, scapece gallipolina, alici marinate, impepata di cozze ok la pianto qui).


ESECUZIONE PROCEDIMENTO :

- Lavare il polpo sotto l'acqua corrente e tagliarlo in pezzi non troppo piccoli.
- Pelare le patate, tagliarle a pezzi, sciacquarle più volte e lasciarle a bagno in acqua fredda, così che perdano l'amido (ovviamente saltare questo passaggio se si decida di cucinare il polpo senza patate).
- Se si usano i pomodori freschi, sbollentarli un minuto, pelarli e privarli dei semi.

- Accendere il fuoco nel camino o quello a gas o quello che avete. Nel caso del gas, accendere il più piccolo e usare uno spargifiamma (a meno che non si usi una pentola d'acciaio). Erogazione al minimo. La cottura dovrà essere lenta.

- Versare qualche cucchiaio di olio nella pignata e farvi soffriggere la cipolla (io la grattugio), il peperoncino tritato e l'aglio.

- Aggiungere i pomodori secchi e le foglie d'alloro.

- Racchiudere gli aromi in una garza o in un ovetto da tè, compreso l'aglio imbiondito. Abbondare con l'origano.

- Finalmente è il turno del polpo, tuffarlo nella pignata.
- Aspettare che cacci l'acqua soa stessa (la sua stessa acqua).
- Aumentare la fiamma, aggiungere mezzo bicchiere di vino, aspettare che evapori e abbassare la fiamma prima che la pignata salti in aria (per dire, al più si spacca in due).
- Aggiungere i pomodori e gli aromi.
- Coprire e lasciar cuocere il polpo finché non comincerà ad ammorbidirsi. Il tempo necessario dipende da quanto è grosso il mollusco. Potrebbero volerci 3/4 d'ora così come due ore. Ho già detto che la cottura deve essere lenta?
- Aggiungere le patate scolate e terminare la cottura. Prevedere mezz'ora per le patate, altrimenti poi si sfaldano e si sciolgono nel sugo. Se si è optato per il senza patate, portare a cottura. Il polpo sarà pronto quando i rebbi della forchetta penetreranno senza difficoltà nel polpo. Io invece uso un metodo rivoluzionario: assaggio e continuo ad assaggiare finché il polpo è perfetto! 
- A fuoco spento, aggiungere il prezzemolo tritato.

Servire fumante e piccante, accompagnato con un buon vino salentino, magari un Negroamaro rosato.




DI PERTINENZA
LA PIGNATA

Con quella sua pancia larga, la terracotta porosa, lo smalto solo nella parte alta così da esser facilitata la presa, è la tipica pentola salentina, in cui si cucinano nel camino, oltre ai polpi frequentatori delle tavole del tacco, soprattutto legumi e carne.
Ha due manici ravvicinati che permettono una buona presa e soprattutto che non si surriscaldino a contatto col fuoco (a condizione che la pignata si ponga nelle fiamme dalla parte senza manici!), e, la parte non smaltata permette che possa trasudare il contenuto pur conservando il calore.
Grazie alla cottura lenta, al profumo della legna d'ulivo, alla porosità della terracotta  anche un semplice legume in acqua diventa meraviglioso.
(Grazie Annarita per la citazione!)



CON I CROSTONI DI PANE

In verità i crostoni migliori sono quelli di pane casareccio di grano duro, abbrustoliti sul fuoco e pucciati nel sughetto, però anche il pane arcobaleno non è niente male cu lu purpu!




CON LA PASTA
Un  primo piatto profumato di mare e di ulivi!




Tamara 


 PROVERBIalmente


lu purpu se coce cu l'acqua soa stessa

(il polpo si cuoce nella sua stessa acqua)

Dicasi, metaforicamente, di persona che cuoce  a fuoco lento nel suo stesso brodo: nei suoi difetti/dubbi/paranoie/incazzature, insomma...fa di testa sua, non ascolta nessuno e sbaglia, irrimediabilmente e testardamente.

Da non confondere con "gallina vecchia fa buon brodo" brodi diversi e soggetti diversi, storia diversa :)

Con i purpi invece ha a che fare un'altra espressione salentina, utilizzata spesso per definire le attività ludiche (ho detto lùrdiche? i salentini capiranno la battuta:) di certune donzellette, anche quelle che non vengono dalla campagna:

 "friscere purpi"
es. ..."nn'ha fritti purpi!!!"
ma questa non la spiego :)




Prima di lasciarvi, vi abbraccio con questo bellissimo Polpo d'amor di Capossela!




A Carnevale ogni fritto vale!

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Il dettonon dice proprio così,ma in questo casocalza a pennello!


Queste piccole sfere avvolte dallo zucchero semolato mi hanno conquistato!
Da sempre cerco castagnole in cui non si senta il lievito. Ho provato tante ricette, anche buone, ma sempre con quel fastidioso sentore di lievito che mi rimaneva in bocca. Peccato che io le abbia scoperte lo scorso anno a carnevale praticamente finito. Pubblicarle non era il caso perciò ho schiaffato in bozza foto e ricetta aspettando il momento opportuno per farlo.



Ecco la ricetta: facile, veloce e soprattutto buonissima!

INGREDIENTI Per circa 60 pezzi della grandezza di una noce.


250 g di farina 00
250 g di ricotta vaccina
    2 uova
100 g di zucchero semolato (io aromatizzato alla vaniglia)
    8 g di lievito per dolci
scorza di limone e arancia
1 pizzico di sale
1 cucchiaio di liquore a piacere, io mistrà (anice)

Olio di arachide per friggere q.b.
Zucchero semolato per ripassare le castagnole dopo cottura.

PROCEDIMENTO

Miscelare la ricotta con lo zucchero, aggiungere le uova, il liquore, il sale e le scorze di limone e
arancia.
Setacciare la farina con il lievito e aggiungerli al composto e amalgamare.
Mettere in un sac à poche senza bocchetta.

In una padella a bordi alti, versare abbondante olio, le castagnole devono poter galleggiare in olio profondo. tagliare la punta al sac à poche quel tanto che basta a far uscire il composto agevolmente, far scendere l'impasto nell'olio caldo (170/180°), tagliarlo a 3 cm con il coltello bagnato nell'olio caldo. Non riempire la padella perché le castagnole in cottura cresceranno.

Asciugare su carta da cucina e passare subito nello zucchero semolato. Se si raffreddano lo zucchero non aderirà più.


Silvia


Ancora qui?!? Correte a friggere! :)))

Edit del 26/01/2016

Edit di oggi (per esattezza doveva essere di ieri, ma non ho avuto il tempo di affacciarmi qui):
la mia socia Tamara, come sempre alla velocità della luce, ha realizzato magnificamente, e servito in modo elegante, la mie castagnole. Guardate, non sono bellissime?



Panissimo #38: spazio alle forme e alle decorazioni!

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Apriamo il mese di febbraio con una bella novità!
Panissimo ha suonato al citofono del condominio ed è con immenso piacere, entusiasmo e passione che abbiamo aperto la porta a questa bellissima raccolta di lievitati che girovaga nel web regalando ogni volta nuovi spunti, nuove tecniche e nuove forme per l'arte panificatoria!

(Confessiamo, abbiamo citofonato alla Sandra chiedendole di citofonare al Condominio. Ci piace un sacco l'idea di ospitare Panissimo, raccogliere, anche solo per un mese, le idee, le realizzazioni, l'estro ed il rigore delle panificatrici folli come noi! 
È solo questo lo "scopo" di Panissimo, e senza dubbio la sua anima di condivisione è quello che ci piace di più!)

Quindi venghino signori, venghino!
Il tema (ma non è obbligatorio!):  pani o lievitati decorati.
Casualmente, anche l'anno scorso, nello stesso mese, il tema era lo stesso. E quindi questo è il secondo anno della Sagra dei Pani Decorati! :-))))))
Allora, siete pronti a regalarci i vostri capolavori?
Per tutto il mese di febbraio la sagra dei Pani Decorati è a Panissimo, in via dei Lievitati, quest'anno nel Condominio delle svalvolate!
In fondo al post, la simpatica ranocchia vi aprirà i battenti!

Ringraziamo le ideatrici di questa splendida raccolta, e partiamo con il primo pane decorato con la semplicissima tecnica dello stencil.
Ora noi due imbucate, Silvia e Tamara, lasciamo finalmente libera la nostra Emmettì di parlarci del suo meraviglioso


PANE ALLA SEGALE

INGREDIENTI

Per il lievitino:
150 esuberi di pm* (anche vecchi di 8-10 giorni)
150 farina "medio forte" (W 260)
150 acqua
*è chiaro che se avete pasta madre rinfrescata da poche ore o da appena un giorno va bene lo stesso eh? ;-)

Per l'impasto:
500 g di buratto (farina di tipo 2)
200 g di segale integrale
100 g di 0
400 g di acqua
20 g di sale

Prepariamo il lievitino. 
Mettere tutto in una ciotola, mescolare bene con un cucchiaio, coprire con pellicola e  maturare in un luogo asciutto e fresco per 12-18 ore. 
Prepariamo l'impasto.
In una ciotola capiente mettere il lievitino (ormai triplicato), e l'acqua. Mescolare con una forchetta per farlo sciogliere un po' ed aggiungere la farina precedentemente setacciata.
Ora, sempre con la stessa forchetta, mescolare fino a quando l'impasto assume un aspetto "grumoso"; coprire con un telo di cotone umido e lasciare riposare per circa un'ora (processo di autolisi)
Trascorso questo tempo rovesciare  l'impasto su un piano di lavoro (marmo o asse di legno), cospargere il sale ed impastare per 15-20' con la tecnica dello slap&fold.
Vedrete come l'impasto diventerà liscio e setoso, ottenendo il così detto "window effect", cioè prendendo un pezzettino di impasto e allungandolo fra le dita questo si estende fino a diventare trasparente senza lacerarsi (formazione della maglia glutinica).
Arrotondare l'impasto e formare una palla lasciandola sul piano di lavoro con una ciotola capovolta sopra per non far passare aria; lasciar riposare per  1-2 ore (se la vostra cucina è molto freddina meglio 2 ore)
A questo punto stendere delicatamente l'impasto con le mani a formare un rettangolo spesso circa 2,5 cm e fare un giro di pieghe del secondo tipo. Arrotondare e coprire nuovamente con la ciotola capovolta lasciando riposare l'impasto ancora per un'ora.
A questo punto siamo finalmente pronti pronto per la formatura.
Si può formare un unico filone, oppure spezzare in due ottenendone due da circa 800 g l'una (o in tre per filoncini da 500 grammi circa).
Per la formatura del filone vi rimando a questo post.
Una volta formati i filoni, metterli in un cestino ovale  precedentemente ricoperto con un telo di lino o di cotone bagnato e strizzato (attenzione agli odori di sapone e/o ammorbidente), avendo cura di lasciare la chiusura in alto.
Richiudere i lembi del telo in modo che tutto il pane venga ricoperto, infilare il cestino in una capiente busta da freezer e mettere in frigo (nel ripiano in basso) per un tempo che va dalle 12 alle 24 ore.
Tirare fuori dal frigorifero e lasciare riposare a temperatura ambiente per un paio d'ore.
Verificare se il pane è pronto per essere infornato con il metodo della fossetta: se premendo con un dito in un punto del filoncino la fossetta torna su velocemente quasi scomparendo, siamo pronti per cuocere; se invece "l'impronta" rimane ben definita, allora c'è da aspettare ancora un po'! ;-)

Accendere il forno a 220°C lasciando la teglia in dotazione sulla parte più bassa in modo che si scaldi
bene. 
Nel frattempo preparare un tagliere (o un'apposita paletta in legno) che riesca a contenere i filoncini ormai ben lievitati e cospargerlo con della farina di riso oppure con della farina finissima di mais .
Quando è raggiunta la temperatura, senza nessuna paura e con movimenti decisi, rovesciare il pane
sul tagliere o la paletta di legno e rimuovere delicatamente il telo ancora inumidito (tranquilli che non si sarà appiccicato all'impasto).

Praticare tagli decorativi e applicare decori di farina con degli stencil. 
Infornare con l'aiuto del tagliere o della paletta facendo  scivolare il filone sulla teglia rovente, 
Alla base del forno, "lanciare" 4-5 cubetti di ghiaccio per formare una nuvola di vapore che permetterà al pane di gonfiarsi al massimo!
Lasciar cuocere 40-45 minuti e poi per altri 10 mantenendo lo sportello in fessura per far sì che il pane asciughi bene ed esca fuori con una crosta così scrocchiolosa a cui è impossibile resistere.
Ovviamente i tempi di cottura sono indicativi perché possono variare da forno a forno e ciascuno conosce il proprio ;-)
In ogni caso, il pane sarà perfettamente cotto quando picchiettando il fondo, questo suona vuoto.
Sfornare e lasciare raffreddare in verticale, poggiandolo su una parete. ;-) 
Ecco il taglio e un dettaglio dell'interno.







Ultimamente sto limitando il consumo di pane,
Questo mi ha dato modo di constatare che a distanza di due settimane, il pane non solo era ancora morbidissimo ma con il passare dei giorni il profumo è diventato sempre più intenso ed aromatico.
La segale, che nei primi giorni si era fatta timidamente percepire, ha poi tirato fuori tutto il suo carattere, rendendo questo pane davvero speciale.
Credetemi, anche se ci vuole un po' di tempo, vale la pena di provarlo. Almeno una volta! ;-) ;-)

Vi lascio, per comodità,  gli orari che ho seguito io per averlo pronto a pranzo!
giorno 1
ore 20.00 prefermento
giorno 2
ore 08.00 inizio delle operazioni di impasto
8.15/9.15 autolisi
9.15/9.30 impasto slap&fold
9.30/11.30 riposo
giro di pieghe a tre
11.45/12.45 riposo
13.00 formatura
13.30/07.00 lievitazione al freddo
giorno 3
07:00 fuori dal frigo
09.30 cottura
13.30 a fette sulla tavola

Un ultimo scatto ai decori e... buon lavoro a voi con i vostri lievitati!
A presto! :-))))))))))

Emmettì.



"L'entusiasmo è il lievito che fa sì che le tue speranze brillino alte nel cielo come le stelle.
È la forza nelle tue mani." 
                                                            H. Ford




rana blu

Ed ora ecco la ranocchia blu! Conoscete le regole di Panissimo vero? Potete partecipare con qualsiasi lievitato dolce o salato, a tema (lievitati decorati in questo caso) ma anche fuori tema! Con quante ricette volete, per tutto il mese di febbraio qui nel Condominio!
Vi ricordiamo che le ricette, come da regolamento, devono essere per così dire, fresche, del mese relativo alla raccolta.

