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Il megafrittatone di un giorno di piena estate

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... ma anche di pieno inverno!


E l'autunno e la primavera? Mica vorremmo lasciarli fuori no?!?! :-)))))))))

Dopo il mio ultimo post in cui leggerezza e freschezza trionfavano alla grande, oggi vi propongo un piatto che invece di leggerezza e freschezza non ha proprio un bel niente se non il fatto che, essendo una preparazione che può farsi anche il giorno prima, la freschezza la si può trovare solo dopo il riposo in frigo :-))))))))

"Ma allora scusa, perché ci proponi questo piatto proprio in questi giorni di caldo caldissimo???"

Beh, semplicemente perché è buono.
E poi perché mi ricorda i bei tempi dell'università: questa era la frittata con cui, insieme al gruppo di studio, si festeggiavano i buoni esiti degli esami (ma a volte anche quelli meno buoni!!!)
Poi perché è una preparazione così versatile che raccoglie i gusti di tutti i palati, anche quelli più diffidenti.
E poi perché mi diverto ogni volta a farla.
E poi perché anche questa ha preso parte alla tavolata di qualche settimana fa.
Una bellissima domenica in cui il caldo ha fatto da padrone, senza però intaccare la felicità di un gruppo di svalvolati nell'essersi ritrovati qualche ora insieme! :-)))))))

" Sì, sì ho capito, ho capito! Forza allora, dicci come si fa 'sto frittatone!" 



GLI INGREDIENTI




Dosi per una frittata di circa 26-28 cm (6 persone)

2 peperoni belli grandi (uno giallo e uno rosso)
2 cipolle bianche 
3 salsicce
8-10 uova  
una manciata di patatine da friggere
origano
sale
pepe
olio extravergine di oliva


LA PREPARAZIONE

Lavare le verdure e ridurle a striscioline di circa un centimetro.


Mentre si piange per la cipolla cantare una canzone (che è dimostrato faccia sentire meno il fastidio) e bearsi delle note che escono fuori dalla propria bocca! ;-))

Spellare la salsiccia e ridurla in piccoli fiocchi, semplicemente spezzettandola con le mani.
Mentre si fa questa operazione, invece, tapparsi la bocca con qualche altra cosa per evitare la tentazione di smangiucchiare i pezzetti di salsiccia cruda che è buonissima!
Come?????? Voi non lo fateeeee??????? Beati voi!!!!

Ora che tutto è pronto per la cottura, prendere una padella (quella che poi useremo per fare la frittata) e soffriggere distintamente prima le verdure, regolando di sale e pepe,  e poi la salsiccia fino ad ottenere il grado di cottura come si vede dalle foto qui al lato. ;-)
Sia la cipolla che il peperone, devono soffriggere a fiamma vivace, in modo da far rimanere la croccantezza delle verdure.

Una volta cotte tutte le verdure, la salsiccia e le patatine, mescolare il tutto in una capiente ciotola e spolverare con abbondante origano (severamente vietato l'assaggio, anche solo per sondare la sapidità)
È arrivato il momento di fare la frittata
Lavare la padella nella quale avete cotto le verdure e la salsiccia ed irrorarla con un goccio d'olio, versarvi il mischiotto di verdure e salsiccia ed accendere il fornello a fiamma vivace.
Quando il tutto frigge allegramente, versare le uova precedentemente sbattute e regolate con sale e pepe e procedere con la cottura.
Ora, di certo non starò qui a spiegarvi come si fa una banale frittata! ;-)
Ma raccomando un'attenta cottura perché data l'abbondanza di uova e farcitura, il rischio è che l'interno possa rimanere un po' crudino e una frittata crudina non è buona no???

Et voilà, ecco il risultato!


D'inverno buonissima appena tolta dalla padella e ancora fumante.
In primavera squisita per le verdure appena sbocciate.
In estate ottima preparata la sera prima e mangiata fredda il giorno dopo.
E in autunno????
Decidete voi come consumarla!!! :-)))

Vi lascio qualche altro scatto, fatto in quel sogno di giorno di piena estate con la speranza di farvi venir voglia di correre a preparare questo frittatone!!!! :-))

E non dimenticate eh?
Siate lieti, sempre!




Emmettì.


Pane profumato al limone con mandorle e cicoria di Franci (il pane, non la cicoria)

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La prima volta che l'ho vista aveva appena svoltato l'angolo, mi aveva vista ed aveva cominciato a correre ridendo e urlando Ziataaaamm! Mi è volata letteralmente nelle braccia! Era bellissima, con un sorriso splendente, gli occhi adoranti e una minigonna mozzafiato. Franci. Il nostro abbraccio è durato un'eternità, ed è continuato sul divano di Maya, dove l'ho coccolata come fosse una bambina! Non riuscivo a smettere di guardarla e coccolarla, dolcissima Franci! Ci conoscevamo ormai da mesi, ed attendevamo da mesi di poterci incontrare, di poterci sorridere e ridere de visu! 
Ed anche la seconda volta che ho fatto una volata veloce per partecipare ad uno dei pranzi svalvolati, il nostro affetto si è materializzato in abbracci e coccole, oltre che in una delle solite mangiate epocali! Silvia, che è stata un'ospite meravigliosa, mi aveva fatto trovare le orecchiette di grano arso condite con sugo e nientepopodimenoché ricotta 'scante, Emmettì le braciolette messinesi, Maya il rotolone di crespelle arse, Piero la torta Operà, e lei, Franci, un meraviglioso pane profumato al limone con mandorle e cicoria.  
Proprio quello che propongo nel mio post oggi! Intanto è verde, anche se come al solito dalle foto non si vede bene quanto è verde cicoria verde, profumatissimo al limone e sorprendentemente croccante quando si addenta una mandorla tostata, davvero speciale, come la mia Franci!
Franci, non sono proprio riuscita a trovare la farina buratto, così ho cercato di ottenere lo stesso "effetto" (abburattamento dell'85%) unendo farina tipo 1 e la meravigliosa farina integrale che mi hai regalato quel giorno!
Questo post è tutto per te, così come la variante ai pomodori secchi di Piero, con cui abbiamo voluto farti una sorpresa!




RICETTA

Pane profumato al limone con mandorle e cicoria a lievitazione naturale

Ingredienti:

600 g farina buratto (oppure 450 farina tipo 1 e 150 integrale)
100 g di pasta madre
200 g di acqua
200 g di acqua di cottura della cicoria
100 g di cicoria lessata
  15 g di sale integrale
scorza di un limone bio
1 cucchiaino raso di malto (o di miele)
100 gr di mandorle non pelate tritate grossolanamente

  


Procedimento:
- Preparare il prefermento mischiando 200 g di farina tipo 1  200 g di acqua e la pasta madre. 
- Far fermentare per  8-10 ore.
- Lessare la cicoria, scolarla bene e frullarla insieme a 200 g di acqua di cottura della stessa.
- Impastare il prefermento unendo alternativamente la cicoracqua e la farina fino ad esaurirle.
- Mescolare il malto con il sale, idratare con un goccio d'acqua e aggiungere all'impasto.
- Valutare l'impasto, se è troppo duro aggiungere una tazzina d'acqua, deve risultare bello tonico, non troppo lento ma nemmeno duro come una palla da pallavolo (se non avete presente pensate a una palla da pallacanestro o a una palla dura come un impasto troppo duro :).
- Portare ad incordatura, aggiungere la scorza del limone grattugiata e le mandorle.
- Rifinire l'impasto a mano per 5 minuti, con qualche colpettino di slap&fold, ma senza sbatacchiare troppo la palla verde sul piano, altrimenti le mandorle romperanno tutta la maglia glutinica.
- Fare due o tre giri  di pieghe a tre (a portafoglio) facendo riposare l'impasto per mezz'ora tra l'una e l'altra e l'eventuale terza. (la terza? solo se si ha tempo e ci sono gli incastri giusti, ché gli impasti hanno bisogno di tempo ma pure noi!).
- Formare come si preferisce, a filone o pagnotta, pezzo intero o un bel due pezzi, e mettere a lievitare nello stampo. Si possono usare gli stampi da plumcake e cestini di vimini, rivestiti ciascuno con un canovaccio spolverati di semola.
- Far lievitare fino a triplicare.
- Accendere il forno e portare alla massima temperatura, modalità statica, con un pentolino di acqua bollente per creare umidità. Far riscaldare anche la leccarda o la teglia su cui cuocerà il pane.
- Spolverare la teglia bollente con la semola, ribaltare il pane, praticare dei tagli a piacere con una lametta e far cuocere 15 minuti alla massima temperatura e col pentolino d'acqua bollente nel ripiano più basso.
- Abbassare la temperatura a 220 gradi, spostare il pane a metà altezza e continuare la cottura ancora 15 minuti.
- Abbassare ancora a 180 gradi, togliere il pentolino d'acqua e attivare la funzione ventilata. Portare a cottura, aprendo il forno a fessura gli ultimi 5 minuti. Io di solito ci metto 20 minuti più 5 a fessura.
- Il pane è cotto quando suona vuoto (e quando mi ustiono le nocche).






Per questo Franci prevede l'uso di farina buratto, una farina abburattata all'85%, come ci spiega esaustivamente Emmetti in questo post. Ma io non ce l'ho e non riesco a trovarla, quindi ho usato una farina tipo 1 (abburattata all'80%) macinata a pietra mescolata con parte di farina integrale, anche questa macinata a pietra. Non vi posso dire il profumo che si sprigiona lavorando queste meravigliose farine! Ho poi usato mandorle e cicorie di produzione locale, il limone appena colto nel mio giardino e insaporito con sale marino integrale.
Tutti ingredienti non raffinati, salutari, per un pane impastato con attenzione al benEssere e tanto affetto,  quindi pronto per partecipare 
  al contest Un mondo di benEsseredi La Cuocherellona in collaborazione con Mai soli nel mondo
E soprattutto pronto per essere impastato ancora, ancora e ancora! Magari con verdura di stagione, se non è più tempo di cicorie. Purché sia verde verde, profumato di limone e croccante di mandorle tostate!








 DIVAGAmente

La fila davanti a me procede velocemente, documenti, carta d'imbarco, borse, trolley e oggetti nelle ceste, passaggi ai varchi con metal detector, documenti, carte d'imbarco, borse, trolley e oggetti nelle ceste. Tutto liscio e veloce. Fino al mio turno. Porgo il documento, la carta d'imbarco, riempio la cesta con la borsa, lo zaino, il cellulare, l'orologio, gli occhiali da sole, la pashmina e il cappotto. Mentre aspetto il mio turno al varco, la cesta entra nella bocca dei raggi x. Colgo subito lo sguardo della donna seduta davanti al pc, fa segno al poliziotto che mi attende al varco, appunto. Si guardano in codice, intuisco che con gli occhi la donna dica "questa è una terrorista oppure è scema, guarda nella borsa va'".
Supero il metal detector e il truce, come intuito, mi ferma.
   "Signora, prego si accomodi, apra lo zaino. Cosa è questo coso lungo, metallico, pizzuto?"
   "Ehm...un pesce"
   "??"
   "Sì, è lo stampo di un pesce e dentro c'è un pesce..."
   "Un pesce?" 
   "Sì...ehm...di pasta di mandorle"
Lo sguardo da truce vira in incredulo (eufemismo di "divertito sottobaffesco").
   "...E qui, cosa c'è?"
   "Un portapenne e in queste scatoline dei braccialetti"
   "E in questa scatola di latta tutta incerottata?"
   "Cioccolatini"...
   "E qui??? cosa sono questi mattoni? a cosa le servono?"
   "Ehm... non sono mattoni ma stampi in gesso ripieni di..."
   "Signora ma insomma dove sta andando???"
   "Ad un incontro svalvolato!"
   " Abbè!!"
Ha capito che non sono una terrorista.

Il pacco di farina e la marmellata che mi ha donato Franci me li sono fatti spedire da Emmettì, non oso immaginare cosa avrebbe pensato il truce se, al ritorno quello stesso giorno (ho fatto proprio una toccata, magnata e fuga) avesse trovato un pacco di polvere bianca nel mio zaino...



Tamara






Vorrei ringraziare in anticipo i nostri lettori nonché amici e vicini di blog, e scusarmi per essere così assente, ma vi seguo e vi adoro sempre, perdonatemi! Tam

Stiamo spadellando per voi! (e pure per noi)

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Ci rivediamo a settembre con tante ricette dolci, salate, colorate e vorticose!






Nel frattempo, buone vacanze a tutti e tanti sorrisi!



:-) :-) :-) 



Tamara, Silvia, Maria Teresa

Freschezza estiva e Due colori di Luca Montersino - Si ricomincia!

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Passate bene le vacanze? 
Siete pronti per ricominciare? 
Che ne pensate di ripartire da questi deliziosi mignon salati? Facili da fare e sempre pronti per un aperitivo o come antipasto per una cena improvvisa, poiché una volta preparati si conservano in congelatore. ;) 
Da me sono stati un successone!

Procedo con gli ingredienti e la preparazione. Spunto preso da qui e qui ché le dosi di Montersino erano per un reggimento. :)))

Freschezza estiva

INGREDIENTI per 30 pezzi

per la frolla salata 
200 g farina 0
125 g di burro a temperatura ambiente
  45 g di maltitolo
  12 g di latte in polvere intero non l'ho messo
  23 g di parmigiano reggiano grattugiato
  45 g di uova intere
  30 g di tuorli
  25 g di fecola di patate
    4 g di sale
Noce moscata Q.b.

per la gelée di pomodoro 
350 g pomodoro cuore di bue (la seconda volta ho usato S. Marzano maturi e sodi)
   7 g gelatina in fogli 
1 cucchiaio di olio e.v.o
1 cucchiaino di conserva di pomodoro 
1 pizzico di origano secco
sale e pepe q.b.

per la panna cotta al tonno 
230 g di panna fresca (quella da montare per capirci)
  80 g di burro
130 g di tonno sgocciolato
  11 g di Martini dry
    6 g di gelatina in fogli
sale e pepe q.b.

STAMPI
mezze sfere da 3 cm e mini savarin da 4 cm.