- Copiate  il messaggio e il banner  sotto e incollate sotto la vostra ricetta:

 Con questa ricetta partecipo a Panissimo#38, la raccolta di lievitati dolci e salati ideata da Sandra di Sono io, Sandra,  e Barbara, Bread & Companatico,
questo mese ospitata nel blog Un Condominio in cucina





- Poi cliccate sul link a fondo post (add your link), vi si aprirà una pagina dove incollare l’url del vostro blog, relativo alla ricetta, scegliete la foto del lievitato che più vi piace e confermate. Accertatevi che la vostra ricetta sia pubblicata e... grazie! Grazie a chiunque vorrà condividere con noi le proprie ricette lievitate, e grazie a Sandra, Barbara, Terry e Maria Teresa e al loro gruppo fb di Panissimissimo!


rana blu

Croissant francesi alla francese con poolish, e mamma li turchi

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Il croissant, in Francia, è il croissant, punto, non c'è bisogno di aggettivarlo con termini di provenienza. In Italia invece sì, ed in questo post anche. Quindi quelli che pubblico oggi sono i croissant francesi alla francese, per distinguerli da quelli all'italiana, già pubblicati QUI nella versione con lievito naturale, e QUA dalla mia socia Silvia nella classica lievitazione con lievito di birra.

La differenza tra il croissant francese e quello italiano?  È legata al tipo di ricetta:
quella del croissant (cornetto) italiano prevede uova al suo interno, aromi, maggiore quantità di zucchero e burro nell'impasto, e minore quantità di burro nella laminazione.
Il  risultato finale sarà un prodotto dolce e aromatizzato, alveolatura aperta e regolare, consistenza soffice.
La ricetta del croissant francese prevede un impasto più magro: meno zucchero, meno burro e non sono presenti né uova (se non nella sigillatura finale) né aromi. Nella fase di laminazione, invece, si utilizza una maggiore quantità di burro  per conferire al croissant maggiore croccantezza.
Il risultato finale sarà abbastanza neutro (tanto da poter essere usato anche per preparazioni salate), ad eccezione dell'aroma, puro, del burro. Alveolatura molto aperta, irregolare, quasi vuota in alcuni punti,  friabilità esterna accentuata che contrasta con la estrema scioglievolezza dell'interno, leggerezza, intesa sia come peso specifico che come sensazione al palato, nonostante l'alta percentuale di burro presente.

Non avendo una sfogliatrice e neppure la possibilità di acquistare burro specifico (uso un comune burro bavarese), per ottenere il massimo dalla mia produzione casalinga ho optato peril poolish,
un prefermento che, oltre ad esaltare il gusto (in questo caso il mio fine è smorzare l'odore del lievito), conferisce maggiore friabilità ed alveolatura agli impasti.
Il risultato l'ho trovato eccellente, molto simile ai miei ricordi parigini, addirittura, sorprendente!


Come sempre, ho attinto molto dai "grandi". Dalle croissanterie francesi in primis, e dai nostri pasticcieri ed esperti in primis pari merito :)

Vale la pena aprire e ammirare questi link

http://www.alifewortheating.com/paris/a-croissant-tour-of-paris
http://www.agrodolce.it/2015/11/05/il-croissant-francese-secondo-severance-a-roma/
http://www.dolcesalato.com/blog/2012/11/13/lesperto-risponde/



Ad esclusione del poolish, tutto il procedimento, i trucchi e i segreti, sono gli stessi adottati per i croissant francesi all'italiana, quindi li ho racchiusi in uno spazio limitato per non appesantire il post, o, in versione integrale, in un documento pdf  QUI.



 RICETTA

CROISSANT SFOGLIATI CON POOLISH

Ingredienti per circa 16 croissant da circa 50 g l'uno


Per il poolish:
150 g di farina di forza (farina per sfoglia o max 300w o 12g proteine)
150 g di acqua
    1 g di lievito di birra fresco (o 0,30 di lievito secco)


Per l'impasto:
tutto il poolish
370 g di farina di  forza (farina per sfoglia o max 300 w o 12 g proteine)
130 g di latte intero
  65 g di zucchero
  22 g di burro
  10 g di sale
  10 g di acqua
  10 g di lievito di birra fresco (o 4 g di lievito secco) *
    4 g di malto (o un cucchiaino di miele)


Per l'incasso:
290 g di burro bavarese

Per la rifinitura:
     1 uovo
     2 cucchiai di latte

Se si preferisce aver pronti i croissant la mattina presto, si può ridurre drasticamente la quantità  a non più di 3 g di lievito di birra fresco o a 1 g  di lievito secco e optare per una lunga lievitazione notturna (8/10 ore).


Per leggere l'intera preparazione scorrere la tendina all'interno del riquadro sotto
oppure scaricare il pdf dell'intera ricetta (senza divagazioni).


ESECUZIONE


Preparare il poolish 
- Sciogliere il lievito nell'acqua e con le fruste elettriche aggiungere la farina, per evitare la formazione di grumi. 
- Coprire con pellicola e far fermentare a 17/20 gradi, per circa 10/12 ore. Il prefermento è pronto quando si riempie di bollicine e comincia a collassare al centro. Se in casa si ha una temperatura superiore, diminuire la quantità di lievito.


Preparare l'impasto
- Versare il poolish nella ciotola dell'impastatrice.
- Aggiungere la farina e il latte ed impastare un paio di minuti, il tempo che la farina si bagni completamente.
- Aggiungere  il sale sciolto nell'acqua.
- Versare  il burro sciolto e freddo e continuare ad impastare fino ad incordare. Ma non in modo serrato, altrimenti poi sarà difficile stendere la pasta. Basteranno pochi minuti.
- Avvolgere in pellicola alimentare, dando una forma quadrata, e far riposare in frigorifero, nel ripiano più freddo, per almeno 2 ore. Si tenga presente che più sosta nel frigo meglio è, anche tutta la notte se si impasta di sera, purché in frigo non ci sia una temperatura superiore a  4 gradi, altrimenti l'impasto potrebbe lievitare, e non deve.

Preparare il burro
- Chiudere il burro tra due fogli di carta forno, o in pellicola alimentare e cominciare a picchiettare col mattarello.
- Appiattirlo e, con l'aiuto di un tarocco o una spatola, formare un quadrato di 20x20 cm, avendo cura che lo spessore sia omogeneo.
- Chiuderlo nella pellicola e farlo indurire in frigorifero fino al momento dell'utilizzo.


- Dopo le ore di riposo in frigorifero dell'impasto procedere con l'inclusione del burro.

Incassare il burro
- Stendere sul piano infarinato il pastello (l'impasto), spingendo il mattarello nel senso delle diagonali così da stendere il centro verso gli angoli, ottenere un quadrato di circa 30 cm per lato.
- Appoggiare sopra il panetto (il quadrato di burro), con le diagonali perpendicolari ai lati del pastello.
- Portare i quattro angoli del pastello verso il centro del panetto, richiudendolo. 
- Sigillare i bordi sovrapponendoli e appiattire leggermente con il mattarello.



Sfogliare
- Premesse:
  •   E’ importante non abbassare il livello dell’impasto troppo velocemente per evitare la fuoriuscita di grasso e per non rompere l'impasto;  soprattutto nei primi passaggi è bene stendere in modo molto graduale, premendo con il mattarello la superficie dell’impasto, dando dei piccoli colpi, senza farlo rotolare.
Solo quando si sarà abbassato ed il burro inizierà ad aderire alla pasta si può procedere facendo rotolare il mattarello sulla pasta stendendo la pasta sempre in verticale. L’impasto va laminato a circa 1cm di spessore.
  •   Gli impasti devono essere lavorati freddi, possibilmente su una superficie fredda, e usando poca farina. Se si procede velocemente (ma senza fretta) non sarà necessario spolverare troppo il piano di lavoro.
  •   Il riposo tra un giro e l'altro è necessario per  stabilizzare il  burro e rilassare il glutine, facilitando i “giri” successivi. Più la farina è forte e tenace, più tempo dovrà passare tra un giro e l'altro.
  •   Eliminare sempre la farina in eccesso durante le varie fasi della laminazione.

Questa ricetta prevede 3 mani di pieghe a 3 strati, il cui risultato finale è di 27 strati.

1° giro, piega a 3 
 - Premere con il mattarello sul pacchetto per iniziare ad abbassarlo e allungarlo,  facendo pressioni successive ravvicinate.
- Stendere avanti e indietro in un solo senso, fino ad ottenere un rettangolo lungo circa 60 cm.
- Eseguire la prima piega a tre: portare il lato superiore del rettangolo a circa 2/3 della lunghezza e sovrapporre il lembo scoperto nella parte inferiore, così da ottenere tre strati.
- Girare l’impasto di 90 gradi (avendo sempre le parti chiuse lateralmente),  e riporre in frigo avvolto in  pellicola alimentare per 1 ora.


2° giro, piega a 3
- Riprendere la pasta, appoggiarla di fronte a sé così come l'avevamo riposta in frigo, col lato aperto davanti a noi e quello della chiusura a destra o sinistra.
- Stendere nuovamente la pasta come sopra, fino ad ottenere un rettangolo lungo circa 50 cm. Rifilare eventuali parti di impasto in cui il burro non sia stato incluso.
 - Procedere di nuovo con la piega a 3, come sopra.
 - Girare l’impasto di 90 gradi (avendo sempre le parti chiuse lateralmente),  e riporre in frigo avvolto in  pellicola alimentare per 1 ora.


 3° giro, piega a 3
- Ripetere come sopra.

- Far riposare in frigorifero almeno un'ora prima di stendere e formare. Anche in questo caso, si può far riposare l'impasto fino a tutta la notte, più è lungo il riposo e migliore sarà la resa finale.

 Stendere e formare
- Infarinare abbondantemente sia il piano di lavoro che il mattarello e cominciare a stendere cercando di ottenere un unico rettangolo di 20x80circa (o quanto riuscite, dipende anche da quanto sfrido sia rimasto dalle rifilature tra una piega e l'altra) oppure, in un quadrato da 40x40 che poi si dividerà in due, ottenendo due rettangoli 20x40.
- Ricavare da ogni rettangolo tanti triangoli isosceli con base da 9 cm circa, e quindi altezza 20.
- Allungare dolcemente ogni triangolo tendendo la base con una mano e il vertice con l'altra.
- Arrotolare serrando bene ma non troppo stretti, e posare nella teglia ricoperta di carta forno con la punta sotto, perché non si sollevi durante la cottura.
- Se si preferisce la forma a mezzaluna, fare un piccolo taglio alla base del triangolo, allargare leggermente i vertici e procedere con l'arrotolamento.



- Per ottenere un cornetto perfetto si dovrebbero completare 3 giri completi e avere così 7 gradini.

 Ora ci sono due possibilità,  congelare i croissant appena formati, su un vassoio coperti con pellicola  (appena congelati potranno poi essere trasferiti in un sacchetto) oppure

- Spennellare i croissant con l'uovo sbattuto col latte e
- Procedere con la lievitazione. Posizionare su una teglia ricoperta di carta forno ben distanziati, cresceranno fin quasi al raddoppio. Sono pronti quando, muovendo la teglia, i cornetti "ballano" come un budino.

ATTENZIONE a non andare troppo avanti con la lievitazione, altrimenti i cornetti, subito dopo la cottura, si afflosceranno e appiattiranno. 





Lievitazione e cottura.
- Coprire la teglia con pellicola e far lievitare a circa 26 gradi per circa 3 ore. Se la temperatura è inferiore ci vorrà di più. Attenzione a non superare i 28 gradi, altrimenti il burro si scioglierà.
Se si opta per la lievitazione notturna (con meno lievito), è sufficiente la temperatura ambiente, circa 20/22 gradi. Ciò significa che se si è folli da fare i cornetti d'estate, è bene ridurre ulteriormente la quantità di lievito.
- Se si ha spazio disponibile, far stabilizzare i cornetti 10 minuti in frigorifero.
- Spennellare di nuovo con l'uovo sbattuto insieme al latte. Questa operazione serve a sigillare i cornetti ed impedire eventuali fuoriuscite del burro dai tagli fatti nella formatura.

- Cuocere 15 minuti a 220 gradi in modalità  statica serpentina solo sotto e proseguire fino a doratura, circa  5/7  minuti in modalità ventilata (o 200 gradi statico sotto e sopra).
- Si conservano per qualche giorno in un sacchetto alimentare (ma perderanno in fragranza) oppure si possono congelare appena freddi. Scongelati a temperatura ambiente o in microonde nella apposita modalità, ridiventeranno croccanti se ripassati pochi minuti nel fornetto elettrico.


- Spalancare tutti i sensi e mangiare il croissant ancora caldo assaporandone il profumo, il sapore e il rumore.


Considerazioni, trucchi & Segreti

Perché 3 giri da treE' il giusto numero di strati (27) per ottenere un prodotto  ben sfogliato e ben sviluppato; il croissant in cottura non perde grasso (la teglia non è unta) in quanto il burro è bene legato con la pasta. Si ottiene una buona croccantezza all’esterno e bella alveolatura all’interno. Con un maggiore numero di strati si hanno minori sviluppo e croccantezza e con un numero minore di strati il burro è meno legato alla pasta, i prodotti potrebbero perdere grasso in cottura, risultando più unti al tatto e al palato. (Giambattista Montanari)

Il riposo di una notte, prima della lavorazione, è consigliabile per diversi motivi: permette una migliore lavorabilità e digeribilità, anche il sapore ne guadagna in quanto lo sviluppo di aromi e profumi si intensificano dopo almeno 6 ore di riposo a 4°C. (Giambattista Montanari)

Uno dei segreti per la preparazione degli impasti sfogliati è la cura nella stratificazione dell'impasto. Ogni piega deve essere ben serrata e non deve presentare buchi o strappi; in caso contrario, in cottura si creerebbe una via di fuga per i gas che provocherebbero irregolarità o grosse bolle nel prodotto. Perciò sigillare bene le giunture nell'inclusione e porre attenzione alla stesura quando si eseguono le pieghe.

Se arrivati  in fase di stesura ad un certo punto si fa  fatica a stendere ulteriormente la pasta, coprirla con pellicola e far riposare 20 minuti in frigo. il glutine si rilasserà e sarà più facile riprendere a stendere.

Prima di ogni piega rifilare i bordi in cui il burro non sia stato incluso, così che ogni parte dell'impasto sia ben laminato. Con gli avanzi si posso fare delle brioche.

Anche se non è fondamentale, cercare, nella prima piega, di tirare la pasta nelle dimensioni consigliate, perché si ottengono risultati migliori. Il motivo è semplice: se si ottiene un pacchetto più piccolo in questa fase, si dovrà aumentare la pressione nei passaggi successivi. Nell'ultimo giro di pieghe, che è quello in cui si hanno più strati di burro,  sarebbe più difficile stendere in modo uniforme. Quindi meglio, nella prima piega, stendere il rettangolo un po' più lungo e ottenere un pacchetto più grande, così che nelle due pieghe successive si possa schiacciare di meno la pasta ed evitare che il burro si amalgami all'impasto.







DI PERTINENZA


mamma li turchi!
che c'entrano li turchi salentini e siciliani,  ora, ché pavliamo di vobe francesi, mica cotiche?
C'entrano! Nei secoli scorsi (non so ora, non mi permetto!) quelli, gli Ottomani, la sera si sfiancavano di peperoni fritti, paninazzi con la servola checiap maionese e patatine, cipolle in carrozza, vagonate di kebab grasso e colante che annaffiavano con barili di raki. Non stupisce che la mattina si alzassero, oltre che con l'alito di un elefante con le zanne cariate, al suono di deliri conquistatori e arie di onnipotenza. Fu così che, una notte, nel lontano 1683, il gran visir in persona Mustafà Pasha, si mise in testa di conquistare niente popò di meno che la città di Vienna. Solo che mbriachi e ariosi com'erano, fecero un tale baccano ballando la danza della panza e ululando inni alla belligeranza, che i fornai viennesi, notoriamente lavoratori notturni, sentirono tutto quel casotto e diedero subito l'allarme; gli ottomani furono costretti a ritirare non solo le otto mani, ma pure i piedi e le cipolle in carrozza! Infine, per sbeffeggiare li turchi rumorosi, i suddetti fornai inventarono un dolce a forma di mezza luna, il simbolo della bandiera turca. Addentare una mezzaluna è come dire: ah sì, ottomano, mi volevi fare fuori? e io me te magno! più o meno :)

La vera leggenda, più edulcorata e corretta, la trovate guglando :))))

io vi lascio con qualche altra foto

Tamara

STAMPA LA RICETTA (PDF)




altre foto:
http://visionigustative.blogspot.com/2016/01/croissant-francesi-con-poolish.html
 STAMPA LA RICETTA (PDF)


Non sono forse i croissant decorati naturalmente? Le striature della crosta, la forma a mezzaluna, quell'alveare perfetto...non possono che finire nella raccolta di Panissimo#38, ideata da Sandra di Sono io, Sandra,  e Barbara, Bread & Companatico,
questo mese ospitata qui nel Condominio!







 DIVAGAmente


"Non si è mai preparati a sufficienza quando si pretende di conoscere la realtà: si vaga con la propria immaginazione, si azzardano mille ipotesi che mille revisioni cancellano in un istante. Ma poi, con tutto il peso della concretezza, sopraggiungono le cose a imporre la loro legge. Dalle ferite della verità non ci si cura: rimangono sulla nostra carne per ricordarci che tutto quello che ci viene concesso chiede fatica, dolore. E, alla fine, riusciamo a essere un po' felici soltanto perché abbiamo imparato a desiderare ciò che già abbiamo."
("Amata per caso" Stefano Zecchi)


 Dormo
nel
buio
del
mio
sonno
sognando
di
sognare
dormo
nel
sogno
di
amare
 
e
nella
illusione
di
essere
amata
.

tam




Impronte ! Zampine in pasta brioche con crema di nocciole

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È arrivato il mio turno!
Come potevo non partecipare con un lievitato (e magari più di uno!) mentre Panissimo è ospite nel Condominio? 
Appunto, non era possibile! Infatti eccomi con delle brioscine a forma di zampina. Soffice pasta brioche con un goloso ripieno di crema di nocciole, quella buona però!
Vado con la ricetta, presa da qui dove ho soltanto ridotto il lievito di birra.

INGREDIENTI per 6 zampine

160 g farina manitoba 
  40 g farina 00
  30 g di uovo
100 g acqua
  20 g zucchero
    7 g latte in polvere
    5 g lievito di birra fresco*
  20 g burro
     3 g sale

*oppure, se si preferisce il lievito naturale, considerare le seguenti dosi:
50 g pasta madre solida, 130 g farina manitoba85 g acqua, i restanti ingredienti rimangono invariati.
oppure
35 g li.co.li, 145 g manitoba, 85 g acqua, i restanti ingredienti rimangono invariati.

Crema di nocciole per il ripieno, q.b. 
oppure marmellata, crema pasticcera o altre creme a vostro gusto.



PROCEDIMENTO 

Nella ciotola della planetaria, con gancio a foglia, mettere i 100 g di acqua e il lievito e sciogliere. Aggiungere l'uovo leggermente battuto, lo zucchero e avviare la macchina. Inserire la farina e il latte in polvere, quando l'impasto inizia ad incordare, ma ancora non si è staccato dalle pareti mettere il sale e portare ad incordatura. Incorporare il burro, freddo ma morbido, a pezzetti poco per volta, facendo attenzione a non perdere l'incordatura. 
Mettere in una ciotola coperta con pellicola e mettere in frigo per almeno 6 ore e non più di 10. Ho
impastato la sera e ripreso la lavorazione la mattina successiva.

Riprendere l'impasto dal frigo*, lasciar raddoppiare, sgonfiare delicatamente e dividere in 6 pezzi di circa 60 g l'uno e lasciar riposare 15 minuti coperti da pellicola senza sigillare per non far seccare la pasta. 
Riprendere un pezzo alla volta e dividerlo in 2 parti, una di 20 g e l'altra di 40 g. Con la più piccola faremo quattro palline, arrotondando. Con la parte più grande arrotondare, schiacciare, allargare la pasta e mettere 1 cucchiaino abbondante di crema di nocciole. Chiudere i lembi e dare una forma all'incirca triangolare. 
Attaccare le 4 palline nella parte alta come da foto e mettere coperto con pellicola senza sigillare (attenzione che non si attacchi)  a lievitare, direttamente su teglia ricoperta di carta forno, fino a raddoppio.
*Se non si vuole fare riposo in frigo, saltare questo passaggio e far riposare la massa 30 minuti prima di fare le pezzature.

Spennellare con un uovo battuto e 1 cucchiaio di acqua o latte e infornare a 180° modalità statica per 15/20 minuti. Il tempo è indicativo ché come sappiamo ogni forno è a sé.
Far raffreddare.

Timbro zampina
Ovviamente non è necessario ma se vi piace, vi dico come mi sono arrangiata io: ho arroventato sul fuoco, tenendola con una pinza, la testa di una vite e marchiato sulla brioche per fare il corpo più grande e la testa  di un chiodo più piccolo per i 4 polpastrelli. 




Un cuore di caldo cioccolato avvolto da morbida pasta brioche!



Silvia


E come annunciato all'inizio del post, queste zampine vanno immediatamente ad infilarsi nella raccolta di  Panissimo#38, ideata da Sandra di Sono io, Sandra,  e da Barbara di Bread & Companatico,
questo mese ospitata qui nel Condominio!



Panini porcellini per un festin...per uno spuntino e una porca figura

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Oh, bisogna dire la verità, sti panini fanno proprio la loro porca figura su una tavola imbandita! Che sia un festin una festa, un apericena, uno spuntino, fanno troppa simpatia questi porcellini così tondi, rosa, ripieni, ciccioni, inconsapevoli!
Eh sì, inconsapevoli poracci. Chissà come rimarrebbero male, i porci (Nome pop. del maiale domestico), se sapessero che il loro nome è usato più spesso nella accezione figurativa e per similitudine di  persona sudicia, ingorda, indolente, oppure immorale, viziosa, volgare, rozza, sboccata nel parlare, e che comunque suscita disgusto o come espressione d’ingiuria o di spregio (anche al femminile, e figurati!), ed ancora, come funzione appositiva o aggettivale (porco mondo!). 
E questo solo perché???!!!! Perché al maiale  piace mangiare! E perché ama rotolarsi nel fango!!! Embè, mica è l'unico eh! Anche a me piace mangiare e rotolarmi nella sabbia appena uscita dall'acqua al mare! (esimersi da battute becere, please!). E pure al pangolino, al rinoceronte, ai cavalli, agli elefanti e ai conigli! E mica per dire che uno è zozzone gli diciamo "certo che sei proprio un pangolino!", non esclamiamo "rinoceronte cane!", "furbo, tu sì che ti fai i tuoi elefanti comodi!" o "coniglio Giuda!". Oddio, coniglio Giuda ci starebbe pure eh.

Ecco, noi non siamo di quelli che disprezzano il porco! Noi siamo di quelli che se lo magnano...




 RICETTA

PANINI PORCELLINI RIPIENI


Ingredienti per 10 porcellini:

440 g di farina tipo 1 (oppure 0)
220 g di acqua
  90 g di lievito madre *
  50 g di strutto (o burro o olio)
  10 g di sale
  10 g di zucchero
    1 uovo per spennellare
 q.b. di pepe in grani o chiodi di garofano.

a scelta: salsicce stagionate mini, wurstel, salsicce fresche o altro prodotto porchevole.

se si vuole esagerare, marmellata di peperoncini o ketchup o senape o quello che si preferisce per ungere wurstel e salsicce.


* oppure 6 g di lievito di birra + 60 g di farina + 30 g di acqua
* oppure 100 g di li.co.li. + 10 g di farina - (meno) 20 g di acqua.

Porcedimento (o procedimento)

- Sciogliere il lievito nell'acqua insieme allo zucchero, aggiungere la farina, lo strutto e il sale idratato in un goccio d'acqua.
- Impastare fino ad ottenere un panetto liscio.
- Porre in una ciotola unta d'olio e far lievitare fino al raddoppio.

Nel frattempo, se si è deciso di usare salsiccia fresca, arrostirla su una piastra.


Formare i porcellini.
- Non lavarsi le mani (per entrare perfettamente nel mood).
clicca per ingrandire
- Prendere l'impasto, ricavarne uno stinco (o un filone) e ricavarne 10 pezzi da 75 g (se avete pesato bene dovrebbe essere rimasto un po' d'impasto.
-  Arrotolare come un salsicciotto nel senso della lunghezza. Schiacciare, come una braciola, e ripetere l'arrotolamento.
- Chiudere le estremità dando una forma sferica.
- Schiacciare la pallina, poggiarvi al centro un pezzo di salsiccia (se si vuole porcheggiare esageratamente, spennellare previamente la salsiccia con marmellata piccante, ketchup o senape), richiudere a palla, arrotondare facendo roteare la palla (da qui l'espressione "mi stai facendo girare i cabbasisi!") sotto il palmo della mano.

- Formati tutti i panini, spennellarli con l'uovo sbattuto. Procedere con 2 o 3 alla volta. L'uovo farà da collante, e se passa qualche minuto l'azione collante sarà più forte. Come l'attak.
- Ora comincia il bello!
- Stendere un po' d'impasto con le mani o con un piccolo mattarello ad una altezza di circa mezzo centimetro.
- Formare i nasi con un piccolo stampo. Io ho usato il didietro (!) di una bocchetta per tasca da pasticciere. Tagliare in due uno stecchino e infilzare le due metà nel naso...diciamo nei cerchi di pasta. Spennellare il retro del naso con l'uovo e infilzarlo nel panino.
clicca per ingrandire
- Mettere gli occhietti, se si usa il pepe incavare l'impasto con un punteruolo (la punta di un termometro da cucina per esempio), e incastrare il pepe nell'incavo ottenuto.
- Prendere due piccolissimi pezzi di impasto, schiacciarli tra le dita e posizionarli al posto delle orecchie.
- Se si vuole esagerare, incollare anche un codina sul (lato) posteriore del panino.
- Aiutandosi con una spatola posizionare delicatamente il porcellino in una leccarda ricoperta di carta forno.
- Quando tutti i porcellini sono pronti, accendere lo spiedo il forno, portarlo a 180 gradi, vaporizzare con una spruzzata d'acqua o qualche cubetto di ghiaccio sul fondo, e cuocere per circa 20/25 minuti.
- Liberare i nasi dagli stecchini.

Servire tiepidi!

Sorridere!

Tamara







PROVERBIalmente

Maiali & co. nel Salento

Se allu porcu li divi la borsa, lu chiamavane eccellenza.
Se al maiale dessi la borsa, lo chiamerebbero eccellenza.

Lu porcu bbinchiatu ngira la pila capisutta.
Il maiale sazio gira il piatto sottosopra.

Ci tene nu fiju è pacciu, ci tene nu porcu è riccu.
Chi ha un figlio è pazzo, chi ha un maiale è ricco. 

Lu ciucciu cu non'azza la cuta se la caca.
L'asino pur di non alzare la coda se la caga. (Dicasi di persona estremamente pigra, indipendentemente dalla funzionalità intestinale)

Quannu lu cuicciu raja è cu chiama la paja, quannu l'ommu suspira è la fimmina ca lu tira.
Quando l'asino raglia è perché vuole la paglia, quando l'uomo sospira è la donna che lo tira.

Quannu lu ciùcciu nu bòle cu bìve te frànchi cù fìschi.
Quando l'asino non vuole bere è inutile fischiargli. (Non peggior sordo di chi non vuol sentire)

Lu ciùcciu porta a pàja e le ciucciu se la ngàia.
L'asino porta la paglia e da solo se la mangia.

Ci pecura te faci, lu lupu te mangia.
Se ti fai pecora, il lupo ti mangia (mai abbassare la guardia...) 

Se l'ovu è tolutu an culu a lla caddhina, cce sse ne futte cinca se lu mangia?
Se l'uovo è doluto  alla gallina, che gliene fotte a chi se lo mangia? (chiaro no?)

Caddhina ecchia prima o poi more 
Gallina vecchia prima o poi muore (ecco!)

La caddhìna fàce l’ovu e allu càddu li ùsca lu cùlu
La gallina fa l'uovo e al gallo brucia il deretano(dicasi di persona che si duole di fatti altrui)

Cunta quannu piscia la caddhina
Parla quando orina la gallina (cioè mai! come è noto (!!!) le galline non espletano questo bisogno fisiologico)



  Questi panini porcellini si rotolano  nella raccolta di  Panissimo#38, ideata da Sandra di Sono io, Sandra,  e da Barbara di Bread & Companatico,
questo mese ospitata qui nel Condominio!


Un bouquet da mangiare: roselline di pasta brioche.

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Dopo le graziosissime zampine di Silviai bellissimi musettimaialini di Tam, arrivo io con un'altra forma che gli impasti lievitati ci consentono di realizzare: un piccolo bouquet di boccioli di rosa.

Quando li vidi per la prima volta qui, rimasi affascinata dalla perfezione che Silvia, alias Gaia, diede a quell'impasto: caspita, sembravano veri quei boccioli!!
E mi promisi di provarci, pur conoscendo il mio essere maldestra e poco "raffinata" in certe manovre culinarie. ;-)
Quale occasione migliore, allora, se non quella di Panissimo di questo mese che raccoglie lievitati da mille e una forma?? :-)))

Detto e fatto ho pensato ad un impasto brioche; un impasto che volevo "leggero" (se così si può dire) in termini di zucchero e grassi. 
Quel che ne è uscito fuori è stata una brioche leggerissima e dalla sofficità unica!
Una sofficità che, come per il pane a pasta dura, penso sia dovuta alla laminazione dell'impasto (se pur fatta con "attrezzatura casalinga", leggasi "mattarello"!) che subisce una forte pressione per poi restituire al prodotto un'alveolatura fittissima ma soffice come un batuffolo di cotone.