PROCEDIMENTO

per la frolla salata
- Nella ciotola dell'impastatrice inserire il burro a pezzetti, il maltitolo, il parmigiano, una grattata di noce moscata e il sale. 
- Amalgamare un paio di minuti e inserire pian piano le uova intere poi i tuorli. Far assorbire il tutto e inserire la farina mischiata alla fecola.
- Tirare fuori dalla ciotola, lavorare a mano per un attimo ancora. Formare un panetto schiacciato, coprire con pellicola e far riposare in frigo almeno 2 ore. 
- Riprendere il panetto, lavorare con le mani per un paio di minuti per far riprendere l'elasticità poi stendere a circa 3 mm di spessore. Bucherellare con l'apposito attrezzo oppure con i rebbi di una forchetta. Tagliare con un coppa pasta del diametro di 4 cm i dischetti, che dovranno essere 2-3 mm più grandi dei dischi di panna cotta.
- Cuocere in forno preriscaldato a 170°, per 10/15 minuti.
- Far raffreddare e congelare se si vuole utilizzare in seguito.
gelée di pomodoro
- Mettere in ammollo in poca acqua i fogli di gelatina (7g)
- Lavare e pelare i pomodori crudi, togliere succo e semi. Tritare in un cutter aggiungendo un cucchiaio di concentrato di pomodoro, sale, pepe e origano. Aggiungere l'olio e mescolare.
- Scaldare una parte del pomodoro a 45/50° circa e unire la gelatina, una volta sciolta amalgamare al resto della salsa.
- Mettere negli stampi e congelare.

panna cotta al tonno
- Mettere in una casseruola la panna, il burro e il tonno. Scaldare per far sciogliere il burro. Salare e pepare.
- Mettere in ammollo in acqua la gelatina.
- Far raffreddare fino a 45/50° aggiungere il cucchiaio di Martini dry. Prelevare una parte del composto e unire la gelatina ammollata e strizzata, sciogliere per bene e unire al resto.
- Mettere nello stampo da mini savarin e congelare. 

Il giorno che andranno serviti, montarli ancora congelati mettendo una goccia di maionese sui dischi di frolla, porre sopra la panna cotta e su di essa un'altra goccia di maionese ed infine la gelée di pomodoro. Mettere in frigo fino al momento di servire.

Duecolori

INGREDIENTI per circa 40 pezzi
  
  45 g di maltitolo (per montata albumi)
  50 g di parmigiano reggiano
150 g polvere di mandorle
  50 g di farina 00
  25 g di fecola di patate

Per la mousse alla ricotta
150 g di ricotta di pecora
55 g di parmigiano reggiano
100 g di panna
13 g di gelatina in fogli
100 g di prosciutto cotto affumicato a dadini
q.b. di noce moscata
q.b. di sale e pepe
200 g di panna semi montata*

Per la bavarese agli spinaci
 150 g di spinaci lessati
  20 g di burro
125 g di latte intero fresco
    9 gelatina in fogli
250 g di panna semi montata*
sale e pepe q.b. 

Per il biscotto sempre morbido
100 g di tuorli
  75 g di uova intere
  25 g di maltitolo
150 g di albumi
  12 g di albume secco
    7 g di latte in polvere
   60 g di burro
     3 g di sale

*panna semi montata: si intende spumosa ma non rigida come quella da mettere sul gelato per intenderci.

PROCEDIMENTO

Preparare il biscotto
- Accendere il forno a 240° funzione statica. Occhio al proprio forno! 
- Fondere il burro e lasciarlo raffreddare ma non solidificare.
- Miscelare le polveri e tenere da parte. 

- Nella ciotola della planetaria montare le uova intere e i tuorli con i 25 g di maltitolo.
- Montare non completamente (al 70% circa) gli albumi avanzati dai tuorli con i 45 g di maltitolo rimasti.
- Incorporare gli albumi montati alla montata di uova con una spatola, con movimenti dal basso verso l'alto per non smontare il composto.
- Incorporare pian piano  le polveri miscelate alla montata di uova. 
- Colare a filo il burro raffreddato e incorporare lentamente dal basso verso l'alto con una spatola. 
- Foderare una teglia con carta forno e spalmare il composto a 3/4 mm circa di spessore. Io l'ho cotto direttamente nell'anello quadrato, ma non lo rifarei. :)))
- Cuocere per 8/10 minuti a 240°.
- Sfornare e lasciar raffreddare.

Preparare la mousse alla ricotta
- Ammollare la gelatina in poca acqua. 
- Nella planetaria miscelate ricotta, parmigiano, sale, pepe e noce moscata.
- Scaldare i 100 g di panna e aggiungere la gelatina strizzata. 
- Unire i dadini di cotto.
- Semi montare la panna e aggiungerla lentamente al composto.

Preparare la bavarese agli spinaci
- Ammollare la gelatina in acqua.
- Sciogliere in una padella il burro, aggiungere gli spinaci lessati e strizzati, cuocere per 5 minuti. Aggiungere sale e pepe. Frullare il tutto e quando ancora caldo aggiungiamo la gelatina strizzata e mescoliamo fino a completo scioglimento. 
- Semi montare la panna e unirla al composto.

MONTAGGIO

- Prendere un vassoio, che andrà bene per contenere i cerchi o i quadrati in cui vorremo montare il biscotto, e foderare di carta forno. 
- Adagiare sopra lo stampo, inserire il biscotto a misura. 
- Mettere la mousse di ricotta e livellare. Inserire sopra un altro biscotto e sopra livellare la bavarese di spinaci.
- Rigare la bavarese di spinaci con l'apposito pettine e congelare. 

- Quando si vorranno servire passare dal congelatore al frigorifero qualche ora prima in estate, calcolate qualche ora in più in inverno. Comunque sia tenete d'occhio la temperatura del biscotto montato ché quando avrà aggiunto al cuore i -4° tagliare a cubetti di due o 3 cm l'uno (io non l'ho fatto e infatti sono venuti bruttini al taglio!).
- Fate i calcoli in base allo stampo per non avere scarti di misura diversa.

Il procedimento è lungo da leggere ma vi assicuro che si può distribuire il lavoro in più riprese senza stress. 


Silvia






Un'insolita insalata: millefoglie di rucola e champignon per un'altra ondata di freschezza!

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Bentrovati anche da me, carissimi lettori! :-)))))
Felice di essere tornata in cucina e felice di venirvi a trovare quanto prima nelle vostre!

Dopo le freschezze estive di Silvia, eccomi a condividere la preparazione di un piatto unico che si prepara in un bi e in un ba.
Complici le giornate di sole che sembrano aspettarci ancora per un po', e dunque un piatto veloce e fresco è sempre gradito, non trovate????
Niente fornelli dunque, ma tanto gusto unito alla leggerezza degli ingredienti. ;-)
Il concentrato di vitamine e sali minerali di rucola e funghi, unito alle nobili proteine di parmigiano e carne magra di speck o bresaola, saranno l'ideale per un pranzo all'insegna di tanto benessere.

In realtà non ho inventato nulla di che... e magari questa preparazione è stata già tante volte la protagonista sulle vostre tavole in questa rovente estate; io vi racconto la mia versione. :-))

Come sempre, quando la semplicità è protagonista, dobbiamo cercare la massima qualità degli ingredienti proprio per esaltarne il loro sapore ;-))

I miei, eccoli qua!




INGREDIENTI (per quante persone volete voi)

  • funghi champignon
  • rucola
  • speck o bresaola
  • parmigiano reggiano (almeno 36 mesi di stagionatura)
  • olio
  • sale
  • aceto balsamico

PREPARAZIONE 

Beh, credo che preparazione più semplice non esista... :-)))))))

Lavare accuratamente le foglie di rucola ed asciugarle delicatamente con della carta assorbente o un
telo di cotone; spazzolare i funghettitrallallà da eventuali residui terrosi per poi affettarli ad uno spessore di 2-3 mm. Preparare anche dei petali di parmigiano, e delle fettine sottili sottili di speck o bresaola, in modo da avere tutti gli ingredienti pronti per comporre la millefoglie ;-))

Prendere un piatto da portata ed iniziare la composizione seguendo questo ordine:
rucola - funghi - speck; rucola - funghi - parmigiano e procedendo così fino ad esaurimento degli ingredienti. Ovviamente ogni strato va condito con un filo di olio, una leggera spolverizzata di sale e qualche goccia di aceto balsamico (o anche glassa se preferite il gusto più dolce!).

Al termine della composizione, per abbellire il piatto, mettere un mix di tutti e cinque gli elementi che compongono l'insolita millefoglie oppure fate come meglio suggerisce la vostra fantasia!! :-)))


Visto che velocità??? Il piatto è pronto!

Siete pronti per la pappa???
Io sì! :-DDDDDD



Consiglio: preparare la millefoglie al massimo un'ora prima del consumo in modo che la presenza del sale e dell'aceto balsamico non influiscano sulla croccantezza delle verdure, facendole appassire un pochino!  ;-)))


LO SAPEVATE CHE...

La rucola.
L'Eruca sativa Mill., è una pianta erbacea annuale, a portamento cespuglioso con fusto eretto alto fino a 40 cm. Il ciclo vegetativo di questa erba è molto breve: dal momento della semina, che si effettua a primavera direttamente in piena terra, al completamento del ciclo vitale trascorrono spesso solo poche settimane.
Le foglie della rucola, lanceolate per forma, hanno colore verde pallido e si dipartono da fusti glabri e molto ramificati. Hanno un odore caratteristico e un sapore decisamente acidulo che, più lieve a primavera, si intensifica poi con l'avanzare delle stagioni.
I minuscoli fiori di quest'erbacea sono formati da quattro petali solitamente bianchi o di colore paglierino e si innalzano su steli sottili.
Un tempo la rucola, ricca di vitamina C, era più apprezzata per virtù medicinali che per l’uso alimentare: le si attribuivano proprietà depurative, digestive, diuretiche, stimolanti e toniche; se ne facevano sciroppi per la tosse ed era ritenuta utile nei casi di astenia.
Tratto da: Alimentipedia.it - Copyright © 


Lo champignon.
Agaricus Bisporus chiamato anche prataiolo o champignon di Parigi o fungo bianco. 
In francese la parola champignon significa "fungo". 
Il nome deriva dal fatto che la sua coltivazione a livello industriale iniziò in Francia, vicino a Parigi. Da lì si diffuse in moltissimi altri paesi.
Il fungo champignon è quello maggiormente coltivato perché buono, nutriente, leggero, facile da preparare e reperibile tutto l'anno. 
Essendo un vegetale privo di clorofilla, non ha bisogno di luce per crescere, ma deve trovare nel substrato di coltivazione le sostanze adatte. 
Nei funghi prataioli si trova molta acqua, poche calorie e pochi grassi e i pochi presenti risultano di tipo “polinsaturo” (grassi molto importanti per la nutrizione). 
Sono un'ottima fonte di vitamina D, B e B2. Queste proprietà nutritive si rivelano di grande importanza per chi segue una dieta priva di carne; infatti i funghi sono un’ottima base nella alimentazione vegetariana, associati ai latticini, alla frutta, alle erbe aromatiche e alle spezie. 







Questa che segue è  la realizzazione di Silvia in versione bresaola. :-))))
E voi?? Quale farete???


Buona settimana e...

Siate lieti, sempre!

Cous cous alle verdure grigliate con feta e tonno. Oppure: verdure grigliate al cous cous con feta e tonno. Il caldo e la ragione.

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Antò fa caldo. Ma caldo caldo. Ragazzi ma quanto caldo quest'estate? Io lo dicevo e ripetevo, ma che caldo, non mi ricordo mai mai mai un caldo così. Ma tanto caldo. Sì lo so, non si dice che fa caldo d'estate e non si dice che fa freddo d'inverno. È sciocco, è inutile, è tautologico. Ma quando fa caldo fa caldo, e poi è un argomento di conversazione universale. Se sali in ascensore, devi fare 35 piani e sei con uno sconosciuto, di che parli? Che caldo, mai sentito un caldo così dalla notte dei tempi!
E poi, mi scoccia dirlo (nevvero), ma avevo ragione. Lo hanno detto gli esperti, addirittura luglio è stato il mese più caldo di sempre, e difatti io a luglio lo dicevo più volte al giorno! Però un conto è dirlo, un conto è sapere che dicevi il giusto, come faremmo a vivere senza gli esperti, dico io?
No, perché se è vero come è vero che dagli errori si impara, e bisogna riconoscere gli errori se si vuole crescere, e sbagliando si impara ecc. ecc., quando si ha ragione forse non si impara nulla, ma vuoi mettere la soddisfazione?
Stabilito che il caldo quest'anno ci ha fatto sudare e lamentare e avere tanta tanta ragione, diventa anche chiaro che, col caldo che fa (qui ancora fa caldo), si diventa fiacchi e idiosincratici verso i fornelli e a tutto ciò che produce calore, come un piatto fumante a tavola.
Quindi in questa calda estate ho prediletto piatti freddi, insalate di pasta, di riso e di cous cous, come questo.
Cous cous alle verdure grigliate, feta e tonno. Volendo si può evitare anche di grigliare le verdure, comprarle sott'olio ma di ottima qualità, oppure fare come me, che grigliavo in anticipo la sera in un'unica infornata e poi dritta sotto la doccia!

Bentrovati amici miei! Sono tornata anche io ma sono ancora fiacca, ve lo dico!


RICETTA

Cous cous alle verdure grigliate con feta e tonno



Ingredienti per 4/6 persone:
- 300 g di cous cous precotto
- 380 g di acqua calda (o quella prevista dal cous cous disponibile)
- 500 g di verdure grigliate sott'olio d'oliva (se acquistate che siano di ottima qualità)
- 300 g di filetti di di tonno o sgombro sott'olio d'oliva
- 1 confezione di feta
- 1/2 limone
- basilico q.b.
- sale e pepe q.b.
- curcuma o zafferano (facoltativo)

per le verdure grigliate
- a scelta tra:  melanzane, peperoni, zucchine, pomodori, olive, funghi, carciofi
- 1 bicchiere di olio e.v.o.
- 2 cucchiai di aceto balsamico
- menta q.b.
- aglio

Grigliare le verdure
- Versare un bicchiere scarso di olio in una ciotola, aggiungere qualche spicchio di aglio, riscaldare al microonde o sul gas senza portare a ebollizione. Far raffreddare e aggiungere la menta tritata e due cucchiai di aceto balsamico. Lasciar insaporire.
- Tagliare le melanzane in fette da circa un centimetro, salare e lasciar scolare in uno scolapasta.
- Affettare anche le altre verdure a circa un centimetro. Le olive e i funghi, se son piccoli, lasciarli interi, faranno un figurone nella loro integrità (sia pur bruciacchiata).
- Grigliare le verdure come si preferisce. In questo caso, per non star troppo ai fornelli, ho preferito cuocere in un unica cotta sotto il grill del forno, sulla leccarda ricoperta di carta forno appena unta d'olio.
- Nel frattempo, tornare alla ciotolina dell'olio e infilzare ogni spicchio d'aglio con uno stecchino. Sarà più facile, dopo, recuperarli quando si mimetizzeranno con le verdure.
- Versare l'intingolo in una ciotola capiente ed aggiungervi le verdure grigliate. Se si è dimenticato di salarle quando erano belle allineate sulla leccarda provvedere ora.

Consiglio: se possibile grigliare con qualche ora d'anticipo. Se capiterà ancora l'estate più calda di sempre, magari meglio procedere la sera, quando c'è quel mezzo grado in meno e sarà meno sgradevole accendere il forno per quella ventina di minuti necessari.

Preparare il cous cous
- Portare a ebollizione l'acqua a cui si sia aggiunto un pizzico di sale e un cucchiaino di curcuma.
- Versare il cous cous in una ciotola capiente, aggiungere l'acqua bollente, mescolare e coprire con un coperchio.
- Far riposare 5 minuti o fino a quando l'acqua sia completamente assorbita.
- Sgranare con una forchetta, condire il cous cous con il succo di limone, le verdure, il tonno scolato e sfaldato grossolanamente, la feta sbriciolata e il basilico spezzato con le mani.
- Mescolare, eventualmente aggiustare di sale e servire.