Ecco dunque il mio primo bouquet tutto per voi!



Ideale per una coccolosa colazione, per un tea party (che ora spopolano in ogni dove) oppure, semplicemente, per voi e i vostri cari!
Siete pronti a mettere le mani in pasta con me?
Su le maniche allora, si parte! :-))

Ingredienti:  

250 g di farina 0 oppure tipo 1
100 g di farina Manitoba
150 g di farina di farro
130 g di latte
  90 g di acqua
  65 g di burro  (a temperatura ambiente)
  80 g di zucchero
    4 g di lievito di birra
1 uovo
1 cucchiaino di miele
1 cucchiaino raso di sale
estratto naturale di vaniglia
farina di riso per lo spolvero
zucchero a velo per la guarnitura finale


Miscelare prima, e setacciare poi,  i tre diversi tipi di farina.
Ricordiamoci che setacciare la farina è fondamentale per ossigenarla e permettere di ottenere due caratteristiche basilari per un lievitato:
- lievitazione ottimale
- massimo sviluppo in cottura.

Preparare il lievitino.  


In una ciotola sciogliere il lievito con l’acqua, aggiungere 150 grammi di farina (prelevati dalla miscela delle tre) ed impastare giusto il tempo di ottenere un panetto "grezzo"; mettere in una ciotola coperta con pellicola e lasciare riposare in un ambiente tiepido (ad esempio nel forno in compagnia di una tazza di acqua bollente) per 30 minuti (o comunque fino al raddoppio).

Preparare l'impasto.

In una planetaria (o in un’ampia ciotola se impastate a mano come me) mettere il latte, lo zucchero, il miele, l'uovo, l'estratto di vaniglia e mescolare bene.
Aggiungere il lievitino ormai pronto e farlo "sciogliere".
Unire un po' per volta tutta la farina fino ad ottenere un composto lavorabile anche a mano su un piano di lavoro. Impastare per almeno 10 minuti ed aggiungere il sale.
Quando sarà ben assorbito, aggiungere il burro in tre volte fino a che sarà incorporato del tutto e lavorare l'impasto fino ad ottenerlo liscio come una palla da bowling e fino al raggiungimento del cosiddetto "velo".
Avvolgere il tutto a palla e mettere a lievitare in una ciotola coperta con pellicola, fino al raddoppio.

Formare le roselline. 

Trascorso il tempo di lievitazione,  stendiamo l'impasto ad uno spessore di circa 3-4 mm. È possibile che in questa fase occorra infarinare un pochino il piano di lavoro; se necessario, farlo con della farina di riso.
Con l’aiuto di un coppa pasta da 6 cm di diametro, ricaviamo tanti dischetti.
Prenderne tre  per volta e, sovrapponendoli l’uno all'altro per circa 1/3 della loro superficie, arrotolarli su se stessi.
A questo punto, tagliare in due il rotolino con un tarocco ed ecco comparire, magicamente, le prime roselline. Mano a mano sistemarle già nei pirottini seguendo questo ordine: posizionare prima tre boccioli centrali e poi altri tre ai lati, due a sinistra e uno a destra; sistemare  fino ad ottenere un'armonica posizione di tutte le roselline che formeranno il bouquet.
Con i ritagli di impasto, procedere allo stesso modo.

Consiglio.
Poiché l'impasto è  un pochino elastico, i ritagli non saranno subito pronti per essere nuovamente lavorati e si farà un po' di fatica a stendere allo spessore millimetrico che serve (ma voi non abbiate paura, brandite il mattarello e rullate sui ritagli come se non ci fosse un domani!!).
Se volete evitarvi questa fatica, infarinateli leggermente (sempre con la farina di riso) e farli passare fra le braccia amorose, ehm... volevo dire fra i rulli della nonna papera! :-))))))))))

Terminati tutti i pirottini  (e tutto l'impasto) lasciare lievitare i nostri bouquet fino al raddoppio.
Prestare attenzione a che tutti gli spazi vuoti, inizialmente presenti nel pirottino mano a mano che si inseriscono i boccioli, vengano occupati nella fase di lievitazione (come nella foto accanto).

A raddoppio avvenuto, pennellare delicatamente la superficie con un po' di latte (magari aromatizzato ancora con qualche goccia di vaniglia) ed infornare a 175° per circa 15/20 minuti, ovvero fino a quando le rose saranno leggermente dorate.

Sfornare e, lasciar raffreddare un pochino per poi sistemare i piccoli bouquet in pirottini di carta per il servizio.



Solo prima di servire, cospargerle con dello zucchero a velo.
Diventeranno ancora più graziose alla vista e più zuccherose al palato!


Ed ora pronti, bocciolo dopo bocciolo, ad affondare il morso in questi piccoli bocconcini soffici e profumati!


Ecco qua, ce l'abbiam fatta!
E voi, le proverete??

Per comodità, vi lascio i miei tempi di impasto.
ore 20.30 lievitino
ore 21.30 impasto
lievitazione notturna (io ho messo la ciotola sul davanzale fuori in finestra)
ore 08.30 preparazione delle roselline
seconda lieviazione
ore 11.00 cottura

Un ultimo scatto, insieme al mio augurio

Siate lieti, sempre!




Queste roselline le appendo ai balconcini condominiali e poi volano, dritte dritte, nella raccolta di Panissimo#38, ideata da Sandra di Sono io, Sandra, e da Barbara di Bread & Companatico
e questo mese ospitata qui nel Condominio!


Rubini - Panini con semi di melagrana e prezzemolo

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​Ebbene sì, la raccolta di Panissimo con il tema del mese, Pani decorati, ci ha molto ispirato infatti le abitanti del condominio si sono scatenate! 
Dopo i pani con i ricami stancil e le roselline di MT, la perfezione dei croissant di Tamara e i suoi simpatici porcellini e le mie zampine, ecco a voi i panini decorati con melagrana e foglie di prezzemolo!


INGREDIENTI per 15 pezzi 

500 g farina 0 bio 11% proteine
315 g latte intero
  25 g burro
  25 g strutto
  20 g zucchero
  10 g sale
    8 g lievito di birra fresco
1/2 cucchiaino sciroppo di grano (malto)
  • latte per pennellare prima della lievitazione.
  • Uovo e acqua per pennellare prima di infornare.
  • semi di melograno e prezzemolo fresco per decorare.

    PROCEDIMENTO

    Tirare fuori una mezz'oretta prima strutto e burro, in inverno, e pochi minuti prima in estate.
    Scaldare appena il latte e sciogliere il lievito. Setacciare la farina nella ciotola della planetaria, avviare al minimo la macchina e inserire a filo il latte per idratare tutta la farina, poi il sale e lo zucchero. Aumentare la velocità a 1.5 e far incordare l'impasto.
    Inserire il burro e lo strutto poco alla volta, ogni pezzetto deve essere assorbito dalla massa, prima di inserirne altro.
    Lavorare ancora fino ad assorbimento completo. Ci vorranno circa 10 minuti in totale.
    Ribaltare l'impasto su un piano e lavorarlo per due minuti, arrotondare e mettere in una ciotola imburrata. Coprire con un coperchio ermetico o pellicola sigillata. Porre a lievitare fino a raddoppio (circa 1 ora e mezzo).


    Riprendere la massa, sgonfiarla un poco e con un tarocco fare pezzature da 60 g circa.
    1. Schiacciare un po' la pasta.
    2. Arrotolarla tipo filoncino (posizionando al centro e in alto la parte tagliata dal tarocco) riposizionare il rotolino con la chiusura al centro verso l' alto e avvolgere nuovamente. Il tutto senza stringere troppo.
    3. Arrotondare sotto il palmo della mano. 
    4. Mettere su una teglia rivestita di carta forno, posizionare sopra i panini con la chiusura sotto, pennellare con del latte e coprire con pellicola senza sigillare per evitare che si appiccichi ai panini e far lievitare fino a raddoppio, circa 1 ora e mezzo anche qui.
    5. Pennellare con uovo intero battuto. Mettere le foglie di prezzemolo sul polpastrello, pennellate dal lato che deve aderire al panino e farle aderire allo stesso. Pennellare ancora sulle foglie e infornare a 180° in modalità statica per 15 minuti. Toglierli ancora biondi. 
    6. Appena fuori dal forno* fare qualche foro qua e là  per inserire i semi di melograno, io l'ho fatto con una bacchetta cinese dalla parte più stretta e poi ho roteato delicatamente nel foro per allargarlo un po'.


    NOTE
    *per trattenere meglio i semi sul panino si dovrebbero inserire a 3/4 minuti dalla fine della cottura, e infornare di nuovo ma il chicco perde tutta la brillantezza e si scurisce, perciò io la seconda volta ho optato per inserirli a fine cottura, voi sceglierete il metodo che preferite.
    Con questo impasto i panini non sono soltanto carini ma anche molto soffici e la mollica non è affatto asciutta.





    Silvia

      Questi panini si posizionano immediatamente nella raccolta di  Panissimo#38ideata da Sandra di Sono io, Sandra,  e da Barbara di Bread & Companatico,
    questo mese ospitata qui nel Condominio!



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    M'ama o non m'ama?: margherite di pane farcito.

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    Ospitare la raccolta di pani più bella del web, Panissimo, è stata davvero un'occasione per giocare con le farine, le decorazioni e le forme!
    Così, mentre cercavo nel web qualche ispirazione, mi sono imbattuta in questa immagine su Pinterest.
    Non ci ho pensato su due volte e mi sono messa all'opera!
    Il risultato?
    Una soffice pasta che avvolge la sfiziosità del würstel e che si sposa benissimo con l'uovo ed il formaggio che fa da collante! :-PPP
    Chevvelodicoaffà... una golosità unica da condividere con i propri cari o con gli amici come aperitivo o (sarebbe meglio) come piatto unico! ;-) ;-)
    Chissà se le foto vi faran venir voglia di provarle,,,
    Io intanto vi racconto come si fanno :-))))



    Ingredienti per la pasta: 
    2 uova
    400 g di farina tipo 1 o 2
    100 g di farina integrale
    190 g di acqua
    40   g di burro
    10   g di sale
    5     g di lievito di birra
    oppure
    100 g di pasta madre (- 65 g di farina e - 35 g di acqua)
    100 g di licoli (- 50 g di farina e - 50 g di acqua)
    Per il ripieno
    6 würstel
    4 uova sode
    formaggio grattugiato (provola, parmigiano, cheddar)
    Per la finitura
    miscela di tuorlo e latte
    pepe fresco macinato al momento

    Alla sera.
    Sciogliere il lievito nell'acqua, aggiungere l'uovo e miscelare con una frustina; aggiungere la farina precedentemente setacciata e mescolare velocemente con una forchetta e lasciare riposare per 10 minuti.
    Riprendere la lavorazione aggiungendo il burro a piccoli fiocchi ed infine il sale ed impastare fino ad ottenere un impasto liscio ed elastico.
    Avvolgere a palla e riporre in una ciotola leggermente unta con un filo di olio, coprire con pellicola e, dopo aver lasciato a temperatura ambiente per un'oretta, riporre in frigo per tutta la notte.

    Al mattino. 
    Estrarre l'impasto dal frigo e lasciare che torni a temperatura ambiente.
    Dividerlo in otto porzioni e procedere come da sequenza fotografica qui a lato.
    Formare una palla leggermente allungata e, con il mattarello, ottenere un rettangolo; inserire il würstel e richiudere la pasta pizzicando i bordi per sigillare bene. ;-)
    Tagliare il filoncino ottenuto in nove parti (per ottenere dieci "petali") e, su una placca da forno coperta con apposita carta, disporle in modo da formare un fiore, al centro del quale andremo a posizionare il mezzo uovo sodo che farà da "capolino" della nostra margherita.
    Una volta formate le otto margherite, coprire la teglia con della pellicola e lasciare lievitare fino quasi al raddoppio.
    Trascorso questo tempo, accendere il forno a 190°, macinare del pepe fresco al centro della margherita e  pennellare la superficie con un mix di tuorlo sbattuto e latte; terminata questa operazione, sempre al centro spolverizzare il formaggio grattugiato scelto.
    Infornare e portare a doratura. Ci vorranno circa 25-30 minuti ma, come sempre, ognuno conosce i tempi del proprio forno!! ;-)

    Sfornare e servire le margherite, accompagnando il tutto con un'ottima birra! :-))))))))
    Siete pronti a gustarle? Io l'ho appena fatto! :-PPPPPPPPPP







    ... di margherite: curiosità e credenze.

    Scegliere questo pane a forma di margherita, mi ha consentito di approfondire un po' di più la conoscenza di questo fiore che ho sempre amato per la sua bellezza!
    Condivido dunque un piccolo approfondimento, condito da qualche curiosità ! ;-)

    Per gli innamorati che desiderano sapere se il loro sentimento è ricambiato dalla persona amata, esiste un sistema semplice per sciogliere il dubbio: basta sfogliare i "petali" di una comune margherita dei prati. M'ama, e via un "petalo"; non m'ama, e via un altro, fino all'ultimo "petalo", che sancisce il verdetto finale. Un "fiore" che decide il destino di un amore: ma sarà vero? Chissà.
    Dal punto di vista botanico, la verità è che la margherita dei prati non è un fiore.
    Se la guardiamo bene bene, in effetti somiglia proprio a un mazzolino di minuscoli fiori. Per cogliere questa analogia, conviene guardare una parente della margherita dei prati, con fiori più grandi, una margheritona gialla spontanea in Sudafrica ma molto popolare anche nei giardini italiani, dove fiorisce in aprile-maggio.

    Al centro del "fiore", si nota una specie di bottone.
    Guardiamolo meglio, con l'aiuto di una lente di ingrandimento: il bottone sembra un mazzolino di fiori, alcuni ancora chiusi (quelli al centro), altri aperti (quelli esterni), appoggiati sui "petali" gialli disposti a raggiera intorno al bottone.
    Un "fiore" fatto di fiori? Proprio così! I raggruppamenti di fiori si chiamano infiorescenze; per la precisione, queste sono infiorescenze a capolino.
    Nell'ambito di questa famiglia di fiori, che con circa 1000 generi e 20000 specie è la più grande delle angiosperme, si osservano tipi diversi di capolino; le differenze riguardano - tra l'altro - forma del ricettacolo, tipo di fiori o anche il loro numero: ad esempio, i capolini di millefoglio (Achillea millefolium) hanno cinque fiori del raggio. La margherita, invece, ne possiede un numero variabile da pianta a pianta, ed anche da capolino a capolino su una stessa pianta.
    Che sia un caso o il prodotto dell'evoluzione biologica, non importa agli innamorati, ai quali basta sapere che così hanno una chance di trovare quella che darà ai loro dubbi la risposta più desiderata.
    Fonte: M'ama, non m'ama... sfogliando una margherita. (Gianni Bedini)
    http://www.myristica.it/mag-2001/mama.html



    Ed è con la bellezza di questi fiori che vi lascio il mio augurio di un buon inizio di settimana.