In questo caso, in ciotole rivestite di insalata iceberg (tanto per rinfrescarsi quando fa il caldo più caldo di tutti i tempi).




 DI PERTINENZA

 Sul cous cous non potrei aggiungere nulla, ha già detto tutto la mia socia Emmettì in questo post, leggiadra, divertente ed esaustiva come sempre!

E poi fa caldo ed io sono fiacca! e NON ho ragione!



EDIT dopo il commento di Erica, che condivido totalmente

Amo l'estate: la luce, le lunghissime giornate, il mare, i piatti freddi, i ricci, le cozze patelle, il giardino estivo, i colori, i profumi, l'anguria, gli scogli, la sabbia, i papaveri, il caldo, le cicale e i piedi liberi dalla prigione delle scarpe!




  DIVAGAmente

Cito testualmente, chiedo venia per la parolaccia 



 Ragione
 

Chi vuole avere sempre ragione è un coglione...
ma potrei anche sbagliarmi.


(Flavio Oreglio, "Nuovi momenti catartici")
(Foto: Nick Brandt)


Tamara

Brioche allo yogurt: una nuvola per colazione!

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Queste brioche sono nate da un maninpastaday del gruppo fb di Adriano. Abbiamo praticamente impastato tutti insieme nello stesso giorno. Ci siamo divertiti chiedendo e dispensando consigli a go go!
Un delirio! Ma è stato bello!
Queste brioche mi sono piaciute talmente tanto che mi sono detta,  perché non condividerle con voi qui nel condominio?
Ed eccomi a raccontarvi ricetta e procedimento.



INGREDIENTI


​​500 g di farina W330

100 g di latte
150 g di yogurt magro greco (io ho messo il total ZERO)
2 uova + 1 tuorlo
100 g di zucchero
 60 g di burro fuso e raffreddato 
    1 cucchiaio di miele di acacia+1 cucchiaino
    7 g di sale
    8 g di lievito di birra
    2 cucchiai di rum
    zeste grattugiate di 1 limone e 1/2 arancia
albume
Da prendere dal totale degli ingredienti, per il lievitino
1 cucchiaino di miele
metà zeste di limone
8 g lievito di birra
100 g di latte
 90 g farina


PROCEDIMENTO

Per il lievitino
Nella ciotola dell'impastatrice versiamo il latte appena tiepido, il cucchiaino di miele, le zeste di limone e il lievito di birra e sciogliere il tutto. Aggiungere i 90 g di farina. Amalgamare, coprire e lasciar lievitare fino al raddoppio o comunque fino ai primi cedimenti della massa. Qui ancora fa caldo pertanto con 40' circa è pronto.

Uniamo le uova, il tuorlo, metà dello zucchero e tanta farina quanto basta per incordare con la foglia. 
Inseriamo in tre volte lo yogurt, seguito dal resto dello zucchero e la farina inserita gradualmente (lasciamone fuori una cucchiaiata per l'inserimento del burro). Aggiungiamo ora il miele insieme al sale. Manteniamo sempre l'incordatura. Inseriamo a filo il rum e incordiamo ancora. 
Inseriamo il burro un po' alla volta. Una volta incordato, montiamo il gancio e diamo qualche giro per serrare l'impasto. Capovolgiamo un paio di volte durante questa operazione.

Trasferiamo in una ciotola unta di burro e lasciamo raddoppiare. (Calcolate circa 1 ora e mezzo/due).

Trascorso il tempo rovesciamo la massa sul piano di lavoro e diamo delle pieghe di tipo 2 portando un lembo verso il centro e facendo così fino a completare il giro. Copriamo e lasciamo riposare per 15'. 
Spezziamo in pezzi da 60 g circa, avvolgiamo a palla senza stringere troppo e mettiamo  in teglia su carta forno. 
Pennelliamo con albume, copriamo (io con cellophane) e mettiamo a lievitare. Occhio che non ci vorrà molto, non facciamo superare il giusto grado di lievitazione. 

Preriscaldare il forno a 180°.

Fare dei tagli con la forbice come da foto, pennellare ancora con albume e infornare abbassando subito a 170°,  per circa 12'.  Vanno tolte piuttosto chiare, altrimenti perdono la sofficità. A me si sono colorite troppo presto, colpa del mio forno.

Si possono congelare dopo cotte e raffreddate. Per scongelarle basta passarle 20 secondi al microonde, farle riposare al suo interno per 30 secondi e le avrete come appena fatte!


NOTE
Queste brioche, seppur nella loro semplicità, le ho trovate meravigliose. Sembrano nuvole! 
Provatele per una colazione in cui vorrete coccolarvi o coccolare qualcuno che vi sta a ♥. 



Silvia

Una croccante bontà, ma non chiamatelo müesli! ;-)

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Bentrovati amici lettori! :-))
Oggi vi propongo una ricettina sfiziosa e piena di tanto gusto.
L'autunno è ormai arrivato e mentre ci prepariamo ad affrontare la stagione fredda, abbiamo bisogno di una marcia energetica in più, soprattutto nel pasto più importante della giornata: la colazione! Senza però tralasciare leggerezza e genuinità ;-)

Siore e Siori, ecco a voi Sua Bontà: la Granola!

"La che?? La granolaaaaaaaaaaaa??? Ma non si chiama müesli????"
Ebbene no, cari miei! **

Questa è un'altra di quelle ricette che ha destato in me maggior curiosità, sia per la possibilità di realizzarla in casa con ingredienti scelti da noi (dici poco!), sia per la velocità con cui si prepara (e ridici poco!!).
Con pochi e semplicissimi passaggi, otteniamo un concentrato di energia che non può mancare sulla tavola della prima colazione; ideale anche per la merenda, abbinato ad un frutto di stagione, oppure come alternativa al sacchetto di pop corn (ma soprattutto alla cena) davanti ad un bel film nelle prossime serate invernali!

Che ne dite?  Si può fare?? :-))))
"Eh, ma dicci come si fa...!!!"

Niente di più semplice: una base di fiocchi di cereali, uno sciroppo con zucchero e  miele, frutta secca, frutta disidratata, un buon olio ed il gioco è fatto!
Ah no! Un altro ingrediente è indispensabile per l'ottima riuscita: la fantasia!!! :-))))))

Il risultato sarà un agglomerato croccante di cereali, frutta disidratata e frutta secca a cui è quasi impossibile resistere!!!!





INGREDIENTI:

210 g di fiocchi di frumento integrali (avena, orzo, farro)
80 g di farina di cocco (oppure di granella di pistacchio)
80 g di frutta secca (mandorle, noci, nocciole)

Per lo sciroppo
70 g di zucchero di canna (integrale o muscovado)
70 g di olio di riso (o di girasole)
40 g di miele
aromi (estratto di vaniglia, cannella, cardamomo)

Per il post cottura
150 g di frutta disidratata (mirtilli, uvetta, scaglie di cocco, banana, albicocca, mela)
50 g di cioccolato fondente tagliato a coltello
..................... (e voi? cosa aggiungereste?)

PROCEDIMENTO:

Per prima cosa, accendere il forno a 160° in modalità statica.

1. Mescolare in una ciotola tutti gli elementi secchi.
In un pentolino, versare l'acqua e lo zucchero; portare quasi a bollore mescolando di tanto in tanto fino ad ottenere uno sciroppo; aggiungere il miele, l'olio, gli eventuali aromi e continuare a mescolare fino ad ottenere un'emulsione.
Unire la parte liquida nella ciotola di cereali e mescolate bene con un cucchiaio di legno.

2. Versare il composto su una teglia coperta di carta forno e livellare il tutto facendo attenzione a che tutta la superficie abbia lo stesso spessore.

3. Livellare bene anche gli angoli e poi infornare per circa 20 minuti. Negli ultimi 5 mantenere lo sportello in fessura per favorire l'uscita dell'umidità ed aumentare la croccantezza del prodotto finito.

4. Quando la superficie avrà assunto un color nocciola, estrarre la teglia dal forno e lasciare raffreddare un pochino. Il composto sarà ancora un po' morbido, ma raffreddandosi diventerà croccantissimo!

5. Quando sarà ben freddo, spezzettare la "mattonella" in pezzi della grandezza desiderata ed aggiungere la frutta disidratata che avete scelto.
Mescolare delicatamente il tutto e riporre la granola così ottenuta in un barattolo con chiusura ermetica per mantenere intatta la croccantezza,

Ora io vi avverto: se decidete di assaggiare, scoprirete ad un certo punto che il barattolo è improvvisamente vuoto!!!!! :-OOOO
Questo per dire che la granola è molto pericolosa da tanto è buona... quindi abbiate l'accortezza di riporre il vaso in frigorifero in modo che, oltre a rimanere lontana dagli occhi (e dalla bocca), conserverà ancora più a lungo la sua croccante bontà! ;-)
Oh, non venite a dirmi che non vi avevo avvertiti eh??? :-DDDDD



Vabbè dai, ma ora ce la spieghi la differenza fra la granola e il müesli?

** La granola 
come la chiamano in tutto il mondo, tranne che in Italia,  nasce negli Stati Uniti dal nome di Sylvester Graham, che inventa la farina (e che prenderà il suo nome) fatta di frumento integrale macinata grossolanamente a cui vengono aggiunti la crusca e il germe.
Pochi anni dopo, nel 1893, James Caleb Jackson, il promotore della dieta vegetariana come panacea di tutti i mali, produce su scala industriale i primi cereali secchi, a partire dalla farina di Graham e li chiama Granula. Il medico John Harvey Kellog, direttore di una clinica nel Minnesota, sperimenta un cereale molto simile che chiama allo stesso modo Granula. Dopo una disputa legale con Jackson cambia il nome in Granola.
Entrambe le versioni consistevano in fiocchi di cereali integrali passati al forno per renderli croccanti. Considerato un alimento salutare fin dalle origini, la granola godrà di una nuova popolarità negli anni 60, in omaggio alle manie salutistiche del movimento hippie. 

Il müesli 
(“zuppa” nel dialetto svizzero-tedesco) è invece composto da fiocchi di cereali (soprattutto avena), frutta essiccata e semi oleosi, senza cottura, né aggiunta di zuccheri, né grassi.
Questo alimento è nato in Svizzera verso il 1900, grazie al medico Maximilian Bircher-Benner che lo somministrava ai pazienti del suo ospedale, nel quale una parte essenziale della terapia era la dieta ricca di frutta e verdure fresche. In realtà il dottor Bircher riproponeva solo un classico cibo dei montanari, abituati a consumare una colazione molto energetica per resistere alla fatica e ai rigori del clima alpino. La ricetta originale del dottor Bircher, chiamata Birchermuesli, prevedeva anche un ammollo (di qualche minuto o di una notte, in frigo) ed era composto da un cucchiaio di fiocchi d’avena messo a bagno in tre cucchiai di acqua fredda, un cucchiaio di succo di limone e uno di latte condensato zuccherato, una mela grattugiata e con la buccia, nocciole o mandorle in polvere.


Questo è tutto!
Ora che avete scoperto anche la differenza fra müesli e granola non vi resta che prepararla e... sgranocchiarla!! :-)))
E non dimenticate

Siate lieti, sempre!

Ovis mollis, una frolla da sballo!

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La storia di queste frolle.

Da che l'ho scoperta qui (grazie alla mia amica Claudia) è legata a due eventi molto speciali. 
La prima volta che le ho fatte hanno viaggiato per la Puglia, destinazione la mia socia Tamara. La seconda, hanno volato con me in aereo, destinazione , sempre lei, Tamara. Anche se stavolta insieme a me e alle frolle volava anche l'altra socia, Emmettì. Non so chi delle due fosse più fragile in quel viaggio. Emmettì con la sua fobia dell'aereo, oppure le frolle. Ahahahah!!! Comunque sia, siamo arrivate a destinazione tutte e tre intere. O almeno così credevamo, fino a quando siamo salite sull'auto di Tam! Scampate all'atterraggio aereo, saremmo sopravvissute alla guida esperta sì ma ehm... come dire... disinvolta di Tam? Ebbene sì, se sono qui a scrivere, siamo sopravvissute!

Ok la smetto di chiacchierare e vi lascio la ricetta, ché della bontà di questa frolla lascerò parlare chi l'ha assaggiata. 




Ingredienti per circa 40 biscotti (sinceramente non li ho contati ma più o meno dovremmo esserci)

4 tuorli sodi (sì sì avete letto bene, sodi!)
250 g di burro
120 g zucchero a velo
200 g fecola di patate
200 g farina 00 per biscotti (non oltre 9% di proteine, se al di sotto di questo valore, meglio.) 
1 cucchiaino di estratto di vaniglia (oppure mezza bacca)
zeste di 1/2 limone grattugiate
1 pizzico di sale.




Procedimento

Lavorare velocemente per non scaldare gli ingredienti.

Rassodare i tuorli. Si può farlo nel modo tradizionale con tutto il guscio oppure tuffare soltanto i tuorli in acqua bollente e continuare la bollitura per 8/10 minuti, devono essere ben sodi.

Tagliare il burro freddo, non deve essere durissimo, a cubetti e sabbiare insieme allo zucchero a velo. 
Aggiungere la vaniglia e la scorza di limone e amalgamare. Aggiungere i tuorli passati al setaccio e amalgamare al resto. Inserire la farina e la fecola precedentemente setacciate  per due volte. Impastare ancora. Porre il panetto, incartato con pellicola, in frigorifero per almeno un'oretta o anche fino ad una notte.

Trascorso il tempo riprendere il panetto, qui fa ancora caldo perciò l'ho diviso in tre pezzi, due li ho rimessi in frigo mentre formavo i biscotti con l'altro.


Margherite di stresa
Stendere tra due fogli di carta forno allo spessore di 1 cm per le margherite e tagliare con la forma a margherita o quella che preferite e mettere in teglia foderata di carta forno e mettere in frigo.

Occhi di bue
Stendere a circa 7 mm per gli occhi di bue. Coppare con un cerchio del diametro di 6 cm. La metà di questi coppateli ancora con uno più piccolo, io ne ho coppati alcuni con uno da 1,5 cm; altri da 4 cm. 
Ora, quelli col foro più piccolo sono più carini esteticamente, ma se vi piace tanta marmellata meglio quelli col foro più largo. 
Ungete ai bordi con un velo di marmellata i dischi senza foro e poggiateci sopra i dischi forati. Mettere in teglia con carta forno.

Bastoncini
Fare dei rotolini della grandezza di un dito medio (quelli bagnati nel cioccolato) e metterli su una teglia rivestita di carta forno.