    Siate lieti. Sempre!
    Emmettì

    Queste margherite le porto immediatamente nella raccolta di Panissimo#38, 
    ideata da Sandra di Sono io, Sandra, e da Barbara di Bread & Companatico
    questo mese ospitata qui nel Condominio!





    Katmer, pane turco sfogliato: il pane che si finge croissant!

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    Katmer poğaça


    È arrivato il giorno in cui la raccolta si chiude. Insieme alle mie socie ringraziamo le ideatrici di Panissimo e soprattutto le amiche, e il nostro amico Piero, che ci hanno onorato della loro presenza nel nostro blog. 
    Per l'occasione Tamara ed Emmettì hanno voluto chiudere la raccolta insieme a me preparando anche loro i kaZmer, sì sì non è un errore, noi li abbiamo ribattezzati così. :))))

    Invece katmerè il (vero) nome di questi piccoli pani turchi.
    Chiarisco subito che questo è un vero pane e non un croissant. D'accordo, si potrebbe aggiungere dello zucchero per gustarlo a colazione ma ripeto, non è un croissant. E infatti alla fine ne ho fatto anche una versione dolce. :))))

    Dopo tanto girovagare su web ho visto che le varie repliche di questo pane riportano tutte alla ricetta de La Mercante di Spezie. Fra l'altro blog praticamente abbandonato da un bel po' ma pur sempre interessante.

    Ho voluto provare anche la versione dolce, per avere un croissant meno calorico, ma buono. E infatti, così è stato. 


    INGREDIENTI
    per l'impasto salato

    500 g di farina 0

    250 g di latte intero
    100 g olio di riso (o comunque un olio dal gusto delicato)
    1 albume
    8 lievito di birra fresco
    10 g di sale
    10 g di zucchero

    oppure

    Con pasta madre: 150 g pasta madre, togliere 100 g di farina e 50 g di latte dal totale.
    Con lievito naturale liquido (licoli): 125 g licoli, togliere 60 g di farina  e 60 g di latte dal totale.

    40 g burro per spennellare di dischi di pasta.

    Per l'impasto dolce 
    basta portare il sale a 8 g e lo zucchero a 75g.

    per il ripieno
    100 g di formaggio fresco per il salato. 
    Barretta di cioccolato oppure crema di nocciole. Sconsiglio miele e marmellata perché fuoriescono durante la lievitazione. 


    PROCEDIMENTO  N.1 
    si può procedere in due modi, questo il più veloce ma il più difficoltoso.

    Impastare tutti gli ingredienti fino ad avere una massa liscia ed omogenea. Gli ingredienti si possono inserire tutti insieme, il sale a metà lavorazione.
    Far lievitare fino a raddoppio. Dividere in 8 panetti, lasciarli riposare ancora 15 minuti, coperti da cellophane.
    Schiacciare col mattarello ogni panetto in un piccolo cerchio, 25 cm circa.
    Ungere ognuno col burro fuso e impilare. Capovolgere la torretta e iniziare a stendere fino a 30 cm circa, girare nuovamente i cerchi impilati e stendere fino alla misura finale.
    Attenzione gli strati devono rimanere sempre visibili altrimenti l'effetto sfogliatura  non si avrà.
    NON USARE FARINA DURANTE LA STESURA.
    Dividere in 16 triangoli, mettere un po' di formaggio fresco di tipo spalmabile nel lato corto del triangolo e chiudere come da sequenza fotografica.
    Posizionare in una teglia foderata di carta forno, coprire con pellicola e lasciar lievitare fino a raddoppio. Ci  vorranno circa due ore. Se si sceglie la lievitazione naturale i tempi ovviamente si allungheranno.
    A lievitazione raggiunta pennellare con tuorlo e latte in parti uguali oppure solo albume.
    Infornare a 200° modalità statica per 15/18 minuti circa.
    Come gustarli
    Da soli, li adoro! Farciti con salumi, verdure, formaggi e tutto ciò che vi detta la fantasia e i vostri gusti. 
    Quelli dolci potete farcirli anche dopo cottura se preferite.

    PROCEDIMENTO N.2

    Impastare tutti gli ingredienti fino ad avere una massa liscia ed omogenea. Gli ingredienti si possono inserire tutti insieme, il sale a metà lavorazione.
    Far lievitare fino a raddoppio. Dividere in 8 panetti, lasciarli riposare 15 minuti coperti da cellophane.

    Schiacciare col mattarello il primo panetto in un cerchio di 25 cm circa.
    Spalmare il burro sul primo disco. Mentre si stende il secondo disco mettere in frigo il primo imburrato e coperto. Finito di stendere, imburrare e impilare i dischi (conservando sempre la torretta in frigo), non imburrare l'ultimo.
    Lasciare la torretta coperta, in frigo per un'oretta. 
    Ora proseguire come per il procedimento precedente. 



    Emmettì ha ridotto il lievito per fare riposo in frigo e Tamara li ha fatti con pasta madre. 
    Ecco le loro bellissime realizzazioni.

    Quelli di Emmettì

    Quelli di Tamara



    Questi katmer vanno nella raccolta di Panissimo#38, 
    ideata da Sandra di Sono io, Sandra, e da Barbara di Bread & Companatico
    questo mese ospitata qui nel Condominio!









    Panissimo #39: ancora spazio alle forme, alle decorazioni e... alla colomba salata condominiale!

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    Quando ieri le ideatrici di Panissimo ci hanno scritto per chiedere se anche nel mese di marzo il Condominio poteva essere l'ospite della raccolta, siamo state prese da un attimo di esitazione seguito subito da un impeto di felicità! :-))))
    Un altro mese a disposizione per raccogliere lievitati dalle mille forme, colori, sapori e profumi.
    Un altro mese per conoscere nuovi amiche ed amici appassionati al mondo della lievitazione.
    Un altro mese per imparare tante cose nuove e sperimentare!

    Eccoci pronte allora, armate di farine, mattarelli, lieviti di tutti i tipi, stampi, e macchine fotografiche!
    Voi siete pronti a seguirci anche questo mese e soprattutto a portarci i vostri lievitati??
    Vi aspettiamo numerosi! :-)))

    "Allora svalvolate, con cosa avete deciso di aprire la raccolta di marzo??"
    Dopo l'ultimo capolavoro di Silvia con i suoi kaTmer, era difficile improvvisare un altro lievitato così bello ed allora, visto il tema di Panissimo#39  abbiamo pensato di condividere nuovamente la ricetta della  Colomba Salata Condominiale che lo scorso anno abbiamo pubblicato fuori tempo massimo, o meglio fuori tempo pasquale! :-)))

    Eccola qua dunque, nella sua bellezza da ammirare nelle foto di Silvia e nella sua travolgente bontà per i diversi tipi di farcitura che vi proponiamo!
    Per non parlare dell'impasto che ci ha pienamente soddisfatte per il sapore e per la scioglievolezza, esattamente come per una colomba dolce!
    Ci siamo divertite tantissimo lo scorso anno a creare da zero questo impasto.
    Prove su prove, bilanciamenti su bilanciamenti, fiumi di mail su fiumi di mail e soprattutto assaggi su assaggi! :-DDDDDD Ma alla fine che soddisfazione per questa ricetta tutta nostra!!




    RICETTA

    COLOMBA SALATA CONDOMINIALE

    STAMPA LA RICETTA (PDF)
    Ingredienti per uno stampo da 1 kg:

    170 g  Lievito madre rinfrescato 3 volte (1)
    250 g  Farina di forza
      80 g  Formaggio Parmigiano grattugiato
      50 g  Formaggio pecorino grattugiato (2)
    100 g  Formaggio pecorino a tocchi (2)
      90 g  Latte intero
      60 g  Burro bavarese
      60 g  Strutto
    130 g  Uova intere (circa 2 uova XL)
      75 g  Tuorli (circa 3 uova XL. Conservare gli albumi per la glassa)
        6 g  Zucchero
        5 g  Sale
        1     cucchiaio di malto (si può sostituire con un cucchiaino di miele)
            cucchiaini pepe
     

    Farciture:
     100 g  Pancetta affumicata a dadini
       50 g  Olive denocciolate

        oppure
     70 g  Pomodori secchi sott'olio
     70 g  Olive al forno

          oppure
     120 g  Salame

        oppure
      50 g  Funghi sott'olio
      50 g  Pomodori secchi sottolio
      50 g  Olive al forno

       oppure
    a piacimento! 

    Glassa: (3)
     80 g  Arachidi salate tritate finemente
     80 g Albumi (circa 2)
       2    cucchiai di Parmigiano

    Copertura:
     20 g  Arachidi salate tritate grossolanamente
     50 g  Noci sgusciate

    Note:
    (1) Si può sostituire con una biga costituita da 115 g di farina, 55 g di acqua, 3 g di lievito di birra.
    (2) Un pecorino o altri tipi a scelta, a seconda di quanto si preferisca formaggiosa la colomba scegliere formaggi più o meno saporiti e forti.
    (3) Per la glassa ci siamo ispirate a questi panettoncini di Giulia (grazie cara!)



    Per leggere l'intera PREPARAZIONE scorrere la tendina all'interno del riquadro sotto
    oppure scaricare il pdf dell'intera ricetta (senza divagazioni).


    PREPARAZIONE:

    - Nella ciotola dell'impastatrice versare il latte e spezzettarvi dentro la pasta madre; azionare la frusta e far sciogliere il lievito. Montare il gancio a foglia.
    - Sbattere uova e tuorli con lo zucchero e cominciare ad aggiungere il composto, poco alla volta, alla pastella di latte e lievito madre, alternando l'inserimento con la farina, anche questa poco alla volta,  avendo cura di far assorbire un elemento prima di aggiungere il successivo.
    - Far incordare l'impasto e aggiungere i formaggi grattugiati e il pepe.
    - Mescolare il sale con il malto,  far idratare con un goccio d'acqua ed aggiungere a filo nella ciotola.
    - Portare ad incordatura, montare il gancio a uncino e, poco alla volta, aggiungere lo strutto ed infine il burro.
    - Quando l'impasto è perfettamente incordato (fare la prova velo per essere sicuri), abbassare al minimo la velocità dell'impastatrice e inserire il formaggio a tocchetti.

     - Scaravoltare l'impasto sul piano imburrato, lavorarlo qualche minuto con la tecnica dello slap & fold .
    - Allargare l'impasto in una sfoglia sottile, distribuire metà della farcitura tagliata a quadrotti e infarinata,  richiudere al centro e ripetere l'operazione.
    - Dare una piega a 3, coprire con una ciotola e far riposare mezz'ora.
    - Poi  ripetere l'operazione e far riposare ancora per lo stesso tempo.

    - Dividere l'impasto in due parti, una leggermente più grande, e formare in due rotoli. Disporre a croce nel pirottino apposito, quello più piccolo nella parte delle ali, quello più grande lungo la lunghezza dello stampo.
    -  Coprire con pellicola. Poggiare il pirottino direttamente sulla leccarda o teglia o griglia su cui cuocerà la colomba, onde evitare di dover prendere e spostare lo stampo con le mani. E' utile poggiare il pirottino sulla leccarda o la teglia ribaltata, così che sia facilitata l'operazione di infilzatura dei ferri successiva.
    - Far lievitare per 6/7 ore a 28°C  nel forno preriscaldato e la lucina accesa, oppure a temperatura ambiente, in questo caso i tempi di lievitazione saranno più lunghi.
    - Quando l'impasto sarà arrivato a circa 2 cm al bordo dello stampo porre a temperatura ambiente, togliere la pellicola trasparente e lasciare 30/40 minuti all'aria.

    - Intanto accendere il forno a 180° modalità statica.
    clicca sull'immagine per ingrandire
    - Nel frattempo preparare la glassa. Nel tritatutto mescolare le arachidi tritate finemente con il parmigiano e gli albumi, fino ad ottenere una crema densa ma non troppo (come la spieghiamo questa? deve essere abbastanza densa da non colare ma abbastanza diluita da poter essere stesa con il dorso del cucchiaio).

    - Con un cucchiaio distribuire la glassa su tutta la superficie della colomba, con estrema delicatezza per non compromettere la lievitazione. Distribuire in ordine sparso le noci e spolverare con la granella di arachidi.

    - Far bollire due dita di acqua. Al bollore inserire il pentolino contemporanemaente a quando si inforna la colomba.
    Abbassare a 160° e spegnere resistenza superiore.
    Cuocere per 50/60 minuti (regolarsi, non tutti i forni cuociono negli stessi tempi) ultimi 10 in funzione ventilata  per le pezzature da 1 kg.
    -
    - Infilzare  la colomba appena sfornata con due ferri paralleli lungo le ali, alla base dello stampo,  e  lasciar raffreddare capovolta, sospesa con i ferri retti tra due sedie o su un secchio, per almeno 4/6 ore.
    - Se necessario conservare in busta chiusa, ma secondo noi non sarà necessario, una volta aperta sarà difficile che ne rimarrà d'avanzo!



    Buona colomba salata a tutti!
    Tamara, Silvia, Maria Teresa



    PANISSIMO #39

    rana blu
    Ed ora ecco la ranocchia blu! Conoscete le regole di Panissimo vero? Potete partecipare con qualsiasi lievitato dolce o salato, a tema (lievitati decorati in questo caso) ma anche fuori tema! Con quante ricette volete, per tutto il mese di marzo qui nel Condominio!
    Vi ricordiamo che le ricette, come da regolamento, devono essere per così dire, fresche, del mese relativo alla raccolta.

    - Copiate  il messaggio e il banner  sotto e incollate sotto la vostra ricetta:

     Con questa ricetta partecipo a Panissimo#39, la raccolta di lievitati dolci e salati ideata da Sandra di Sono io, Sandra,  e Barbara, Bread & Companaticoquesto mese ospitata nel blog Un Condominio in cucina




    - Poi cliccate sul link a fondo post (add your link), vi si aprirà una pagina dove incollare l’url del vostro blog, relativo alla ricetta, scegliete la foto del lievitato che più vi piace e confermate. Accertatevi che la vostra ricetta sia pubblicata e... grazie! Grazie a chiunque vorrà condividere con noi le proprie ricette lievitate, e grazie a Sandra, Barbara, Terry e Maria Teresa e al loro gruppo fb di Panissimissimo!

    rana blu



    Stelle panine, quando è festa è stella!

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     Ve lo dico, parlerò pochissimo! Giuro! Sono così belli questi panini stellati che preferisco far parlare le immagini.

    Quanto sono belle le tavole festose? Sarebbe bello poter apparecchiare con sentimento ogni giorno, ma vaglielo a dire al capo "scusa, io esco alle 9,00 ché devo apparecchiare, e per apparecchiare devo fare i panini, li apparecchio e poi me li mangio anche. E lo so anche ieri sono uscita alle 9,20, e sì, lo so che arrivo in ufficio alle 8,00 ma devo apparecchiare no?"
    Appena li ho visti da Pat di Pan di Pane me ne sono innamorata! Panini buonissimi, che io ho fatto con una farina tipo 1 macinata a pietra profumata e di un bellissimo colore, e multifunzione! Prima di venire addentati, per accompagnare il pranzo o ripieni come antipasto, assolvono varie funzioni, che figata pazzesca!







    RICETTA



    Ingredienti

    Per la biga:
      10 g di Pasta Madre (o li.co.li.) *
    100 g di farina forte
      50 g di acqua.

    Per l'impasto:
    150 g di Biga
    400 g di farina tipo 1 macinata a pietra (oppure quella che preferite)
      10g di zucchero
    220 g di latte vaccino (o di soia o semplicemente acqua)
      50 g di olio extravergine d'oliva delicato (o di arachide, soia, mais o burro a pomata)
      10 g di sale fino (meglio se integrale)
    per decorare:  miglio soffiato o semi a piacere (sesamo, papavero, girasole, lino, ecc.) o spezie (per le stelle rosse ho usato pimenton affumicato, oppure paprika dolce o piccante)

    Se si vuole utilizzare il lievito di birra metterne 1 g  nella biga e ancora 3 g nell'impasto (1/3 g più 1 g di quello secco).

    Procedimento:

    - Preparare la biga sciogliendo il lievito nell'acqua leggermente intiepidita ed unire la farina; lavorare l'impasto per non più di 3-4 minuti fino ad ottenere un impasto ancora grezzo, e dunque non perfettamente liscio e setoso.
    - Formare una palla, fare un incisione a croce e porla in una terrina, coprire con pellicola o con uno strofinaccio bagnato e lasciar a riposare per tutta la notte o almeno 12/ 18 ore.

    - Trascorsa la maturazione della biga, tagliuzzarla in una ciotola con il latte o l'acqua, aggiungere lo zucchero e gradualmente la farina, mescolando con un cucchiaio o una spatola incorporare tutto.
    - Quando sarà ben omogeneo l'impasto aggiungere il burro a pomata (o l'olio ) ed il sale.
    - Impastare a mano bene fin che l'impasto apparirà liscio, omogeneo e ben incordato.

    <> Se si usa l'impastatrice, spezzettare la biga nella ciotola, aggiungere tutti gli ingredienti ed impastare fino ad incordatura <>

    - Dare un giro di pieghe e mettere a riposare in un contenitore coperto fino al raddoppio di volume.
    clicca sull'immagine per ingrandire

    - Ribaltare sul piano di lavoro, abbassare lo spessore utilizzando un mattarello, fino a circa 1,5 cm, con degli stampini tagliapasta ritagliare i  panini. (Io ho utilizzato un set con varie misure di stelline e campane).
    - Se si desidera arricchirli con i semini, spennellare con albume sbattuto o con acqua per inumidire l'impasto, versare i semi in un piatto e poggiarci sopra, premendo leggermente, la parte inumidita dei panini e poi rigirarli.

    Oppure, per le stelle bucate al centro

    - Abbassate lo spessore fino a circa 1 cm o poco meno.
    - Con un bicchiere o un coppapasta, di diametro di 9 cm, ritagliare dei dischi (se si usa metà impasto, dovrebbero venirne 8).
    clicca sull'immagine per ingrandire

    - Se si vogliono decorare con i semini bagnare prima i dischi d'impasto con dell'acqua o albume sbattuto, appoggiarli su uno strato di semini (distribuiti su un piattino), premere leggermente per farli aderire bene.
    - Con una spatola con la lama di 6 cm incidere fino in fondo 3 tagli incrociati al centro.
    - Prendere ad una ad una le 6 punte che si sono formate e tirarle verso l'esterno a formare la stella.
    - Oppure ripiegarle leggermente sopra l'impasto, senza estrarle totalmente, per avere un effetto decorativo differente.
    - Ovviamente si possono lasciare lisci senza semi se si preferisce.

    - Mettere i panini così ottenuti sulla piastra da forno rivestita con carta forno.
    - Coprire con pellicola trasparente e far lievitare a 26-27°.
    - Attendere che raggiungano il raddoppio di volume o poco più per cuocere.

    Cottura:
    - Riscaldare il forno a 160°, infornarli nella parte media del forno per 20 minuti circa. Dovranno prendere appena un po' di colore.
    - Metterli a raffreddare su una gratella.

    Una volta freddi possono essere imbottiti a piacimento o mangiati in accompagnamento (ma anche accompagnati).




    DI PERTINENZA 


    Come possiamo usare le nostre stelle panine?
    Intanto, procuratevi dei gusci uova (ricordate le uova tenerine? In quel post spiego come svuotarle e pulirle), e delle candeline mignon. Uscite e raccogliete qualche fiore di campo. E poi... liberate la fantasia!


    Portafiori


     Fermatovaglioli


    Portacandele


    Segnaposto


    Natalizie


    Imbottite


    Stelline panine!


    Tamara

     DIVAGAmente 

     ★    Las Estrellas    ★ ..


    Las estrellas son copas sobre un mantel.
    Alguisen que tira del mantel del cielo y las estrellas se quedan.

    Respira ahora,
    aspira el hondo perfume de las estrellas.

    Le stelle sono dei calici su una tovaglia.
    Qualcuno tira la tovaglia del cielo e i calici rimangono.
    foto: Al Magnus

    respira adesso,
    aspira il profondo profumo delle stelle.
    








    [frammento tratto da 
    "Quaderno del suggeritore" Juan Andrés García Román]













    Calici sulla tovaglia



     PANISSIMAMENTE


    Con questa bellissime stelle apparecchio la tavolta di  Panissimo#39, la raccolta di lievitati dolci e salati ideata da Sandra di Sono io, Sandra,  e Barbara, Bread & Companaticoquesto mese ospitata qui,  Un Condominio in cucina




    Colomba al profumo di mandarino, colomba che vince non si cambia!

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     ♪ ♫ ♪ Vola colomba vola, diglielo tu che tornerò Dille che non sarà più sola E che mai più La lascerò ♪ ♩

    e difattì tornò, la colomba al profumo di mandarino! L'avevo pubblicata nel lontano 2014, esattamente 714 giorni fa, ma è come se fosse oggi! (ma è oggi!) Con quegli sbuffi ricchi a mandorla, la mollica liscia come seta, gli alveoli profondi come pozzi, la sua granella candida e croccante e  il suo indimenticabile profumo... oh, cos'è il profumo di questa colombella bella come una stella!  (mai vista una stella con le ali, ma preferisco non contraddirmi, ché sono permalosa)... profumo delicato, soave e pulito di forno, burro e vaniglia, infine  lui (il mandarino), così unico, persistente, che si espande in tutta la bocca e ti ronza nelle nari. E poi, se lei è tornata perché io non sia più più sola e che mai più mi lascerà, come posso tradirla con altre colombe? Non posso! E quindi anche per questa Pasqua sulla mia tavola ci sarà la colomba al profumo di mandarino.




    RICETTA


    Ingredienti per una colomba da 1 kg


    Primo impasto
    -   80 g lievito madre
    - 180 g farina di forza o manitoba
      - 70 zucchero
      - 90 g acqua
      - 80 g burro bavarese
    -   70 g tuorli

    Secondo impasto
    -  80 g farina di forza o manitoba
    -  70 g zucchero
    -  70 g tuorli
    -  70 burro bavarese
    -    4 g sale
    -  15 g acqua
    -  50 g aroma
    -150 g canditi di arancia home-made
    -  50 g canditi di mandarino fatti in casa


    pasta aromatica
    - 20 g di miele d'arancio
    - 10 g di burro sciolto
    - 20 g di canditi di arancia home-made
    - 10 g di canditi di mandarino home-made
    - 10 g di sciroppo di arancia candita
    - 1 cucchiaino di estratto di vaniglia (oppure 1 baccello di vaniglia e tutti i semini dello stesso)
    - zeste grattugiate  di 1 limone


    glassa
    -  40 g di mandorle grezze
    -  20 g di nocciole tostate
    -160 g di zucchero semolato
    -    4 g di cacao amaro in polvere
    -    4 g di fecola di patate
    -    4 g di farina di mais
    -  60 g di albume

    per la decorazione: mandorle grezze e granella di zucchero 





    Rinfreschi pasta madre
    - pomeriggio: 40 g pasta madre, 40 g farina, 20 g acqua
    - sera: 60 g pasta madre, 60 g farina 30 g acqua. legatura.
    - mattina: 30 g pasta madre, 30 g farina, 15 g acqua.
    - mezzogiorno: 40 g pasta madre, 40 g farina, 20 g acqua.
    - pomeriggio: 40 g pasta madre, 40 g farina, 20 g acqua.
    - sera: primo impasto



    Preparazione:

    primo impasto:

    - Pesare gli ingredienti e disporli sul piano di lavoro.
    - In una ciotola montare i tuorli con lo zucchero, in un'altra tagliare il burro freddo a fettine sottili.
    - Versare nella ciotola della planetaria 3/4 di farina, i tuorli montati con lo zucchero e l'acqua. Montare la foglia e cominciare ad impastare.
    - Aggiungere la pasta madre ridotta in pezzi e portare ad incordatura, ci vorranno circa 15-20 minuti.
    - Sostituire la foglia col gancio e aggiungere il burro  poco alla volta, alternando con la farina e avendo cura di aspettare che il grasso venga assorbito prima di inserire la farina e viceversa.
    - Finito l'inserimento del burro aggiungere l'eventuale farina rimasta e portare ad incordatura.
    - L'impasto dovrà essere elastico ma non lucido e liscio. Questa operazione dovrebbe durare dai 20 ai 30 minuti al massimo.
    - Porre in un contenitore graduato o trasparente (per poter controllare la lievitazione), coprire con pellicola alimentare e far lievitare a 28 gradi fino al raddoppio e mezzo.

    Preparare alcuni ingredienti per l'impasto successivo

    - Ridurre i mandarini canditi in pezzetti piccolissimi e metterli in freezer, insieme ai canditi d'arancia.
    - Preparare l'aroma, scaldare il miele, farvi sciogliere il burro, unire gli altri ingredienti e frullare. Coprire con pellicola alimentare e lasciar insaporire a temperatura ambiente.
    - Preparare la glassa. Raffinare in un cutter tutti gli ingredienti secchi, aggiungere quindi l'albume continuando a frullare per un paio di minuti. Far riposare in frigo. Se si versa direttamente in una sac à poche sarà già pronta il giorno dopo.

    Secondo impasto

    - Pesare gli ingredienti e disporli sul piano di lavoro.
    - In una ciotola montare i tuorli con lo zucchero, in un'altra tagliare il burro freddo  a fettine sottili.
    - Idratare il sale con l'acqua prevista.
    - Trasferire il primo impasto nella ciotola della planetaria e avviare il gancio, impastare 5 minuti.
    - Inserire le uova montate poco alla volta, alternando con un po' di farina avendo cura di aspettare che il grasso venga assorbito prima di inserire la farina e viceversa.
    - Quando l'impasto è ben incordato inserire l'aroma poco alla volta, aggiungere un cucchiaio di farina.
    - Aggiungere il sale idratato, filo filo lungo la parete della ciotola. Aggiungere ancora un po' di farina.
    - Inserire il burro poco alla volta, alternando con la farina rimasta ed aspettando l'assorbimento dell'uno prima dell'aggiunta dell'altra e viceversa.
    - Serrare l'incordatura, l'impasto deve risultare elastico, liscio e lucido.
    - Scaravoltare l'impasto sul piano imburrato, lavorarlo qualche minuto con la tecnica dello slap & fold .
    - Allargare l'impasto in una sfoglia sottile, distribuire metà della farcitura appena tolta dal freezer e infarinata, richiudere al centro e ripetere l'operazione.
    - Coprire con una ciotola e far riposare mezz'ora.

    ora ci sono due possibilità:    

    Porre l'impasto in un contenitore, coprire con coperchio o con pellicola e far riposare in frigorifero per minimo 6 ore e massimo 12. Poi tirare fuori dal frigo, fare acclimatare per un'ora e procedere col punto successivo.
           oppure, saltare questa fase e
     - dare due giri di pieghe al centro, ribaltare l'impasto in modo che la chiusura delle pieghe stia sotto, e procedere con  
    la prima pirlatura sul piano unto di burro. Io la prima la faccio a spirale, arrotolando l'impasto stringendo l'impasto verso il basso. QUI il video di Piero.
    Lasciar puntare per 30/40 minuti senza copertura e ripetere la pirlatura. Questa seconda volta, invece, arrotolo l'impasto trascinando l'impasto in avanti, come si vede in quest'altro video di Piero.
    -  Dividere l'impasto in due parti, una leggermente più grande, e formarli in due rotoli. Disporre a croce del pirottino apposito, quello più piccolo nella parte delle ali, quello più grande lungo la lunghezza dello stampo.
    -  Coprire con pellicola. Poggiare il pirottino direttamente sulla leccarda o teglia o griglia su cui cuocerà la colomba, onde evitare di dover prendere e spostare il pirottino con le mani. E' utile poggiare il pirottino sulla leccarda o la teglia ribaltata, così che sia facilitata l'operazione di infilzatura  dei ferri successiva.
    Far lievitare per 6/7 ore a 28°C  nel forno preriscaldato e la lucina accesa, oppure a temperatura ambiente, in questo caso i tempi di lievitazione saranno più lunghi. 
    - Quando l'impasto sarà arrivato al bordo del pirottino e l'impasto tocca circa 2 cm sotto, porre a temperatura ambiente, togliere la pellicola trasparente e lasciare 30/40 minuti.
    - Con la sac à poche distribuire la glassa, senza arrivare al bordo (questa colerà da sola fino allo stampo), 
    - Cuocere in forno a 170° 40 minuti in in forno statico e 20 minuti in modalità ventilata) 
    Infilzare  la colomba appena sfornata con due ferri a croce all'altezza della testa e della coda e un ferro al centro, alla base dello stampo,  e  lasciar raffreddare capovolta, sospesa con i ferri retti tra due sedie o su un secchio, per almeno 6/8 ore. 
    Conservare in una busta per alimenti e CONSUMARE NON PRIMA DI UNA SETTIMANA, quest'attesa è necessaria perché i sapori si fondano e maturino.

     utile il passo passo per la preparazione del panettone: http://visionigustative.blogspot.it/2013/12/panettone-preparazione.html

    Per chi impasta a mano, per il primo impasto procedere così: impastare 2/3 della farina con 2/3 di acqua e il lievito spezzettato. Portare a incordatura e cominciare ad inserire il composto di uova e zucchero poco alla volta, aiutandosi eventualmente con un po' di farina tra un inserimento e l'altro (aspettare sempre che i grassi siano assorbiti prima di aggiungere la farina e viceversa), procedere allo stesso modo col resto dell'acqua e con il burro.