Mano mano che si formano e si riempie la teglia mettere in frigo scoperti per una mezz'oretta e intanto accendere il forno a 180° funzione statica (io ho cotto a 175° in termo ventilato in quanto il mio in statica li colora troppo velocemente.) per 10/13 minuti. Tenete d'occhio la cottura perché ogni forno è a sé e questi biscotti devono appena prendere un accenno di colore non di più.
Mentre è pronta da infornare la prima teglia avrete pronta la seconda da mettere in frigo e così via. 
Una volta cotti lasciate raffreddare senza toccarli, ché questa frolla è molto friabile e delicata. :))))
Ovviamente potete fare tutte margherite oppure non inzuppare i bastoncini nel cioccolato. Qualora decideste invece di procedere con gli occhi di bue e i bastoncini inzuppati vi dico come ho fatto io.
Se volete che il cioccolato rimanga lucido temperatelo ma sappiate che è una cosa più lunga e complessa, infatti a me non è riuscita. Oppure scioglietene un po' nel microonde con una noce di burro e inzuppateci per metà i bastoncini.
Per la marmellata mi hanno suggerito di caramellare un po' di zucchero, io un paio di cucchiaini a fronte di 3/4 cucchiai di marmellata, e amalgamare. Scaldare ancora un poco e colare nei fori degli occhi di bue. Così facendo la marmellata rimarrà lucida e si spanderà subito riempiendo gli spazi. 




Curiosità 
Le margheritine di Stresa sono biscotti tipici di Stresa, creati nel 1857 dal pasticcere Pietro Antonio Bolongaro titolare dell'omonima pasticceria. Derivano il nome da quello della principessa futura regina Margherita, alla quale erano stati offerti in occasione della sua prima comunione, celebratasi appunto nel 1857.
Talmente le piacquero che, un tempo divenuta regina, stabilì che quei biscotti fossero i dolci tradizionali da offrire ogni anno per il ricevimento di Ferragosto della Casa Reale.[1]
Gli ingredienti sono tuorlo d'uovo sodo setacciato, burrofarinafecolavaniglia e buccia di limone grattugiata.





Sembiante di cheesecake alla ricotta e pere, e di talune leggende

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Sembiante di cheesecake, perché ci somiglia ma non è. Non c'è il formaggio Philadelphia e non ci sono uova, non c'è cottura. Ok, cheesecake significa: torta al formaggio, letteralmente potrebbe essere un formaggio qualunque, e qui c'è la ricotta, quindi è una cheesecake. E no!  La ricotta, pur essendo un prodotto caseario, non si può definire formaggio ma va classificata semplicemente come latticino (Wikipedia docet). Però sembra uguale uguale a una cheesecake. Poi, siccome la ricotta è un latticino bello leggero leggero, per compensare ci ho aggiunto la panna, ché non si dica che non amo i grassi! Però per compensare la panna, ché non si dica che non sto attenta alle calorie, ci ho aggiunto le pere, un frutto dolce e zuccherino ma dietetico,  già nel 350 a.C. lo sapevano tutti che le pere bruciano i grassi (Caio e Platone docent).

Sembiante anche della cheescake  che i miei figli mi hanno regalato per il mio compleanno, ormai mesi orsono, i quali (figli), dopo che ce la siamo spazzolata il tempo di dire "auguri", mi hanno lanciato la sfida: e ora vediamo se la sai rifare!
Dice di sì :)




RICETTA

Ingredienti per uno stampo da 24 cm

Per il fondo:
300 g di biscotti tipo Digestive (meglio se fatti in casa, come quelli meravigliosi di Emmettì)
  60 g di nocciole
120 g di burro fuso
1 cucchiaio raso di zucchero di canna
  50 g di cioccolato fondente

Per la crema di ricotta:
500 g di ricotta (sgocciolata qualche ora dal siero)
120 g di zucchero e velo
250 g di panna fresca
3 pere (circa 450 g mondate, preferibile il tipo kaiser o abate)
2 cucchiai zucchero di canna
1/2 bicchierino di rum
5 g amido di mais

Per la composta di pere:
300 g di pere tipo Williams o Decana (mondate, circa 2)
150 g di acqua
  60 g di zucchero di canna
2 cucchiai di amido di mais
1/2 limone (il succo)
1/2 bicchierino di rum



Preparare il fondo
- Tritare nel mixer le nocciole con lo zucchero di canna, fare altrettanto con i biscotti, versare tutto in una ciotola, unirvi il burro sciolto, amalgamare ed infine aggiungere il cioccolato sminuzzato grossolanamente al coltello.
- Foderare fondo e bordi di una tortiera apribile (io ho preferito la carta forno sul fondo e una striscia di acetato sui bordi), versarvi il composto e compattarlo per bene sulla base.
- Porre in frigo mentre si procede con la preparazione del ripieno.

Preparare il ripieno di ricotta e pere
- Mondare le pere, tagliarle in pezzi, e farle insaporire su fuoco dolce con due cucchiai di zucchero di canna e il rum in cui si sia sciolto l'amido di mais. Quando si saranno asciugate ma ancora croccanti, spegnere il fuoco e far raffreddare.
- Lavorare la ricotta con lo zucchero a velo con una frusta, così da renderla cremosa.
- Montare la panna e aggiungerla delicatamente al composto di ricotta.
- Unirvi le pere al rum, mescolare delicatamente e distribuire uniformemente sulla base di biscotti.
- Livellare con una spatola e far raffreddare in frigo mentre si procede con la copertura di pere.

Preparare la composta di pere
- Tagliare le pere in pezzi, versarle in una padella col  succo di mezzo limone, aggiungere 120 g di acqua e lo zucchero e cuocere qualche minuto sul fuoco, fino quando le pere saranno morbide.
- Frullare fino ad ottenere un composto liscio, aggiungere l'amido di mais sciolto nell'acqua restante e rimettere sul fuoco.
- Far addensare su fuoco dolce, mescolando. Far raffreddare.
- Versare sulla torta e rimettere in frigo.
- Far riposare qualche ora prima di servire.

Se si possiede un cannello, prima di servire cospargere con zucchero di canna e caramellare.
Io ora lo posseggo, me lo hanno regalato le mie socie quando sono a venute a trovarmi un paio di settimane fa, insieme a tanti pacchettini dolci, chellepòssino!! E meno male che il regalo della macchinetta matta doveva coprire i compleanni, i natali, le pasque, varie ed eventuali da qui a 5 anni almeno!

Si conserva un paio di giorni in frigorifero oppure si può congelare (la torta, non il cannello eh!)

 Tamara @




 DI PERTINENZA


Facciamoci una pera, anche due.

La pera è un frutto molto amato, conosciuto fin dall'età della pietra, che è possibile consumare in ogni periodo dell’anno dal momento che esistono varietà invernali e varietà estive. Le pere consentono di arricchire la propria alimentazione di fibre, vitamine e sali minerali, e costituiscono un ingrediente gustoso per torte, succhi di frutta e marmellate.
Le pere, come già sapevano Catone e Plinio (e se lo sapevano loro, necessita che lo sappiamo anche noi), ci offrono numerosi benefici: sono molto energetiche, ringiovaniscono e tonificano la pelle, bruciano i grassi, aiutano la motilità intestinale. Sono ricche di acqua, quindi hanno effetti diuretici, contengono una buona dose di calcio e ciò fa bene alle nostre ossa, come anche il potassio che contribuisce ad una migliore circolazione. Ricche di fruttosio ma a basso contenuto calorico, e di 5 tra vitamine e proteine che aiutano lo sviluppo della muscolatura. Migliorano la vista, in quanto ricche di vitamina A, prevengono problemi cardiaci grazie alla presenza di lignina e vitamina C.
La pera è un ottimo frutto anche per i diabetici, grazie alla presenza di levulosio, che aiuta a bruciare gli zuccheri in eccesso nel sangue.

Quindi armiamoci e mangiamo! Queste le pere più comuni

Williams (cultivar inglese,  mi sa di pera con l'aplomb. n.d.s.)
E’ un frutto dalla forma piuttosto tondeggiante, un po’ più sferica rispetto alla classica struttura piriforme. Ha una buccia liscia e sottile, gialla, con sfumature di colore rosso che derivano dall'esposizione al sole. La buccia può anche essere leggermente rugginosa. Questa pera si caratterizza per una polpa bianca succosa e morbida, fondente. Il gusto è aromatico e dolce. E’ una delle varietà preferite non solo per il consumo, ma anche come ingrediente per preparare succhi di frutta, marmellate o altri dolci.

Abate Fétel (prende il nome dal monaco francese che la selezionò. Mi sa di pera intonacata. n.d.s.)
Ha una forma allungata, che ricorda un piccolo fiasco, una buccia verde rugginosa e una polpa bianca e succosa. Il peso di un frutto di questa varietà può superare i 250 g. La buccia risulta essere sottile e liscia, può diventare rossastra se esposta al sole. La polpa è particolarmente succosa e ha un profumo aromatico. Il sapore mantiene un equilibro tra lo zuccherato e l’acidulo. Questa varietà di pera è disponibile all'inizio dell’autunno.

Conference (inglese pure questa, mi sa di pera dirigente, stile target capital market line, insomma, una pera call conference. n.d.s. )
Questo tipo di pere si caratterizza per dimensioni medie o grosse, forma irregolare, lungo peduncolo, buccia ruvida, verde e rugginosa, con sfumature rossastre laddove venga esposta al sole. La polpa, di colore bianco crema, si presenta succosa e profumata, fondente e non acidula. Il sapore è dolce e aromatico. Le pere conference mature sono morbide al tatto a livello della parte inferiore. Se conservate correttamente, si mantengono per diversi mesi. Iniziano infatti a maturare verso la fine di agosto – inizio settembre, e possono essere conservate in frigo fino a dicembre – gennaio.

Coscia (beh, una pera sexy. n.d.s.)
La varietà Coscia si distingue per una buccia verde chiaro quando il frutto è immaturo, gialla quando la pera è matura. Le pere Coscia presentano medie dimensioni, un peso di circa 200 grammi e una polpa alquanto granulosa. Il gusto di questa varietà è dolce e aromatico. Può essere mangiata fresca, oppure può essere usata per preparare torte, crostate, succhi di frutta o macedonie. E’ ottima in associazione a formaggi piccanti. Questo tipo di pera fa parte delle varietà tipiche dell’estate, dal momento che matura verso luglio.

Kaiser (una pera del kaiser. ovviamente n.d.s.)
Si caratterizza per medie dimensioni e una buccia marrone e rugginosa. La polpa di questa varietà di pera è bianca-gialla, compatta, fondente, non troppo succosa e leggermente granulosa. Ha un sapore aromatico e acidulo, non così dolce come quello di altre varietà di pere. La sua consistenza la rende resistente alla lavorazione e alla cottura. La pera Kaiser inizia a maturare dalla metà del mese di settembre.

Decana (mi sa di pera anziana, per età o per nomina, da cui l'espressione "va per nominata". n.d.s.)
Ha una forma un po’ anomala rispetto a quella delle altre varietà di pere, risultando quasi sferica. La buccia presenta un colore giallastro o verde, con sfumature rossastre. La Decana  ha una polpa dolce e succosa. Risulta perciò particolarmente adatta per essere impiegata come ingrediente nella produzione di marmellate e succhi di frutta. Spesso queste pere vengono consumate cotte, o utilizzate per preparare torte, crostate o altri dolci.

Spadona (e finalmente un'italiana! Questa mi sa...(xxx) secondo me fa coppia con la Coscia. ma anche Kaiser n.d.s.)
Questa varietà è nata in Italia ed è una pera di dimensioni medie, il cui peso in genere è di circa 150 g. La sua raccolta inizia a partire dalla fine del mese di settembre. Ha un peduncolo sottile e piuttosto lungo, che risulta curvo. La caratteristica principale di questa varietà di pera è la sua forma allungata ed irregolare che presenta un ingrossamento sulla parte inferiore. La buccia ha un colore verde chiaro anche quando è matura, e presenta macchie rosse solo sul lato esposto al sole. La polpa di questa varietà di pera è bianco-gialla, succosa e fondente. Ha un gusto dolce e leggermente acidulo.

n.d.s.: nota della svalvolata
 



Fonti:

http://www.guidaacquisti.net/pera
http://www.benessere360.com/pera-proprieta.html
http://www.romaincampagna.it/gusta/prodotti-romaneschi/scheda/pera-spadona



 DIVAGAmente






Buone leggende anche a voi!

Tamara

Un vortice di sofficità: il panbauletto del mattino

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Finalmente, dopo mesi e mesi di lampeggio passati sul "nastro delle anteprime", questo panbauletto vede la luce della pubblicazione! :-))
Da una rivisitazione delle fette di Ele (quelle con il riso soffiato), ecco il mio panbauletto, che ho voluto arricchire con un vortice cioccolatoso.
Ero in astinenza da lievitati, e volevo qualcosa da manipolare sotto le mani... qualcosa che prendesse forma e consistenza ai miei comandi! :-))
E così ho pensato ad un pane morbido, ideale per la prima colazione, ma energetico e leggero allo stesso tempo ed, ovviamente, ricco di farine preziose!

Quando feci le fette biscottate della Ele, (che lei squisitamente mise nella sua paginetta dedicata), feci anche l'errore di assaggiarne qualche pezzetto prima della tostatura... e galeotto fu quell'assaggio!!!
La consistenza morbida e scioglievole è rimasta nella memoria delle papille gustative della scrivente svalvolata, e così quando si è trattato di pensare a questo pane morbido, ho preso ispirazione proprio da quel magico ricordo... ;-)
Ecco dunque il mio risultato!


Vi racconto come ho fatto! 

Ingredienti
100 g di lievito madre (rinfrescato, non rinfrescato, insomma, come vi pare)
300 g farina (un mix di 0, integrale, buratto e cinque cereali)
180 g acqua
 40 g zucchero
 10 g di zucchero invertito
 60 g di olio (riso, girasole, o extravergine di oliva delicato)
 10 g di cacao amaro
   3 g di sale
2-3 g di bicarbonato (solo se usiamo esuberi di pasta madre "vecchi" di 10-12 giorni)
farina di riso per lo spolvero
latte per pennellare
fiocchi di avena tostati per decorare
stampo da plum cake cm 31x11x7,5

Versione con ldb
Sostituire la pasta madre con 3 grammi di lievito di birra aumentando la farina a 370 grammi e l'acqua a 230.

Procedimento
In una ciotola o nell'impastatrice, versare le farine avendo cura di miscelarle bene con le mani, aggiungere 110 grammi di acqua e con una forchetta (o la frusta k) mescolare grossolanamente,
giusto il tempo che le farine assorbano il liquido e che l'impasto si presenti sotto forma di grosse briciole.
Lasciare che il processo di autolisi faccia il suo mestiere! Per almeno 45 minuti! ;-)
Nel frattempo, spezzettare la pasta madre in un contenitore e versarvi i rimanenti 70 grammi di acqua insieme allo zucchero e a suo fratello invertito (ed eventualmente anche al bicarbonato) e lasciarla riposare per lo stesso tempo (cioè i 45 minuti di cui sopra).
Trascorsi i preziosi minuti, versare la pasta madre, ormai disciolta, sull'impasto autolitico ed iniziare ad impastare; aggiungere poi il sale e l'olio, e continuare a lavorare fino ad ottenere un impasto liscio e ben incordato (vi assicuro che anche a mano l'operazione, oltre ad essere divertente e rilassante, sarà semplicissima).
Per la versione con il lievito di birra.
Preparare l'autolisi con i 370 g di farina e 125 di acqua; nei restanti 105 sciogliere il lievito di birra e procedere come da versione con pasta madre.


A questo punto staccare una porzione di impasto di circa 100 grammi (mi perdonate se vi dico che ho dimenticato di pesare???) ed aggiungervi il cacao impastando fino ad ottenere un colore omogeneo senza alcuna striatura.
È possibile che in questa fase, a seconda della farina che avete utilizzato, sia necessario aggiungere mezzo cucchiaio di acqua, giusto per agevolare l'assorbimento del cacao.


Mettere le due porzioni di impasto a lievitare in distinte ciotole ed attendere il loro raddoppio prima della messa in forma (ci vorranno circa 4-5 ore a seconda della temperatura che avete in casa).
A raddoppio avvenuto, spolverizzare il piano di lavoro con della farina di riso; capovolgere prima l'impasto chiaro e stendere delicatamente (anche con il mattarello cercando però di non esercitare troppa pressione) fino a formare un rettangolo di circa 27x35 cm.
Fare la stessa cosa con la porzione di impasto al cioccolato.
Qui l'operazione potrebbe risultare un poco più complicata perché dobbiamo ottenere la stessa dimensione del precedente rettangolo, ma con uno spessore di pochi mm (questo per far sì che il vortice all'interno sia sottile e ben definito).
Ora, sovrapporre l'impasto al cioccolato su quello chiaro ed iniziare la formatura vera e propria, cercando di sigillare bene ad ogni giro.



Quello che otterrete sarà un bel salsicciotto che avrà la stessa dimensione dello stampo. ;-)
Adagiare l'impasto appena formato su un bel foglio di carta forno e, sollevando i lembi, lasciarlo cadere a peso morto nello stampo da plum cake! :-)))
Coprire con della pellicola trasparente ed attendere nuovamente il raddoppio.
Vedrete come il filoncino apparirà gonfio e tronfio in tutta la sua bellezza!  :-))))

Pennellare la superficie con del latte o acqua (o un mix fra i due) e spolverizzare con qualche fiocco di avena precedentemente tostato (semplicemente in un padellino)  a mo' di guarnizione ;-)
Accendere il forno a 180° in modalità statica e cuocere per circa 40', fino a leggera doratura.

Questo è quello che uscirà fuori!




Essendo a lievitazione naturale questo pane si manterrà morbidissimo anche nei giorni successivi al primo assaggio!
Se volete una colazione che faccia prendere il verso giusto alla giornata, questo panbauletto contribuirà alla grande!!!
Decidete voi come gustarlo: con una marmellata, con del miele, leggermente tostato, o semplicemente così, in purezza, come preferisco io! ;-) ;-) ;-)

APPROFONDIMENTI

Lo zucchero invertito
"Miscela equimolecolare di glucosio e fruttosio, ha un potere dolcificante superiore al saccarosio.
Ha la qualità di essere un ammorbidente per eccellenza, semplice nell'uso, ottimale per grandi lievitati, pasta di mandorle, pasticceria al cocco, frolle.
È un nutriente per eccellenza dei lieviti come per esempio il lievito madre."
Tratto da "La mia pasta lievitata" di Francesco Favorito

Altre notizie tecnico-scientifiche qui:
1. http://bressanini-lescienze.blogautore.espresso.repubblica.it/2008/11/19/che-cos%E2%80%99e-lo-zucchero-invertito/
2. http://www.cibo360.it/alimentazione/cibi/dolci/zucchero_invertito.htm

Vi lascio con un'ultima fetta in cui, se volete, potete affondare il morso e...



... il mio solito augurio

Siate lieti, sempre!


Con questa ricetta partecipo alla raccolta di Panissimo ideata da Sandra e Barbara e ospitata questo mese dalla nostra amica Terry del blog I pasticci di Terry.



Maria Teresa




B come biscotti: quelli da inzuppo mattutino

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Ta-daaaaaaaaaaaaan!!!!
Buona settimana già iniziata amici lettori! :-))))))))
Ebbene sì, sono ancora io che torno a raccontarvi di una ricetta e della mania di cui sapete già: la biscottite cronica!! 

Anche questi biscotti erano in attesa di uscire allo scoperto da un sacco di tempo...
Non so quante volte (ho perso il conto) la socia Silvia mi ha detto: "Emmettììììì, ma quando ti decidi a pubblicare quei biscotti????"
Ed in effetti, se ci avete fatto caso, anche loro girano sulla "giostrina delle anteprime" fin dalla primavera, forse...! :-OOO
Di certo  l'estate non era il periodo giusto per pubblicare un biscottino e per giunta pure al cioccolato!!! ;-))
Ma ora che è arrivato l'autunno e che al mattino è così confortevole sorseggiare una tazza di  caffè caldo, perché non accompagnare il rito tuffandoci dentro un paio di biscottini fatti da noi?
Se poi i biscottini in questione sono proprio ideali per l'inzuppo, come si può non approfittare??
:-DDD

Velocissimi e semplici da fare.
Ricchi di gusto ed energia.
La loro porosità e scioglievolezza vi conquisteranno!
Ne sono certa :-))))



INGREDIENTI:

440 g di farina 0 (con basso contenuto di proteine)
170 g di zucchero a velo
200 g di burro a temperatura ambiente
100 g di panna fresca*
  50 g di fecola di fecola di patate
  60 g di cacao amaro (di ottima qualità)
1 bustina di lievito (possibilmente non vanigliato)
1 uovo
1 cucchiaino di estratto di vaniglia (o i semi di una bacca)
farina di riso per lo spolvero

*ultimamente uso la panna di tipo uht (quella da cucina per intenderci, ma sempre crema di latte) che trovo in confezioni da 100 grammi così evito residui ed eventuali sprechi) ;-)

PROCEDIMENTO:

In un'ampia ciotola, setacciare la farina, il cacao, la fecola, lo zucchero ed il lievito.
Mescolare con una frusta o anche con una forchetta (o con le mani come faccio io ) in modo tutte "le polveri" si uniformino; tagliare il burro a tocchetti facendolo cadere direttamente nella ciotola e procedere con la "sabbiatura".
Con la punta delle dita strofinare i pezzi di burro facendo in modo che venga interamente assorbito dalla farina e dalle altre polveri; quello che otterrete sarà un composto che avrà appunto la consistenza della sabbia. Avete presente quella che si usa per fare i castelli?? Che non deve essere né troppo asciutta né troppo bagnata?? Ecco, proprio quella! (spero dalla foto si capisca meglio).
A questo punto, sempre nella ciotola, fare  una buca al centro ed unire l'uovo, la panna e l'estratto di vaniglia. Mescolare prima con una forchetta e poi lavorare l'impasto a mano fino ad ottenere una consistenza liscia e setosa.
Viste le temperature del periodo, l'impasto non necessita di riposo al fresco.
Ma se nella vostra cucina c'è un bel tepore, allora vi consiglio di avvolgere l'impasto in un foglio di pellicola e farlo riposare per una mezz'ora in frigo.
Trascorso l'eventuale riposo, spolverizzare il piano di lavoro con della farina di riso e stendere l'impasto ad uno spessore di 6-7 mm; con una formina a vostro piacimento ricavare i biscotti da posizionare direttamente su una teglia ricoperta di carta forno.
Eventuali ritagli di impasto potranno essere lavorati di nuovo.
Accendere il forno a 170° ed infornare per circa 13-15 minuti, lasciando gli ultimi due lo sportello in fessura per favorire l'uscita di umidità ed ottenere una friabilità perfetta! ;-)


Otterrete una bella scorta di deliziosi biscotti, che si possono conservare benissimo in barattolo o in una scatola di latta per almeno 20 giorni.
Se preferite, potete anche metterli in un sacchettino e conservarli in freezer.
Quando li tirerete fuori, e saranno tornati a temperatura ambiente, sembreranno invece appena usciti dal forno. Incredibile ma vero!!!!
Ci proverete???? :-))))))))))))))
Intanto io ho preparato questi per voi!



APPROFONDIMENTO

La Panna
Per saperne qualcosa in più, c'è panna e panna... ovvero un interessantissimo articolo di Dario Bressanini che ci offre tante notizie e, come sempre,  molti spunti di riflessione! ;-)


Buon proseguimento di settimana a voi tutti.

Siate lieti, sempre!

Maria Teresa

Focaccia centopercento: 100% semola, 100% acqua, 100% bontà!

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Approfitto di questo post  per scusarmi con voi, se non mi leggete da un po' nei vostri blog. Questo non è un buon periodo per me (vicissitudini e rogne varie :p). 

Riparto con questa focaccia scoperta questa estate, che ho replicato ad oltranza!
Vista nel forum della Confraternita della pizza, mio assoluto punto di riferimento per quanto riguarda impasti per la pizza e lievitati in genere. C'è da diventar matti a star dietro ai confratelli ma sono veramente fonte di studio e approfondimento. :)))

La focaccia ha veramente un gusto e una mollica particolari. Il sopra e il sotto sono scrocchiarelli e la mollica è spugnosa, gelatinosa e leggerissima! 
Vi lascio la ricetta, provatela poi mi direte!



INGREDIENTIper 1 teglia tonda diametro 39

500 g semola rimacinata (Io De Cecco)
500 g acqua
   15 g sale
     2 g lievito di birra secco 

Note e tempi di esecuzione
Necessario impastare con una planetaria (io ho una kenwood 040)
Riposo impasto in ciotola + lievitazione in teglia. 
Mettere in conto non meno di 4 ore.



PROCEDIMENTO
Ho iniziato con 450 g di acqua dove ho sciolto il lievito, aggiunto subito tutta la farina e iniziato ad impastare con la foglia (quella tipo scudo con la k al centro) a velocità minima per bagnare tutta la farina. Ho aggiunto il sale e amalgamato e aumentato la velocità a 2,5 e incordato per circa 13-15 minuti. Ho aggiunto il resto dell'acqua molto lentamente, circa 1/2 cucchiaino per volta, versato lungo la parete della ciotola e incordato (altri 10' circa). 
Ho montato il gancio ad uncino e lanciato a velocità media per pochissimi secondi, ma potete evitare questo passaggio se avete paura che si spatasci il tutto. :)))

Ho messo a riposare l'impasto per circa 1 ora e mezzo in una ciotola unta di olio, coperta con pellicola.

Trascorso il tempo ho bagnato, con olio e.v.o la teglia in ferro; non ho unto eh perciò abbondate, l'olio come dice la mia socia qui deve spitterrare
Ho rovesciato l'impasto nella teglia. Ho bagnato le mani con olio ed ho steso senza sgonfiare, molto delicatamente, non importa se non riuscite ad arrivare al bordo, lo farà la massa durante la lievitazione, circa 2 ore, deve arrivare a coprire abbondantemente la superficie della teglia e quasi raddoppiare. 

 A questo punto se volete potete mettere dei pomodorini tagliati a metà, delle olive,
emulsione di acqua e olio in parti uguali (abbondante se non volete la superficie scrocchiarella), io ho messo su metà della pizza delle olive (quasi a fine lievitazione perché me n'ero dimenticata) e sull'altra metà semi di girasole e rosmarino, questi ultimi meglio prima di infornare.

Durante la lievitazione per non far seccare l'impasto ho coperto la teglia con un'altra più grande.


Accendere il forno a 230°. Raggiunta la temperatura infornare al primo ripiano dal fondo e abbassare subito a 210°.
Cottura a 210° ventilato con resistenze per 20' + 5' a 190°. Oppure a 220° in modalità statica.



Sfornate, tagliate e gustate!





Alici inventate e "rimpinzate"

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Mi vien già da ridere perché, dopo aver pubblicato le ultime ricette, questa, questa e questa, (che zitte zitte hanno aspettato mesi e mesi prima di uscire allo scoperto), quella di oggi invece non solo non è passata sul nastro delle anteprime, ma approda qui in condominio, senza manco passare dal via!
Ahahahahaahahahhahaha...
Poi dici perché una è svalvolata eh??? :-DDD

Ricetta che nasce per una cena a tema con una delegazione di cugini :-))))
Ah, volete sapere qual'era il tema??? "Sicilia in tavola"
Aperitivo ed antipasto li avevo già in mente.
Un primo anche.
Mancava un secondo, che volevo leggero ma al tempo stesso gustoso.
E così ho pensato a queste alicine rimpinzate (voce del verbo rimpinzare) ispirandomi alla tradizione siciliana di "imbottire", appunto, quasi tutto!
Veloci da preparare, ma ancor più da mangiare!! ;-) ;-) ;-)
Eccole qua!




INGREDIENTI (dosi per 4 persone)

  • 700 g di alici freschissime (al netto degli scarti)
  •   60 g di pane grattugiato (possibilmente fatto in casa)
  •   30 g di pecorino romano grattugiato (oppure del parmigiano per un sapore più delicato)
  • la scorza grattugiata di 1 limone verde
  • olio extra vergine di oliva 
  • prezzemolo
  • cubetti di scamorza
  • sale

PREPARAZIONE

Per prima cosa pulire le alici aprendole a libro e, dopo averle private della lisca centrale, fare attenzione a mantenere uniti i due filetti.
Sciacquarle velocemente e, con molta delicatezza, tamponarle con della carta assorbente (possibilmente non colorata)
Tostare il pangrattato in una padella antiaderente, prestando attenzione a non farlo colorire troppo.
In una ciotola, mescolare il pangrattato con l'olio, il formaggio grattugiato, la scorza di limone ed il prezzemolo tritato. Passare le alici in questa panatura, e mettere al centro di ognuna un pezzetto di scamorza; arrotolarle su se stesse fermando l'estremità con uno stecchino.
Mano a mano che si formano i rotolini, disporli in una teglia ricoperta di carta forno e in ultimo versare dell'olio a filo.
Accendere il forno a 200° in modalità ventilato e cuocere per circa 10 minuti.

Appena tirate fuori dal forno, mentre sfrigoleranno ancora, dare una leggerissima spolverata di sale e servire immediatamente!



Non abbiate cura di togliere gli stuzzicadenti: serviranno a mo' di posata, per far volare in bocca questi bocconcini croccanti dal cuore filante! ;-) ;-) ;-)
Sono certa che rimarrete stupiti quanto me, su come un semplice pesciolino possa sprigionare così tanto sapore!




PER SAPERNE DI PIÙ'                                                                                                                                                   
Una descrizione dettagliata ed un video esplicativo su come pulire le alici, qualora il vostro pescivendolo non lo faccia per voi ;-) ;-)

Il mio augurio vi accompagni per tutto il giorno!

Siate lieti, sempre!


Piccoli aspic di frutta in gelatina di moscato

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Eccomi con un tocco di colore che sa ancora d'estate e che contrasta l'arrivo dell'inverno. 
Un dessert fresco, poco calorico e leggero. Un sapore che vi sorprenderà ma non vi stancherà. 