    DI PERTINENZA


    Colomba con lievito di birra
    - Lo so che ora i più storceranno il naso, ma vorrei proporre una alternativa con lievito di birra, per coloro che non hanno la fortuna, la possibilità, la voglia, la pazienza o la passione di accudire un lievito madre, solido o liquido che sia, ma che abbiano comunque curiosità di provare un lievitato importante come la colomba di Pasqua. Anche io, fino a  pochi anni fa, usavo esclusivamente il lievito di birra. E, con le dovute attenzioni, ho ottenuto risultati di tutto rispetto. Come questa colomba, per esempio.
    Quindi, non storco il naso e propongo una alternativa,  per questa colomba,  molto semplice:

    Sostituire la pasta madre con una biga costituita da: 100 g di farina, 50 ml di acqua, 2 g di lievito di birra. A seguire, nel primo impasto,  g 130 di farina, 65 g di acqua, e il resto come da ricetta.
    La lunga maturazione a temperatura ambiente della biga (da 8 a 12 ore, fino a quando l'impasto arrivi ad andare oltre il raddoppio) e l'esclusione di ulteriori aggiunte di lievito nei 2 impasti successivi, farà sì che l'odore del lievito si stemperi completamente. Il risultato sarà decisamente superiore a qualsiasi prodotto acquistato.





     PRIMAVERAmente 



    Foto: John Grant
    (da “Diario di poeta e mare”  poesia n. 106 - Juan Ramón Jiménez)

    ¿Sencillo?
    Las palabras
    verdaderas,
    lo justo para que ella, sonriendo
    entre sus rosas puras de hoy,
    lo comprenda.

    Con un azul, un blanco, un verde
    -justos-,
    se hace-¿no ves?-la primavera.

    Diario de poeta y mar - 106 – “¿Sencillo?”  – Juan Ramón Jiménez)
    .



    Panissimo

    Questa colombella vola dritta dritta nel paniere di Panissimo#39, la raccolta di lievitati dolci e salati ideata da Sandra di Sono io, Sandra,  e Barbara, Bread & Companaticoquesto mese ospitata qui nel  Condominio in cucina





    LINK:

    altre foto su Visioni Gustative: http://visionigustative.blogspot.com/2014/03/colomba-dipinta.html

    STAMPA LA RICETTA


    La Regina delle crostate: quella al cioccolato di Ernst Knam

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    Questa crostata non ha bisogno di nessuna presentazione da parte mia.
    È probabile, fra l'altro, che l'abbiate già vista se non, addirittura, fatta.
    In entrambe le ipotesi, avete scoperto quanto golosa possa essere!
    Un guscio di frolla dalla consistenza scioglievole ed una crema al cioccolato che conquista anche i palati più diffidenti; insomma, un connubio letteralmente paradisiaco!
    Ma d'altra parte non è un caso che l'autore della ricetta sia stato ribattezzato con nome "il Re del cioccolato"! ;-)

    Le feste di Natale, ormai lontane, ed un bellissimo libro da leggere e rileggere, sono stati per me l'occasione di provare questa crostata.
    Vi dico solo che, nel giro di dieci giorni l'ho replicata (dietro suppliche varie) ben tre volte!
    Sofia, la mia nipote più grande, l'ha fatta slittare in cima alla classifica dei suoi dolci preferiti, ed ogni tanto mi dice: "zia, ma quando rifai quella crostata??".
    Penso di farle una sorpresa per Pasqua, e so già che mi riempirà di baci! :-)))))))))))
    E voi?
    Se volete regalare qualcosa di speciale.
    Se volete una golosità assurda da condividere con chi amate.
    Se volete realizzare una crostata "d'autore".
    Fatela!!!!!!!!!!!!!
    Sono certa che la rifarete anche voi, più e più volte. ;-)

    Direttamente dal libro "L'arte del dolce"  di  Knam, eccovi dosi e procedimento.
    Grazie Ernst!


    INGREDIENTI (per uno stampo da 22 cm)

    Frolla al cacao 

    150 g di burro
    150 g di zucchero semolato
    1 uovo
    vaniglia in polvere
    6 g di lievito per dolci
    280 g di farina 00
    25 g di cacao in polvere
    un pizzico di sale


    Crema al cioccolato (crema pasticcera + ganache al cioccolato)
    250 g di latte intero
    1/2 stecca di vaniglia
    15 g di farina 00
    5 g di fecola di patate
    2 tuorli
    40 g di zucchero semolato
    125 g di panna liquida
    190 g di cioccolato fondente al 60% e di ottima qualità.



    PROCEDIMENTO


    Al mattino.
    Per prima cosa preparare la pasta frolla, lavorando il burro morbido a tocchetti con lo zucchero, fino ad ottenere un composto bianco e cremoso.
    Aggiungere l’uovo, la vaniglia ed il pizzico di sale.
    Mescolare con una forchetta o una frustina piccola fin quando sarà tutto ben amalgamato.
    Unire il lievito, la farina e il cacao setacciati insieme, lavorare velocemente fino a che l'impasto inizierà a compattarsi.
    Rovesciare su un piano di lavoro, formare una palla, avvolgerla nella pellicola trasparente e lasciarla riposare in frigorifero per almeno 4 ore.
    Prima di pranzo, preparare il ripieno partendo dalla crema pasticcera. 
    Versare il latte in un contenitore adatto per il microonde, unire la stecca di vaniglia (o qualche goccia di estratto) e fate riscaldare a massima potenza per 2 minuti.
    Nel frattempo, in un pentolino, battere i tuorli con lo zucchero, ed appena saranno gonfi e spumosi unire la farina e la fecola precedentemente setacciate mescolando bene.
    Unire a filo il latte caldo e mettere sul fuoco a cuocere mescolando con una frusta fino a far addensare la crema.
    Versate in una terrina e lasciate intiepidire.
    A seguire, preparare la ganache.
    Versare la panna nello stesso contenitore adatto al micro e nel quale avevamo scaldato il latte.
    Portare ad ebollizione, alla massima potenza, ed aggiungere il cioccolato, precedentemente tagliato, mescolando ripetutamente fino a quando risulterà completamente sciolto e ben amalgamato.

    Ora, mescolare la crema pasticcera e la ganache ottenendo un composto omogeneo.
    Tirare fuori la pasta frolla dal frigo e lavorarla brevemente su un piano di lavoro leggermente infarinato per restituire plasticità e modellabilità all'impasto.
    Dal panetto di frolla prelevare 270 grammi che serviranno per foderare lo stampo.
    Imburrare ed infarinare uno stampo rotondo da 22 cm di diametro. e foderarlo con la frolla, facendo attenzione a dare uniformità di spessore.
    Versare il ripieno e livellare bene la superficie con un cucchiaio.
    Dalla frolla rimasta ricavare alcune strisce di pasta e disporle a griglia sul ripieno (vi occorreranno ancora 150 grammi circa di pasta frolla; con quella che avanza potete realizzare dei golosissimi biscotti per la  colazione).
    Infornare a 180° per circa 40 minuti.
    Far raffreddare quasi completamente prima di sformarla, altrimenti si rischia di farla andare in mille pezzi e sarebbe davvero un gran peccato! ;-)


    Servita il giorno dopo, la crostata acquista gusto e consistenza perfetti!
    Peccato non essere riuscita ad immortalare anche qualcuno con i baffi sporchi di cioccolato! :-DDDD
    E a voi? È venuta la voglia di provarla?? ;-))
    Ecco, se solo potessi farvi arrivare il profumo sotto il naso e la consistenza sul palato sono certa che correreste a casa a prepararla!
    E se mai lo faceste per davvero, sarò felicissima se tornerete qui a dirmi la vostra.

    Vi saluto con questo "affondo" di forchetta e vi invito a rimanere sintonizzati su queste pagine.
    Nella cucina condominiale si stanno preparando un sacco di cose buone: non potete perdervele!
    Stay tuned e nel frattempo...



    ...siate lieti, sempre!
                            Emmettì

    Casatiello napoletano - sì ma con la farina della Riccia!

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    Lo so è inconfessabile che mi sia decisa soltanto adesso ad onorare questa farina.

    Eravamo in attesa, Emmetti e io. Tra poco l'avremmo incontrata. Una gioia immensa quando alla stazione finalmente ci siamo abbracciate; peccato il poco tempo, quello giusto per un caffè, ma meglio di niente.

    L'abbiamo vista arrivare da lontano con la sua bella testolina carica di ricci. Sì sì, proprio lei! Sto parlando di Giovanna,  la nostra Riccia! Aveva con sé uno zaino pesantissimo, scoprimmo all'ultimo che conteneva delle preziose farine e un meraviglioso riso nero integrale per noi.
    Farine macinate a pietra, quando ho aperto il primo pacco è stato amore!

    Ho custodito questi prodotti gelosamente tanto da  non riuscire a decidermi ad utilizzarli, ma
    finalmente oggi...


    Dal blog La pasta madre

    INGREDIENTI


    Stampo a ciambella diametro 22/24

    per l'impasto*

    120 g di pasta madre
    400 g farina tipo 1 Antiqua del Molini Bongiovanni W 300
    250 g di acqua
        8 g di sale
     40 g di strutto

    per la laminatura
    100 g strutto
      40 g pecorino romano grattugiato
    pepe macinato q.b.

    per la farcitura

    150 g di salame tipo Napoli
    150 g provolone piccante
      20 g pecorino romano gratt.
    pepe macinato q.b.

    *Oppure

     80 g li.co.li (lievito in coltura liquida)
    440 g di farina tipo 1 W 300
    250 g acqua
        8 g di sale
    140 g di strutto (40 nell'impasto e 100 per la laminatura)

    Con lievito di birra 
    480 g farina
    290 g acqua
        3 g lievito di birra fresco
      8 g di sale
    140 g di strutto (40 nell'impasto e 100 per la laminatura)

    PROCEDIMENTO

    Sciogliere nell'acqua la pasta madre spezzettata. aggiungere la farina, far assorbire l'acqua senza lavorare troppo l'impasto. Coprire e lasciare 40 minuti in autolisi. Questo riposo servirà ad impastare in minor tempo e la pasta sarà più estensibile
    Aggiungere il sale e impastare fino a impasto liscio e incordato. Aggiungere i 40 g di strutto poco alla volta, far assorbire il precedente prima di aggiungere il successivo.
    Far riposare 2 ore in una ciotola coperta con pellicola o relativo coperchio, a circa 24°. 
    Preparare nel frattempo la farcitura a dadini.
    Dividere in tre i 100 g di strutto.

    Riprendere la pasta, porla sulla spianatoia e stenderla ad 1 cm circa. Spalmare sopra la prima parte dello strutto, aggiungere una generosa spolverata di pecorino e una macinata di pepe. Portare i lembi corti al centro fino congiungersi senza sovrapporsi. Stendere di nuovo e ripetere altre due volte: strutto, pecorino, pepe, pieghe; stesura, strutto, pecorino, pieghe. Se vi riesce difficoltoso stendere di seguito, tra un giro e l'altro lasciate riposare qualche minuto.
    Terminata la laminazione ho fatto riposare la pasta coperta per una ventina di minuti per far distendere il glutine e favorire la stesura finale.
    Stendere e distribuire la farcia e l' ultimo pecorino rimasto con altra spolverata di pepe. Arrotolare dal lato lungo, pizzicare le giunture per sigillare e chiudere a ciambella.

    Imburrare e infarinare, o meglio ancora foderare lo stampo di carta forno e mettere la ciambella, con la chiusura sotto, a lievitare coperta da pellicola senza sigillare. Oppure coprire a campana.
    Porre al calduccio e far raddoppiare, a me ci sono volute 4 ore. 

    Portare il forno alla temperatura di 180° (statico), pennellare con albume, infornare e cuocere per circa 40 minuti.

    Lasciate intiepidire, se ci riuscite :)))), sformate e gustate!

    Buono, buono, buonissimo provatelo! Mai mangiato un casatiello così buono!



    Grazie Riccia, spero di rivederti presto, ma senza zaini straripanti, stavolta! 



    Anche il casatiello finisce dritto dritto nella raccolta di  Panissimo#39, la raccolta di lievitati dolci e salati ideata da Sandra di Sono io, Sandra,  e Barbara, Bread & Companaticoquesto mese ospitata qui,  Un Condominio in cucina



    Li Puddhricasci e/o le cuddhure cu l'oe, delizie pasquali salentine e la d cacuminale retroflessa

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     Localizzazione: Salento.

    Puddhricasciu, puddhrica, puddhicastri: dal latino  “pulluceo”, ossia “pane che si offre".
    Cuddhura, cuddura, cucchrure cu l'oe: dal greco antico "“kollura” che significa “corona” e in origine ne sottolineava la forma appunto a ciambella. In realtà, un tempo questa forma particolare  serviva ai pastori o ai viandanti per infilarla nel bastone o nel braccio e portarla comodamente con loro durante i lunghi spostamenti (quella senza uovo, ovviamente).

    Quindi lu puddhricasciuè un pane a forma di corona che si offre la vigilia di Pasqua, quando, nei tempi antichi,  finalmente si interrompeva il digiuno quaresimale, in cui era vietato consumare carne, uova e formaggio e ci si fiondava sulla prima proteina disponibile, quella dell'uovo (lo sanno tutti: è nato prima della gallina), che si era preventivamente provveduto a incastonare nel pane, così da rendere piacevole e immediato il ritorno dall'inferno dell'astinenza proteica.
    Nel tempo poi, le strade delle cuddhure si sono divise in due: quella salata, un pane arricchito di olio e pepe, e quella dolce, una frolla preparata con lievito chimico.
    Le forme si sono diversificate in trecce, panieri, fiori, cuori, bamboline, galletti e tutto ciò che la fantasia pasquale suggerisce.

    In verità, io lu puddhricasciu salato me lo mangio tutto l'anno e senza uovo, lo compro in uno dei meravigliosi panifici salentini, ma per questa Pasqua ho deciso di farmelo da me, quindi ve lo propongo sia in versione pasquale cu l'ou (con l'uovo) che feriale, senza ou.

    Come tutte le preparazioni della tradizione, ogni paese, famiglia, singolo cristiano, ha la sua propria originalissima unica e vera versione, io invece non ho avuto la grazia di ereditarne la ricetta, quindi, fra le varie ricerche, mi sono fermata a questa, che ho personalizzato apportando poche modiche.



    RICETTA


    Ingredienti:

    500 g di farina di grano tenero tipo 1
    400 g di farina di grano (1)
    150 g di pasta madre (2)
    200 g di olio extravergine di oliva
    130 g di acqua
      50 g di liquore all'anice verde
      20 g di sale
         1 arancia (buccia e succo)
         1 limone (solo la buccia)
     q.b. pepe o peperoncino secco sbriciolato (3)
     5/6 uova



    (1) La farina di grano salentina, come già raccontai per il pane al grano arso, è una sorta di semola tipo 1, cioè a metà tra semola e semola rimacinata. Quindi nel caso non foste salentini e non riusciste a trovare questa farina, usate semola rimacinata o un mix di semole rimacinate e non.
    (2) Oppure 150 g di licoli + 25 g di farina, oppure 10 g di lievito di birra + 100 g di farina+ 50 g acqua.
    (3) Consiglio di abbondare con il pepe o col peperoncino, sempre che lo reggiate, ma fa proprio la differenza.