INGREDIENTI 6 stampi da budino da 100 ml 

600 g di vino moscato
250 g di mirtilli e ribes rosso
2 fette di fico d'india 
 1 fetta di cachi (loti)
10  acini d'uva piccolini
30 g di gelatina in polvere (a fine post un approfondimento)
35 g di zucchero semolato 




PROCEDIMENTO

Versare il vino moscato in una ciotola e aggiungere tutta la polvere di gelatina. 
Scaldare il composto alla temperatura di 45° nel microonde. Scioglierlo girando per qualche minuto. Abbiate pazienza, si scioglierà completamente. 
Prendere gli stampi, ungere con olio di semi o riso, un olio che non abbia sapore, togliere con carta scottex l'eccesso.
Mettere 1 cucchiaio di gelatina in ogni stampo e lasciar rassodare in frigo (10/15 minuti saranno sufficienti). 


Riprendere gli stampi dal frigo. 

Se si vogliono creare dei motivi con la frutta, proseguire a step facendo in questo modo: 
mettere un giro di fruttini e poi uno strato leggero di gelatina (non troppa altrimenti la frutta, galleggiando, si sposterà dalla sede).
Se volete che lo strato di gelatina sia maggiore, aspettare che il precedente rassodi un pochino e poi aggiungerne dell'altra.
Ogni volta che si aggiunge gelatina lo stampo va rimesso in frigo per 10/15 minuti. Proseguire fino a riempire lo stampo.

Se non interessa una particolare disposizione della frutta, dopo il primo cucchiaio di gelatina rassodato, metterla tutta insieme e aggiungere gelatina fino all'orlo. 
Nel frattempo che si fanno questi passaggi la gelatina rimasta potrebbe rassodarsi, basterà scioglierla nel microonde per 5 max 10 secondi.

Far rassodare per almeno 3 ore in frigo.
Sformarli mettendo in ammollo gli stampi in acqua calda per pochi secondi.



Gelatina
Facciamo un po' di chiarezza
pare facile di' gelatina, che ce vo'? Ce vo' ce vo'. Sarà che io so' capa tosta, ma sta di fatto che ho sfiancato Tam con un fiume di mail, e lei lì pronta a farmi calcoli e passarmi link vari!!!
E d'altra parte a chi potevo rivolgermi se non a lei che ha tirato fuori questo capolavoro? Da qui anche il suo consiglio di approfondire in questo post l'argomento gelatina. Eccolo!

In commercio esiste la gelatina* in fogli, i quali si trovano tranquillamente nei supermercati, e quella in polvere non reperibile nella grande distribuzione. Le caratteristiche sono le stesse, di solito sulle confezioni ci sono le istruzioni su come e quanta usarne. I fogli in commercio si trovano con peso da 1,88, 2 e 5 g ma il potere gelificante è lo stesso, cit. da BressaniniSarà preoccupazione del confezionatore dosare il peso del singolo foglio per ottenere questo comportamento standard. Ma non sempre è così perché la Paneangeli ad esempio usa gelatina oro e cioè con grado Bloom 250, quindi superiore ad altre marche.
 Tuttavia nella cucina professionale i fogli e la polvere di gelatina non hanno tutti lo stesso potere gelatinizzante. La scala del grado di gelificazione è espressa in Bloom che va dai 180 ai 250 gradi (varietà oro). Più il grado è alto e più ha potere gelatinizzante e trasparenza.
La polvere non è migliore o peggiore dei fogli, è esattamente la stessa cosa in quanto questi ultimi vengono prodotti partendo dalla polvere. 
I fogli vanno necessariamente rinvenuti in acqua, per un peso pari a 5 volte il loro peso.
*Una volta detta colla di pesce, in quanto, la prima, si ricavava artigianalmente lasciando la pelle del pesce in acqua da cui si otteneva una sostanza gelatinosa.



Ulteriori approfondimenti:
http://www.dolcesalato.com/blog/2011/01/20/idrocolloidi-tutta-questione-di-viscosita/
http://bressanini-lescienze.blogautore.espresso.repubblica.it/2008/03/14/la-gelatina/?refresh_ce
http://www.gelatine.org/it/ricette/cucinare-con-la-gelatina.html









Cioccolatini rum e caffè per una cioccofila senza speranza

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Ero indecisa se pubblicare la ricetta dei cioccolatini o un'ode al cioccolato. Difatti non pubblico da oltre un mese, tanto che non riuscivo a decidere! Alla fine, mentre mi arrovellavo nei dubbi, mi rotolavo nell'incertezza, mi torturavo nell'insicurezza, ho capito! Pubblicare la ricetta coincide col cantarne la bontà... e lo so, sono una volpe! Più di tutto però amo il cioccolato, sono una cioccofila senza speranza, quindi non potevo continuare a mangiare cioccolatini a sbafo senza provare l'ebbrezza di farmeli da sola, e per giunta ripieni a mio piacimento.
Così ho cominciato a studiare (continuando a sbaf... degustare cioccolatini), ho praticamente imparato a memoria il trattato sui cioccolatini di Piero (che consiglio vivamente di leggere e consultare a chi volesse cimentarsi per la prima volta con temperaggio-colatura-copertura-smodellamento-smadonnamento) e li ho fatti e rifatti più volte, arrivando alla mia ricetta perfetta, al mio gusto prediletto (per ora!), una fusione di due ricette, sempre di Piero, rubate qui.
Non indugerei oltre, tenterò di essere sintetica, per qualsiasi approfondimento rilinko il Pierotrattato!



RICETTA

Premesse:

- Il cioccolato di copertura avanzerà per oltre la metà, ma può essere conservato e sciolto ancora per altri cioccolatini. Oppure per altre preparazioni, per esempio una tenera tenerina, o i biscotti diabolici di Emmettì, la sachertam piccante, o una cioccolatosissima torta al cioccolato senza glutine. Insomma, mica si butta né!

- Per temperare il cioccolato ci sono varie tecniche, io uso la più pigra, l'attesa :). Nella sezione "Di pertinenza" parleremo un po' del temperaggio, questo sconosciuto.

- Per fare i cioccolatini necessitano alcune attrezzature di facile reperibilità, val la pena procurarsele: stampi in policarbonato, una spatola a triangolo (tipo questa), un tarocco rigido, ciotole in vetro e un termometro.

- Io, ormai da tempo, uso un modo che mi permette di fare altro mentre il cioccolato scioglie senza rimanere appicciata col naso sul vetro del microonde e tirar fuori la ciotola ogni 15 secondi con l'incubo che un secondo in più bruci tutto.
Uso la funzione scongelamento, ci mette un po' di più ma è perfetta. I miei tempi sono stati quelli che dirò, ma ovviamente ogni forno ha temperature, modalità e tempi diversi, quindi è bene fare delle prove e adattare i tempi al microonde che si possiede.

- Se non si possiede il forno a microonde, si può ovviare con il bagnomaria, però in questo caso porre molta attenzione a non far entrare acqua nel cioccolato perché potrebbe impazzire, il cioccolato odia l'acqua! (e io amo il cioccolato, l'ho già detto?)




Cioccolatini fondenti al rum e caffè

Ingredienti  per 40 cioccolatini o quelli previsti da uno stampo in policarbonato
clicca sull'immagine per ingrandirla


Per la copertura:
450 g di cioccolato extrafondente al 72%

Per il ripieno:
180g di cioccolato al latte
  40g di panna al 34% di grassi
  20g di liquore Rum
    4 cucchiaini colmi di caffè solubile (tipo Nescafè)



Sciogliere il cioccolato
Premessa: il cioccolato si deve sciogliere e deve raggiungere una temperatura tra i 45 e i 50 gradi, non un grado di più, altrimenti il cioccolato si brucia.

- Spezzare il cioccolato in pezzi o ridurlo in scaglie.

- Porlo in una ciotola di vetro e farlo sciogliere al microonde in modalità scongelamento per 5 minuti,  controllare e smuovere il cioccolato con una spatola in silicone, poi continuare a "scongelare" ancora 5 minuti. A questo punto il cioccolato è sciolto, misurare la temperatura, dovrebbe essere intorno ai 40°. Azionare la funzione cottura (quella normale, per intenderci) alla massima temperatura per 15 secondi. A questo punto la temperatura dovrebbe aver raggiunto i 48/50 gradi.
Tengo a ribadire che questi sono i tempi e i risultati del mio microonde.


Temperare il cioccolato (cioè portare il cioccolato a 32°)

- Mettersi seduti e aspettare.
- Per non farsi calare la papagna, accelerare i tempi di raffreddamento mescolando lentamente il cioccolato, se si ha fretta e la papagna incombe, distribuire il cioccolato lungo le pareti della ciotola, raccoglierlo, mescolare, ridistribuire e ogni tanto misurare la temperatura.
- Quando la temperatura ha raggiunto i 28°, risvegliarsi dal torpore e riscaldare la massa qualche secondo (7 o 8) al microonde.
- Ritornata la temperatura a 32° (anche 31 va bene) procedere subitissimo con la colatura, altrimenti il cioccolato si fredda e..bisogna ripetere tutto daccapo, diociscampi!


Colatura(copioincollo fedelmente dal Pierotrattato, la papagna ha vinto e dirlo a parole mie mi è troppo faticoso:)
Premessa: questa operazione consiste nel far colare il cioccolato fuso e alla temperatura  di 32° dentro gli stampi.
Preparare un foglio di carta forno sul piano di lavoro, ad un certo punto servirà.

- Versare la cioccolata negli incavi dello stampo in modo da riempirli tutti.
- Vibrare energicamente lo stampo in modo da far uscire eventuali bolle d’aria.
- Poi sbattere lo stampo 3-4 volte sul marmo (occhio, questa operazione è esaltante, non esagerate eh? n.d.s.).
- Infine rigirare lo stampo di botto, facendo colare tutta la cioccolata sul tavolo di lavoro.
Per far uscire meglio la cioccolata aiutarsi sbattendo forte la spatola sul bordo dello stampo; uscirà molta altra cioccolata (idem come sopra, anzi, peggio! n.d.s.).
- Quindi con la spatola a triangolo raschiare via tutta la cioccolata dalla superficie.
- A questo punto si mette lo stampo a faccia in giù sulla carta forno e si lascia 5-6 minuti.
- Poi, quando la cioccolata si è un po’ seccata, si passa ancora la spatola a triangolo per rifinire eventuali piccole increspature. Lo stampo dovrà risultare pulitissimo, tranne che negli incavi dove c’è la cioccolata.
- Si copre con la carta forno e si mette in frigo per almeno 15 minuti, questa volta a faccia in alto.

I cioccolatini sono pronti per esser riempiti quando il cioccolato si staccherà dal fondo degli incavi.. Per capirlo basata guardare da sotto. Se si è staccato, si vedranno come delle striscioline bianche in corrispondenza dei disegni negli incavi.



Preparare il ripieno e riempire i cioccolatini

- Sminuzzare il cioccolato con un coltello o col tritatutto.
- Portare ad ebollizione la panna, aggiungere il caffè solubile e versare sul cioccolato.
- Mescolare con cura fino ad ottenere una crema densa e uniforme.
- Aggiungere il liquore e mescolare energicamente finché non si sarà completamente amalgamato.
- Versare la ganache in una sacca da pasticciere usa e getta (o con una bocchetta piccola), tagliare la punta ottenendo un foro piccolissimo (sennò la ganache, ancora liquida, uscirà senza controllo!)
- Riempire i cioccolatini fino a circa 2/3 millimetri dal bordo.


Copertura e chiusura (ricopioincollo)

- Temperare nuovamente il cioccolato. (Eh, davvero dico. :) Dai, ora non ci vuole niente, il peggio è passato! n.d.s.)
- Prima di tutto con la spatola a triangolo si raccoglie, raschiandolo, tutto il cioccolato colato sul tavolo e lo si rimette nella scodella, possibilmente spezzettandolo.
- Una volta poi arrivati a 32°, si procede esattamente come si è fatto per la prima colatura, con la differenza che dopo aver pulito lo stampo, questo non va messo a faccia in giù, ma a faccia in su.
- E’ importante ora lisciare e livellare per bene la superficie al fine di non avere imperfezioni su quella che poi sarà la base del cioccolatino.
- Se dovessero comparire dei minuscoli buchi, con la punta della spatola a triangolo raccogliere del cioccolato dal tavolo e tapparci il buchino.

Far asciugare bene il cioccolato (10-20 minuti, volendo anche in frigo).


Smodellare

Impugnare lo stampo con due mani sui lati corti, tenendolo a faccia in su.
- Torcere lo stampo (stile cubetti per il ghiaccio. n.d.s.); in realtà lo stampo non si torcerà, ma il movimento è quello della torsione e va fatto.
- A questo punto, poggiare il lato lungo sul tavolo con la superficie inferiore rivolta verso di voi (io non ho capito bene bene questa cosa della superficie inferiore, ma voi lo capirete, ne sono certa! n.d.s.).
- Con un unico movimento secco, voltare lo stampo sul tavolo facendolo completamente  sbattere con tutta la superficie da cui devono uscire i cioccolatini.

Se tutto è stato fatto a dovere, i cioccolatini usciranno tutti insieme.
Può capitare che qualche cioccolatino non sia uscito al primo colpo.
In questo caso ripetete l’operazione di rivoltare lo stampo sul tavolo.
I cioccolatini rimasti dovrebbero uscire tutti al secondo colpo.
(Se non escono manco al secondo colpo, chiamate l'esorcista, qualcuno vi ha fatto il malocchio! n.d.s.)

FINITO!

I cioccolatini sono ben riusciti se sono lucidissimi, senza macchie e rumorosi, al morso devono fare SCROCK!

Vale la pena, giuro, vale la pena!

Tamara

n.d.s.: nota della svalvolata






 DI PERTINENZA

Perché temperare il cioccolato? 
 
Oh, che poi, diciamocelo, tutti a spiegare i segreti del temperaggio, il come e il quando ma perché, perché perché temperarlo? non potremmo semplicemente scioglierlo, versarlo, colarlo, riempirlo, sbatacchiarlo e finalmente mangiarlo? Senza attese, marmi, termometri e smadonnamenti.
 No.
 Se vuoi un cioccolatino di quelli che appena lo schiacci tra le fauci fa CROCK e poi fai MMMMMMM lo devi temperare. Non hai scampo. Nessuno lo dice, ma lo scopo del temperaggio è ottenere cioccolato buono, croccante e lucido. Perché anche la vista e l'udito abbisognano di soddisfazione,  il cioccolato dà tante soddisfazioni, se temperato come si deve (anche se mangiato a occhi chiusi).
In sintesi, un cioccolato ben cristallizzato conferisce al prodotto finale importanti qualità, quali la brillantezza, la conservabilità, un numero maggiore di aromi, maggior croccantezza, maggiore lucentezza.
Il cioccolato cristallizzato male è una ciofeca,  non buono, brutto e cattivo.
Ultimo, ma non ultimo, il cioccolato cristallizzato bene si restringe impercettibilmente, ma sufficientemente a rendere facile l'estrazione dallo stampo.
 
Che poi, il termine giusto è "precristallizzazione". Lo so, troppo difficile, pensa a dire "mi passi il precristallizzatore che devo precristallizzare la mia matita di cioccolato cristallizzato?  Però così è, si precristallizza il cioccolato per temperarlo...(si porta alla temperatura giusta per precristallizzarlo).


VOCABOLARIO DEL CIOCCOLATO

Cristalli: "Il cielo visto attraverso la chioma di una grande quercia. Così il chimico Peter Fryer descrive la struttura del cioccolato. Se potessimo sbirciare l’anima di una tavoletta, vedremmo piccoli cristalli di burro di cacao e di zucchero organizzati in fitte reti intricate, proprio come i rami e le foglie compongono l’intreccio naturale delle fronde di un albero" (blog.moebiusonline.eu).
 
Cristallizzazione: Indurimento del cioccolato. Il cioccolato contiene una materia grassa chiamata “burro di cacao”. Una volta fuso, questo burro di cacao non può ritrovare la sua forma stabile originale da solo ma necessita di una “manipolazione” che dà inizio ad un processo di cristallizzazione (indurimento) corretto. Questo intervento tipico nella lavorazione del cioccolato viene chiamato temperaggio o precristallizzazione.

Precristallizzazione o temperaggio: tecnica attraverso la quale, portando il cioccolato a temperature diverse, si ottiene un certo numero di cristalli (nuclei di cristallizzazione contenuti nel burro di cacao) piccoli, numerosi e uniformemente distribuiti attorno ai quali si aggregheranno spontaneamente gli altri. O, altrimenti detto, si stabilizzano i cristalli. Un paragone, che rende bene l'idea di cosa succeda, è quello con un muro: se fatto di mattoni posti in file ordinate avrà una certa stabilità, se fatto con pietre di dimensioni e consistenze diverse sarà molto meno solido.

Cioccolatino fondente al rum e caffè: cioccolatino godurioso, croccante, morbido, peccaminoso, furbo, poetico.

(perché furbo? appena il rum ti fa venire la papagna, arriva il caffè che scazzotta l'effetto soporifero!)





 DIVAGAmente


Ode al cioccolato


Il Cioccolato è divino,

morbido,

sensuale,

profondo.

Nero,

sontuoso,

appagante,

potente,

denso,

cremoso,

seducente,

suggestivo,

ricco,

eccessivo,

setoso,

levigato,

lussurioso,

celestiale...

Il Cioccolato è rovina,

felicità,

piacere, 

amore, 

estasi, 

fantasia... 

Il Cioccolato ci rende viziosi, 

colpevoli, 

peccaminosi, 

sani, 

chic, 

felici.



Ode to Chocolate [Elaine Sherman] versione originale



Una chiocciola vestita a festa: la gubana

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Bentrovati amici lettori! :-)))))
E ben arrivato Dicembre!
Oggi vi racconto di un Lievitato con la L maiuscola, non tanto per la difficoltà di esecuzione (e infatti è semplicissimo farlo) quanto per il suo essere un dolce ricco di storia, cultura e tradizione:

la Gubana! 

Un lievitato delle feste tipico della regione friulana che ho avuto modo di assaggiare lo scorso anno in un viaggio che prevedeva tappa ad Udine.
Un impasto brioche non troppo ricco né di uova né di grassi ma con un ripieno così ricco di sapori e profumi in grado di creare un connubio straordinariamente buono!

Della sua bontà vi renderete conto mano a mano che scorrerete gli ingredienti.
Della sua facilità di realizzazione, invece, la scoprirete con le foto del passo passo e con le semplici indicazioni che vi racconterò (e se ci son riuscita io, fidatevi, ci riuscirete egregiamente anche voi)!
Non a caso ho scelto di condividerlo con voi viste le festività che bussano ormai alle porte...
Siete pronti a farla con me?

Ah! Ovviamente anche questo dolce entra dritto dritto nella lista dei miei regalini home-made :-))

"Beh, ma non ci dici niente di come ti sei procurata la ricetta?"
Ma giusto!!! Che sbadata sono?!?!?!?!

Allora, caso ha voluto che proprio nel Natale successivo al viaggio che mi aveva consentito di vedere ed assaggiare la gubana, faccio capolino nella cucina di Ele e cosa ti trovo???
Sì, proprio lei! La sua ricetta della Gubana!
Folgorata all'istante, le lasciai un breve (...) commento con la promessa che avrei realizzato quella ricetta immediatamente, e invece poi le cose sono andate diversamente.
La lista del "to do"subisce costantemente impennate, inversioni di marcia, e mille altre intemperie...
Ma sapevo che non avrei lasciato un altro Natale senza che questo lievitato passasse fra le mie mani per essere donato e condiviso!
Un ringraziamento doveroso dunque, carissima Ele, per avermi regalato l'entusiasmo di provare questo dolce che mi ha davvero conquistata! :-))))))
Mi perdonerai se ho messo un tocco del mio, cambiando qualche ingrediente nel ripieno e adattando l'impasto per il mio stampo!  

"Emmettì, era meglio che non ti chiedevamo niente! Non potevi essere un po' più breve? Quando la facciamo 'sta gubana se continui a chiacchierare??"
Ops! :-)))
Allora dai, arrotoliamo le maniche della camicia e mettiamoci all'opera! :-))))))))))))
Dal nostro forno uscirà questa.




INGREDIENTI (dosi per uno stampo da panettone basso da un chilo) 

Per la base:
325 g di farina manitoba (W 380-400)
180 g latte
80 g di pasta madre solida (precedentemente rinfrescata almeno un paio di volte a 4 ore di distanza) 
90 g di burro a temperatura ambiente
90 g di zucchero
35 g di uova intere
20 g di tuorlo
 4  g di sale
scorza grattugiata di 1 limone
scorza grattugiata di 1 arancia
un cucchiaino di estratto naturale di vaniglia
farina di riso per lo spolvero

Per il ripieno:
80 g di uvetta sultanina  (precedentemente fatta rinvenire in acqua calda e poi lasciata asciugare)
40 g di fichi secchi
30 g di grappa o rum
40 g di mandorle tostate
40 g di noci tostate
40 g di nocciole tostate
40 g di albicocche disidratate
50  g di zucchero
35 g uova intere
25 g di burro fuso
20 g di miele di agrumi (o uno a vostro piacimento)
60 g di biscotti secchi
20 g di cioccolato fondente al 70%
50 g di scorza d'arancia candita
30 g di scorza di mandarino candita
scorza grattugiata di 1 limone
1 cucchiaino di cannella

PROCEDIMENTO per chi impasta a mano come me :-))))

In una capiente ciotola spezzettare il lievito madre, versarvi sopra il latte e lo zucchero lasciandolo riposare una decina di minuti in modo che possa "sciogliersi" in modo agevole. Trascorso questo tempo, mescolare con una forchetta per far sì che il lievito sia ben sciolto nel latte e nello zucchero; aggiungere le uova, le scorze grattugiate degli agrumi, l'estratto di vaniglia e mescolare nuovamente.
Setacciare la farina in modo da ossigenarla e versarla a pioggia, insieme al sale, sulla mistura di lievito/latte/uova/zucchero; mescolare ancora con la forchetta fino a che la farina non avrà assorbito tutti i liquidi. A questo punto lasciare in autolisi per circa una mezz'ora e nel frattempo preparare i vari pesi degli ingredienti per il ripieno.

Rovesciare l'impasto su un piano di lavoro a superficie liscia e non porosa (ideale il marmo, sconsigliato il legno) e procedere ad incordarlo con la tecnica dello slap&fold (video del maestro R. Bertinet).
Quando vedete che l'impasto inizia a prendere "corda e consistenza", incorporare il burro un po' per volta fino a quando tra le vostre mani sentirete un profumatissimo impasto perfettamente liscio, perlaceo ed elastico e pronto a sostenere la prova del famoso "velo".
Ora, coprire l'impasto con della pellicola a contatto e lasciare riposare per 2 ore a circa 26 gradi.
A questo punto si aprono due strade.
La prima: arrotondare nuovamente l'impasto e porlo a lievitare in una ciotola fino al suo raddoppio.
La seconda: arrotondare l'impasto, metterlo in  una ciotola, coprire nuovamente con della pellicola a contatto e mettere in frigo per 12 ore.
Trascorso questo tempo tirare fuori dal frigo l'impasto  a temperatura ambiente per un'oretta circa; poi capovolgerlo su un piano di lavoro, arrotondare e mettere in una ciotola a lievitare fino al raddoppio.
In entrambi i casi dunque prima di procedere con la farcitura, dobbiamo attendere la lievitazione dell'impasto brioche.
Ora preparare la farcia per il ripieno,
Versare in un cutter gli ingredienti del ripieno, tranne le scorzette di mandarino che abbiamo precedentemente pesato e messi da parte. Tritare procedendo ad intermittenza, fino ad ottenere un composto omogeneo e abbastanza sottile. Tagliare a striscioline sottili le scorze di mandarino, unirle al composto e mescolare per amalgamare bene.

Quando l'impasto è raddoppiato, è arrivato il momento di procedere con la messa in forma della
nostra gubana.
Stendere la pasta su un piano di lavoro fino ad ottenere un rettangolo di circa 45x35 (stavolta va bene anche un asse di legno purché spolverizzato con della farina di riso che impedisce all'impasto di appiccicarsi).
Spalmare sulla pasta il ripieno, aiutandovi con le mani inumidite (che agevoleranno il lavoro essendo il ripieno molto denso e appiccicoso) e lasciare un perimetro di circa un paio di cm libero.
Con una spatolina, sempre inumidita, distribuire in modo uniforme tutta la farcitura e spennellare i bordi con un albume leggermente sbattuto.
Preparare lo stampo, dare un bel sospiro di sollievo,  e procedere con la formatura della chiocciola. :-)))))
Arrotolare la sfoglia in diagonale, partendo dalla parte più stretta e procedere di giro in giro fino ad ottenere un filone ben stretto.
Allungare delicatamente il filone dando uno spessore uniforme.
Ora prendere un bel respiro e, con la delicatezza di una libellula, "torcere" il filone come fosse uno straccio bagnato,
A questo punto arrotolare il filone "ritorto" formando una chiocciola e infilare l'estremità sotto la base.
Sistemate in un pirottino da panettone basso da 20 cm di diametro o comunque in un pirottino o teglia della misura della chiocciola.
Coprire la gubana con pellicola per alimenti e lasciate raddoppiare a 28°. Se la temperatura è costante, ci vorranno 5-6 ore, ma questo dipende anche dalla forza che avrà il nostro lievito.

Al raddoppio spennellate con albume miscelato con poco latte e spolverare di abbondante zucchero semolato.
Cuocere a 180° con forno in modalità statica per 50/60' circa.
Se necessario, durante la cottura coprire con un foglio di carta alluminio per non far scurire troppo la superficie della chiocciola.
Sfornare, infilzare la base della gubana con due ferri sottili da lana e far freddare a testa in giù per alcune ore, proprio come per il panettone.
Una volta fredda, confezionare la gubana con una busta in polipropilene ed attendere un paio di giorni prima di aprirla.
Dai che resistete su!!! ;-))))
Come sempre il passare dei giorni farà sì che consistenze e profumi sprigionino il meglio di sé!
Spolverizzare con dello zucchero a velo solo prima di servire!

Ecco un primo piano della fetta.



NOTA PER CHI IMPASTA CON PLANETARIA 

Nella ciotola dell'impastatrice sciogliere il lievito madre nel latte;  aggiungere lo zucchero,  le uova, la farina setacciata ed impastare con il gancio a vel. 1.
Aggiungere gli aromi e continuare ad impastare fino a rendere la pasta liscia ed elastica.
Inserire in più riprese il burro e poi il sale.
Lavorare la pasta in macchina fino a che sarà incordata, molto elastica, liscia e perlacea.
Poi procedere come indicato per l'impasto a mano ;-) 




PER SAPERNE DI PIU'...

La gubana (in dialetto sloveno: gubanca, mentre in dialetto friulano: gubane) è un tipico dolce dei periodi di grande festa: Natale, Pasqua, matrimoni e sagre paesane delle valli del Natisone (Udine), a base di pasta dolce lievitata con un ripieno di noci, uvetta, fichi secchi, pinoli, zucchero, grappa, e scorza grattugiata di limone, dalla forma a chiocciola, dal diametro di circa 20 cm. e cotto al forno.
Da dolce di origine locale si è diffuso in tutto il Friuli e in tutto il periodo dell'anno (ecco il perché io ho potuto gustarla anche nel mese di luglio!!!).

Erroneamente viene servita irrorata da slivovitz, un liquore ricavato dalla distillazione delle prugne, ma la gubana va apprezzata nella sua naturalezza senza aggiunta di liquori; il dolce è noto fin dal 1409 quando, come testimoniato da Angelo Correr di Venezia, fu servita in un banchetto preparato in occasione della visita di papa Gregorio XII a Cividale del Friuli.
Facendo riferimento alla forma della gubana, la derivazione del nome è probabile che sia la sloveno guba, che significa "piega"; un altro riferimento sull'origine della gubana ci viene dato dalla presenza del cognome "Gubana" nelle Valli del Natisone.
Da alcuni anni esiste il Consorzio per la protezione del marchio gubana che tutela i produttori della specifica zona di produzione e detta precise norme e ingredienti per la preparazione della gubana.

La potizza, dolce tipico sloveno corrisponderebbe secondo alcuni pressappoco alla gubana. Secondo alcune interpretazioni etno-gastronomiche, la gubana non sarebbe altro che la variante "beneciana" della potizza slovena; questa tesi sarebbe avvalorata dal fatto che in molte parti della Slovenia occidentale (nei comuni di Merna-Castagnevizza, San Pietro-Vertoiba, Collio e in alcune zone rurali dei comuni di Nova Gorica e Canale d'Isonzo) la denominazione tradizionale per la potizza è guban'ca (da gubanica, diminutivo di gubana). Inoltre, un nome simile (gibanica o gubanica) è usato per il dolce tradizionale del Prekmurje, che ha però delle proprietà del tutto diverse.

Secondo altri invece la gubana sarebbe autoctona delle Valli del Natisone. Anche il presnitz triestino è parente della gubana; se ne differenzia per la forma, che è a ferro di cavallo e non a spirale, per il tipo di pasta sfoglia, molto più sottile nel presnitz, e per il tipo di ripieno. . A Cividale viene prodotto anche un dolce chiamato gubanetta del tutto simile alla gubana, ma dalle dimensioni ridotte e dal diametro di circa 7 cm. Con lo stesso ripieno della gubana si fanno anche gli strucchi,ma di questo parleremo un'altra volta!


Vi lascio questo ultimo scatto e il mio saluto.

Siate lieti, sempre!


Emmettì

Lu frustingu!