    Procedimento:

    - Grattugiare la buccia del limone e dell'arancia, spremere quest'ultima e conservarne il succo.
    - Nella ciotola dell'impastatrice (o dell'olio di gomito) versare il lievito spezzettato (o il lievito di birra sciolto nell'acqua), la farina, l'olio, l'acqua, il liquore all'anice, il pepe o il peperoncino (secondo il gusto personale), il succo d'arancia e le zeste di arancia e limone grattugiate.
    - Impastare fino a quando tutti gli ingredienti siano amalgamati.
    - Idratare il sale in un goccio d'acqua ed aggiungere all'impasto.
    - Impastare fino a quando l'impasto sia incordato, cioè liscio ed estensibile.
    - Coprire con pellicola alimentare o un telo umido e far lievitare fino al raddoppio.

    Intanto, prepariamo le uova: dopo averle lavate, facciamole riposare qualche minuto in acqua calda, per renderle più resistenti una volta messe in forno.

    clicca sull'immagine per ingrandirla
    Finalmente, quando l'impasto è raddoppiato, cominciamo a formare li puddrhicasci!

    - Dividere l'impasto nel numero di pezzi che preferiamo (circa 130/150 g), e cominciare a formare nelle forme preferite:
    Semplici ciambelle singole o doppie intorno ad uno uovo o due.
    Cesti intrecciati con capi doppi o tripli.
    Staffa di cavallo.
    Quello che la fantasia suggerisce, io da quando ho fatto le stelle panine, uso  i gusci vuoti delle uova ovunque, per metterci candeline o fiori! Ed anche in questo caso, in un paio di puddhricasci  ho incastonato il guscio vuoto da riempire poi a piacere per decorare la tavola.

    Ora bisogna decidere se si preferisce un puddhricasciu panoso, nel qual caso bisogna far lievitare di nuovo le ciambelle almeno un paio d'ore.
    Se invece ci piace sgranocchiare, lu puddhricasciu diventa taralloso se si inforna subito.

    - Accendere il forno a 200 gradi modalità statica e cuocere circa 40 minuti.
    - Far raffreddare su una gratella, ma se il profumo che si è sprigionato dal forno appena aperto fa girare la testa tanto è inebriante, cedere alla tentazione e mangiare tiepido!

    È incredibile quanto siano profumate queste cuddhure! Così incredibile che... non resta che provare per crederci!

    Tamara




    DI PERTINENZE E DI SIMBOLISMI

    Fare il paneè sempre stato un momento importante, permeato di una ritualità sacra: da sempre la farina simboleggia la morte, ma il pane - e quindi la farina impastata per creare prodotti da forno - rappresenta la vita.
    La panificazione quindi, è il processo mediante il quale si attua l'eterno ciclo della nostra esistenza, il pane è il dono fondamentale della vita giorno per giorno.

    Nella religione cristiana  la pianta d'olivo e il suo prodotto, l'olio, ricoprono molte simbologie. Dal ritorno della colomba liberata da Noè all’arca con un ramoscello d’ulivo nel becco, l’olivo assunse un duplice significato: diventò il simbolo della rigenerazione, perché, dopo la distruzione operata dal diluvio, la terra tornava a fiorire; diventò anche simbolo di pace perché attestava la fine del castigo e la riconciliazione di Dio con gli uomini. Ambedue i simboli sono celebrati nella festa cristiana delle Palme dove l’olivo sta a rappresentare il Cristo stesso che, attraverso il suo sacrificio, diventa strumento di riconciliazione e di pace per tutta l’umanità. In questa ottica l’olivo diventa una pianta sacra e sacro è anche l’olio che viene dal suo frutto, le olive.
    Lo stesso nome di Gesù, Christos, vuol dire semplicemente unto.
    L'olio, ancora, è simbolo di benedizione e prosperità: dona gioia, forza, guarisce le ferite. Richiama la sapienza, l'amore, la fraternità.

    Nell'iconografia cristiana, l'uovoè il simbolo della Resurrezione: il suo guscio rappresenta la tomba dalla quale esce un essere vivente. Con l'avvento del Cristianesimo le uova divennero simbolo della rinascita non solo della natura ma dell'uomo stesso, e quindi della Resurrezione di Cristo.


    Nella Bibbia il lievitoè usato come simbolo del peccato. Il pane perciò rappresenta il corpo perfetto senza peccato, sacrificato da Gesù.

    Non c'è che dire, questi puddrhicasci sono pasquali al 100%!
     

    Fonti:  
     ❀ - https://issuu.com/playyourplace.illuogoingioco/docs/le_ricette_-illustrate-della_tradiz
     ❀ -http://www.teatronaturale.it/tracce/cultura/18973-dal-sacro-al-profano-l-olivo-ha-unito-le-genti-e-attraversato-la-storia-dell-umanita.htm





     SALENTINAmente 

    La d cacuminale retroflessa non è una pratica peccaminosa (d'altro canto questo è un post pasquale!), ma la trascrizione fonetica del digramma dd cacuminale invertito, un suono la cui pronuncia esatta e irripetibile per chi non sia salentino, assomiglia alla sintesi di queste lettere ddhr, pronunciate tutte assieme in questo modo:
    si deve articolare la parola occludendo il canale orale (la bocca), facendola seguire da un brusco rilascio (esplosione) e, nel pronunciare tale suono, la punta della lingua si deve flettere all'indietro a toccare il palato. Chiaro no??? Quindi PU DDHRI CA SCIU!
    CU DDHRU RA! BEDDHRA!

     (Vuoi sentirmi? clicca QUI)



    Ou te caddhrina e vinu te cantina su la meju medicina.
    uovo di gallina e vino di cantina son la migliore medicina.

    Ci lu stommicu bonu ole cu staje cipuddhra e tiaulicchiu aje te manciare.
    se vuoi stare bene di stomaco devi mangiare cipolla e peperoni piccanti.

    Torci lu vinchiareddhru quannu ete tennereddhru.
    Piega il ramo d'ulivo quando è tenero.

    Ogne cuccuàscia se vanta li cuccuascéddhri sòi.
    Ogni civetta si vanta dei propri figli.

    Addhru nce muti càddhri nu lucìsce mai.
    Dove ci sono molti galli non fa mai giorno.

    Ci secuta lu cieddhru more minchia e povareddhru.
    Chi guarda gli uccelli muore scemo e povero.

    A ddhru llevi e nu puni, se scurmane li cistuni.
    Te togli e non metti si svuotano i cesti.

    Natale culli toi, Pasca cu ci hoi.
    Natale con i tuoi, Pasqua con chi vuoi.



    link:
    ❀ - Sentimi pronunciare puddhricasciu, cuddhrura, beddhra: https://clyp.it/2bm3yjpo
    - D cacuminale:  https://it.wikipedia.org/wiki/Occlusiva_retroflessa_sonora
    - Ricetta: http://www.thepuglia.com/2012/04/lu-puddhricasciu-ricetta-tipica-della-pasqua-pugliese/



    Questi profumatissimi puddhricasci partecipano alla raccolta  di  Panissimo#39, la raccolta di lievitati dolci e salati ideata da Sandra di Sono io, Sandra,  e Barbara, Bread & Companaticoquesto mese ospitata qui,  Un Condominio in cucina



    Con questa ricetta partecipo anche all'evento #Ricettepasquali de L'Italia nel piatto.


    Decoriamo la tavola di Pasqua

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    Ed eccoci arrivati anche a Pasqua!
    Oggi nessuna ricetta, ma una semplice idea per decorare la tavola in questi giorni di festa!

    Cosa ci serve?
    - cartone di uova (grande o piccolo  a seconda del centro tavola che vogliamo creare)
    - gusci d'uovo
    - uova sode
    - lenticchie
    - fiori di campo
    - fili d'erba
    - fantasia














    Piantare le lenticchie.
    Svuotare i gusci d'uovo (battendone con il manico di una forchetta o cucchiaio la punta) ed aprire un foro di circa 2 cm.
    Lasciar cadere tuorlo ed albume in una ciotolina  e riservateli in frigorifero per future utilizzazioni.
    Sciacquare i gusci con acqua tiepida e poi metterli in una ciotola con acqua e bicarbonato per togliere residui di impurità; lasciarli per una quindicina di minuti.
    Vuotare l'acqua contenuta nei gusci e preparare una soffice base per far radicare le lenticchie.
    Prendere due dischetti di cotone e dopo averli imbevuti di acqua, farli entrare  delicatamente nel guscio d'uovo e lasciar cadere sopra di essi un cucchiaino colmo di lenticchie.
    Con uno spruzzino "innaffiare" bene il fondo dell'uovo in modo che l'umidità agevoli la germinazione delle lenticchie. Ripetere questa operazione almeno una volta al giorno.
    Vedrete come nel giro di pochissimo tempo dai gusci usciranno dei bellissimi fili verdi alti almeno 20 cm.

    Preparare il centrotavola.
    Prendere il cartone delle uova e disporvi tutti gli elementi decorativi che avete scelto, cercando di creare armonia fra gli stessi.

    Preparare il ferma tovagliolo o il porta posate.
    Occorrerà semplicemente qualche ramoscello di rosmarino ornamentale da chiudere ad anello con uno spago.
    Lo stesso lavoro può essere fatto con qualsiasi pianta aromatica o di altro tipo (rametti di menta, di salvia, di ulivo); il risultato sarà comunque bellissimo!



    Carissimi amici lettori,  con grande gioia, io e le mie due splendide socie, Silvia e Tamara, vi lasciamo i nostri affettuosi auguri per una Buona Pasqua.
    Che sia piena di tanti sorrisi!


    Di pangrattato aromatizzato, di Panissimo, di erbe e di ringraziamenti!

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    Ed eccoci ancora alla fine di un altro mese!
    Un altro mese in cui aver ospitato la raccolta di Panissimo ci ha dato modo di conoscere tantissime amiche che, armate dal fuoco della passione per i lievitati, si son prodigate nel portarci una meraviglia dietro l'altra!
    Ed è a loro che vuole andare il nostro speciale grazie!

    Grazie a chi ha portato più di una ricetta, ma anche a chi ne ha portata una sola, dedicandoci parole piene di entusiasmo! :-)))))
    Senza di voi non avremmo onorato questa bellissima raccolta e, soprattutto, non avremmo avuto modo di conoscervi.
    Siamo certe che ciascuno ha contribuito ad arricchire la propria passione per i lievitati, attraverso le tecniche, le forme, il bilanciamento degli ingredienti.
    Infinitamente grazie anche per questo!

    E non da ultimo i nostri ringraziamenti vanno alle ideatrici della raccolta, e alle amministratrici del gruppo facebook della stessa, ed in particolar modo alla Sandra  e a Terry  che ci hanno seguite in questa avventura regalandoci il loro entusiasmo ed i loro lievitati!

    Chiudiamo la raccolta con il pangrattato di Tam, che non è una ricetta di pane propriamente detta ma una ricetta in cui si possono usare tutti i pani di Panissimo, ovviamente!

    Tamara, Silvia, Emmettì





    PANGRATTATO AROMATIZZATO

    Dopo l'abbuffata di pane che abbiamo fatto in questi due mesi nel  Panissimo condominiale, non potevo che proporvi questa ricetta non ricetta, un modo per utilizzare il pane avanzato, oppure per quello fatto avanzare di proposito, come faccio io, ché il pane aromatizzato non può mancare nel mio freezer, sempre pronto per impanare carne, pesce, verdure, per condire la pasta (per esempio, sulle orecchiette con le rape), per gratinare qualunque piatto desideriamo scrocchiante, soprattutto sempre pronto all'occorrenza. Io lo preparo molto concentrato, ricchissimo di erbe fresche, un paio di spezie delicate, e lo conservo nei sacchetti alimentari in frigo. All'occorrenza lo uso in purezza, oppure lo allungo con altro pane, ci aggiungo altri odori. Ma bando alle chiacchiere, faccio un piccolo promemoria, tanto poi ognuno ci metterà quella che ha e che preferisce!
    Quale pane usare? Purché sia fatto in casa dalle nostre manine, sono tanti i pani condominiali e quelli delle nostre carissime amiche che ce li hanno portati in Panissimo!
    Nel caso in cui non si disponga del sacro fuoco del Lievito e si preferisca comprarlo, optare per un pane fresco di ottima qualità e macinarlo in casa, evitare come la peste il pangrattato confezionato!




    RICETTA


    Ingredienti suggeriti:

     Pane raffermo 
    Pomodori secchi (o secchi sott'olio ma ben asciugati)
    ► Erbe aromatiche fresche: prezzemolo, timo, rosmarino, salvia, alloro, basilico, menta, maggiorana, origano e chi più ne ha più ne metta
    ► Paprika dolce, curcuma (o/e altre spezie preferite)
    ► Pecorino
    ► Sale

    All'occorrenza si può aggiungere:
    ► Aglio in polvere, zenzero fresco grattugiato, semi di sesamo 
    ► Zeste di limone o di arancia 
    ► Pepe o peperoncino 
    ► Altro formaggio 
    ► Olio evo.




    Il procedimentoè semplicissimo.

    -- Far seccare il pane tagliato a fette in forno.
    -- Frullare grossolanamente nel mixer.
    -- Lavare e asciugare le erbe.
    -- Aggiungerle, insieme ai pomodori secchi sminuzzati, alle spezie e al sale, al pane.
    -- Continuare a frullare, azionando ad intermittenza, fino a quando le erbe non siano tritate anch'esse.
    -- Conservare in sacchetti o contenitori adatti nel freezer, avendo cura, ogni mezzora per due o tre volte, di smuoverlo con un cucchiaio così che si congeli non compatto ma ben disgregato.

    -- Al momento di usarlo non c'è bisogno di scongelarlo, e procedere come premesso.
    Cioè usarlo in purezza oppure aggiungere altro pangrattato per una panatura più delicata.
    Aggiungere eventualmente altri aromi e olio a seconda dell'utilizzo. --

    Tamara





    Lo sappiamo, questa non è una ricetta di lievitato, lo sappiamo, non dovrebbe partecipare a Panissimo, ma noi invece, a costo di essere cacciate a pedate, ce lo mettiamo lo stesso, per chiudere idealmente con TUTTI i meravigliosi pani portati dalle nostre amiche nel condominio in questi ultimi due mesi! Quindi,

     con questa ricetta non ricetta il Condominio partecipa a Panissimo#39, la raccolta di lievitati dolci e salati ideata da Sandra di Sono io, Sandra,  e Barbara, Bread & Companaticoquesto mese ospitata nel nostro blog Un Condominio in cucina







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