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Lu frustingu è un dolce natalizio marchigiano a base di frutta secca che mio suocero, originario della città di Fermo, faceva sempre per natale.
L'ultima volta che ho potuto gustarlo risale ad una trentina di anni or sono.  Allora non avevo assolutamente interesse per la cucina perciò non ho mai chiesto la ricetta, cosicché quando i suoceri sono passati a miglior vita (ma chi lo dice poi che sia migliore... mah!) la ricetta se n'è andata insieme a loro. A dire il vero in famiglia in questi anni del frustingo non se n'è mai parlato se non quest'anno perché avevamo voglia di replicarlo. Ma la ricetta dove la prendiamo? Ovvio che non ci è rimasto che cercare nel web, dove appurato che le ricette più o meno si equivalevano tutte, se non per qualche piccola differenza nella proporzione degli ingredienti, abbiamo deciso di farci guidare dal ricordo di quei sapori. 
Abbiamo fatto qualche prova e messo a punto le dosi. Finalmente avevamo il nostro frustingu!
Vi rimetto le dosi e il procedimento!



INGREDIENTI(peso al netto degli scarti)

300 g fichi secchi (che abbiano ancora l'interno un po' umido, altrimenti ammollarli in acqua tiepida per 1 ora)
100 g mandorle pelate
100 g noci
  50 g pinoli
100 g uvetta sciacquata più volte, scolata e messa in ammollo con marsala dolce
  70 g di marsala dolce
100 g cioccolato fondente 56% cacao
100 g farina integrale
  35 g arancia candita
  20 g cedro candito
  10 g cacao amaro in polvere
    6 g polvere di caffè (NO solubile)
  80 g zucchero semolato
  90 g miele di acacia
  20 g di olio
    1 cucchiaino di scorza di limone
1/2  cucchiaino di cannella in polvere
1/2 cucchiaino di pepe macinato
2 tazzine di caffè espresso

PROCEDIMENTO  

Tritare i fichi grossolanamente, io li ho messi in un cutter.
Tritare mandorle e noci non troppo fine e lasciare interi i pinoli.
Tritare il cioccolato al coltello.
Sciacquare, scolare e strizzare leggermente l'uvetta. Metterla a bagno una mezz'oretta con il marsala,
quest'ultimo non lo getteremo ma lo aggiungeremo al resto degli ingredienti.

In una grande ciotola mescolare tutta la frutta secca, Compresa l'uvetta con tutto il marsala, il pepe, la polvere di caffè, il cacao, i canditi, la scorza di limone, la cannella e la farina. Aggiungere lo zucchero, le 2 tazzine di caffè, il miele e l'olio. Girare con un cucchiaio o con le mani a lungo per far sì che i sapori si amalgamino tra loro. Ora inserire il cioccolato e incorporare possibilmente con un cucchiaio per non scaldarlo.


Creare delle semisfere della grandezza che si vuole, avvolgere nell'alluminio avvolgendo stretto. Se si preferisce, si può mettere tutto il composto in una teglia e infornare 45' a 160°. Lasciar raffreddare nel forno spento e far riposare per qualche giorno prima di gustarlo. 
Lo zucchero a velo l'ho messo soltanto per un fattore puramente estetico, ma non serve. :)))


Che dire, il dolce ha un gusto ricco, pieno e intenso. Provatelo!


APPROFONDIMENTI

Qualche notizia in più sul frustingo, che a seconda delle diverse zone delle Marche assume un nome diverso.

Fonte Wikipedia
Il fristingo (o frustingo) è un dolce tipico marchigiano a base di frutta secca e fichi; in ascolano è detto fruštìnghë, in fermano frustingu e nel pesarese bostrengo.
Si racconta che il frustingo sia il più antico dolce di Natale, al punto d’essere più remoto ancora del Natale stesso, e che la sua ricetta, più di duemila anni fa, sia passata dalle mani etrusche a quelle picene. Una ricetta che vedeva l’alica (semolino composto da farroorzograno durospelta e grano gentile marzaiolo) impastata con il succo d’uva passita e cotta in olle di creta. Il frustingo era quindi un pane povero e sostanzioso, apprezzato dai romani, che lo chiamarono panis picentinus, ed oggetto dell’interesse di Plinio, che descrisse come veniva consumato ammorbidito nel latte mielato. La ricetta classica, che si è lentamente e naturalmente evoluta nel tempo, sia per il variare del gusto che per ovviare alla scarsa reperibilità di alcuni ingredienti, prevede quale composto principale il pane raffermo tagliato finemente ed ammorbidito in una sorta di brodo di fichi secchi mescolato al mosto cotto (nelle Marche chiamato sapa) al quale vengono aggiunti frutta seccacioccolato e spezie (senza dimenticare una spruzzatina di mistrà all’anice, presente in numerosi dolci marchigiani).
Come vuole una tradizione che nella gastronomia non bada ai tempi di preparazione ma alla cura ed alla genuinità delle proprie pietanze, l’impasto si lavora a lungo, con l’aiuto dell’ottimo olio d’oliva locale da aggiungere di tanto in tanto. Dopo un prolungato riposo e posto nelle forme, il frustingo viene quindi cotto nel forno a legna per essere quindi finalmente gustato, magari accompagnato da un bicchiere di vino cotto, in tutta la sua antica fragranza evidentemente ancora ben gradita, visto che questo rustico dolce natalizio è diffuso -seppur con nomi diversi - su tutto il territorio regionale sino a sconfinare nell’Abruzzo. Il frustingo è inserito ufficialmente fra i prodotti tradizionali della regione quale tipicità da salvaguardare, tutelare e promuovere.
Ingredienti di un tipico frustingo: fichi, uva sultanina, farina tipo "0" (o, più spesso, come a Ripatransone e nei paesi vicini, farina di tritello), zucchero o miele, olio extra vergine, canditi, cedro, noci, mandorle, cacao, cioccolato extra-fondente, caffè in polvere e liquido, liquori misti.


Volete regalarlo? Confezionatelo così! 

Silvia

Scorzette di mandarino (o di arancia) candite: metodo classico, metodo veloce e metodo cioccolatoso.

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Sublime. Appena assaggiai il Panterrone di Fernando Natale (da cui ho poi preso ispirazione per arrivare al mio) il primo profumo che si  materializzò sotto i denti, sotto forma di candito, fu il mandarino. Appena percettibile ma sublime. Andai subito a guardare l'etichetta degli ingredienti e sì! Era proprio mandarino! E sorrisi, pensando ad una bambina con le trecce rosse arrampicata sull'albero del giardino a raccogliere i mandarini in alto in alto, quelli che sfioravano il cielo. Uno lo lasciava cadere giù, nelle mani di suo padre, ed uno lo apriva mentre rimaneva in bilico su quei rami (rametti!) che cominciavano a piegarsi sotto il suo, sia pur piccolo, peso. Immancabilmente dopo qualche istante lanciava un gridolino, ché nella foga di sbucciare quel concentrato d'arancione, la scorza le aveva spruzzato succo aspro e pungente negli occhi spalancati ad osservare il mandarino fra le mani, i piedi ancorati ai rami e il padre che la guardava occhi al cielo!
E, mentre ancora sorridevo, continuai ad assaporare quella meraviglia di panettone, sapendo già che lo avrei rifatto, mi avevano folgorata quei sapori delicati ma così accordati fra loro!
Il primo passo, candire i mandarini. Procedetti col metodo veloce, già indicato qui, e che per comodità riporterò nella sezione DiPertinenza. Ne avevo bisogno subito, non avrei resistito neppure un giorno prima di cominciare a provare impasti e bilanciamenti, però poi, avendo già sperimentato il metodo classico adottato per le pere candite e che mi aveva convinta di più, ho cominciato a candire anche bucce di mandarino e arance, seguendo le indicazioni (con qualche variante) di Eleonora, che aveva a sua volta preso spunto da Teonzo.
Risultato? Eccellente, meraviglioso, profumato, evocativo!



RICETTA


CANDITI DI ARANCIA E MANDARINO METODO VELOCE


Ingredienti:

1    kg di scorze di mandarini veri (o di arance tipo Navel, con la buccia spessa), non trattate
2,5 kg di zucchero
2,5 l di acqua
500 g di sciroppo di glucosio o zucchero invertito*


- Lavare bene benissimo mandarini (o) arance, io mi aiuto con una spazzolina.

- Tagliare a spicchi piuttosto larghi le bucce di mandarino (o di  arancia), compreso l'albedo (la parte bianca).

- In caso di necessità, si possono "raccogliere" le scorze nell'arco di due o tre giorni, avendo cura di conservarle in acqua fredda e di cambiare quest'ultima almeno una volta al giorno.

- Bollire le scorze per un paio di minuti. Scolarle e farle raffreddare (anche furbescamente, in acqua fredda).

- Bollire, scolare, raffreddare (anche furbescamente) le bucce altre 2 volte. Se trattasi di scorze d'arancia molto spesse, anche 3 volte. Quindi, in tutto, 3 volte i mandarini e le arance magre, 4 volte le arance grosse. In questo modo si attenua il sapore amaro del pericarpo e del mesocarpo... sappiamo tutti cosa sono no? Il pericarpo è la scorzetta o zeste, il mesocarpo è l'albedo, l'albedo è la parte bianca, la parte bianca è quella cosa inutile che c'è tra il pericarpo e l'endocarpo, che è la parte polposa interna divisa in loggette dette anche spicchi... parliamo di arance, giuro!!!!

- Preparare uno sciroppo con l'acqua, lo zucchero e il glucosio (o lo zucchero invertito), porre sul fuoco e portare a bollore. Quando lo zucchero è completamente sciolto, spegnere il fuoco e aspettare che diventi tiepido (lo sciroppo, non il fuoco).  Versarvi dentro le scorze, coprire e lasciar macerare fino al giorno dopo.

- Il giorno dopo scolare le scorze, recuperare ovviamente lo sciroppo! portarlo a bollore, far ridurre a fuoco dolce per qualche minuto, far intiepidire e versarvi dentro le scorze, che dovranno essere completamente sommerse.
clicca per ingrandire


- Ripetere ogni giorno fino a quando lo sciroppo sarà molto denso e le scorze trasparenti. Cioè il pericarpo (zeste) lucidissimo e il mesocarpo (l'albedo) trasparente tanto da sembrare arancione.
L'endocarpo, invece, ce lo siamo già pappato spremuto, oppure tagliato a fettine in una bella insalata di finocchi.
Più  meno ci vorranno 8/9 giorni.

oh, me paro un dottore...metacarpo, pericardio, endocardio, anacardio...


Poi ci sono tante opzioni, a seconda dell'utilizzo che se ne vuole fare.
- Si possono arrotolare nello zucchero semolato.
- Se si vogliono utilizzare subito, farle asciugare qualche ora su un foglio di carta forno, rigirandole ogni tanto.
- Se si vogliono conservare per breve tempo (fino ad un massimo di 3 mesi) si possono asciugare e conservare in un barattolo oppure congelare avvolte in carta forno o in un contenitore.
- Se invece si prevede di conservarle più a lungo, è preferibile invasarle. Portare a bollore lo sciroppo. aggiungervi le scorzette e invasare come una marmellata. Così avremo dei meravigliosi pericarpi invasati :)

- Anche lo sciroppo, se avanza, consiglio di non buttarlo, si può conservare e usare per dolcificare il tè o lo yogurt, oppure per aromatizzare i dolci. Così come lo sciroppo di zenzero o di pere.

*Il glucosio (o lo zucchero invertito) serve a contrastare la cristallizzazione dello zucchero nel lungo periodo, quindi se si ritiene di consumare i canditi nel breve termine, si può ometterne l'uso.
Se non si riesce a trovare, si può "invertire" l'intero sciroppo come indicato da Teonzo nel suo post:

Versate 3 l di acqua, 25 g di succo di limone e 3 Kg di zucchero in una pentola. Copritela con un coperchio e portate lo sciroppo ad ebollizione cuocendo su fiamma medio-alta. Quando lo sciroppo raggiunge il bollore allora regolate la fiamma al minimo (sul fuoco più piccolo che avete) e continuate a far sobbollire per 2 ore, tenendo sempre il coperchio sulla pentola (serve a non far evaporare troppa acqua). Dopo di questo spegnete e fate raffreddare lo sciroppo.


I canditi di mandarino,  di arancia e di zenzero sono la ciliegina sulla torta per tante preparazioni! A pezzettini o frullati, sono una manna dal cielo quando non sono disponibili arance fresche, nelle preparazioni classiche ma anche non!
- nel panterrone
- nella Gubana
- nei panettoni e nell'aroma panettone
- nello stollen
- nel buccellato
- nel frustingo
- nella colomba
- nei cioccolatini 
- nei biscotti al cioccolato (li ho "ripieni" di un pezzettino di candito d'arancia e uno di mandarino)
- negli impasti brioche
- nella granola!


 DI PERTINENZA


CANDITI DI ARANCIA E MANDARINO METODO VELOCE




Tagliare a spicchi larghi almeno due centimetri la buccia di arance tipo Washington Navel (hanno la buccia spessa), oppure a pezzi abbastanza grandi le bucce di mandarino. Naturalmente, è bene procurarsi frutta non trattata.
Bollire le bucce di arance 4 volte, quelle di mandarino 3 volte, per un paio di minuti, raffreddandole tra una bollitura e l'altra. Si portano le bucce a bollore direttamente nella casseruola piena d'acqua fredda.
Pesarle e calcolare uguale peso di zucchero e di acqua. Si fanno bollire nello sciroppo a fuoco dolce fino a quando le bucce non risulteranno quasi trasparenti, e lo sciroppo sia molto ridotto. Le bucce di mandarino, molto più sottili, impiegheranno un tempo inferiore per raggiungere la giusta canditura.
Si posso conservare in vari modi. Direttamente nello sciroppo, in barattolo di vetro, come una marmellata (nel qual caso è bene aggiungere glucosio o zucchero invertito pari al 30% sul peso dello zucchero) . Oppure si fanno scolare su carta forno e poi asciugare su una gratella. Oppure si rotolano nello zucchero e si conservano anche queste in un barattolo o in un contenitore a chiusura ermetica. Oppure, si possono congelare.

Oppure, golosamente,...

CANDITI DI ARANCIA METODO CIOCCOLATOSO


Ingredienti:
- Scorzette di arancia candite e tagliate a listarelle
- cioccolato extra fondente o come si preferisce

Sciogliere il cioccolato al microonde (modalità scongelamento), farlo raffreddare a 32° se cioccolato fondente, 31° se cioccolato al latte, 30° se cioccolato bianco.
Pucciare le scorzette, lasciando un pezzettino per "la presa" pulita.
Lasciar indurire su carta forno.
Conservare...per poco, non si resiste!






 DIVAGAmente


A rebours

Si potrebbe raccontare la mia vita
dalle rughe che ho sul volto
o dalle volte che ho nuotato
nel mare. *

Si potrebbe scegliere tra le foto
quelle dove sorrido
o delle poche lettere serbarne
una sola.

Si potrebbe dire in quale libro
un sogno è iniziato
e quale fu l'ora
che lo dissolse.

Ma potrei rivivere
per quella foto
quel libro, quella lettera
dimmi, potrei?

(BALLATE Stefano Benni)

(foto: JanMlcoch)


* Scusami Benni, lo so lo so, la prima strofa della ballata l'ho modificata, la riporto qui

-Si potrebbe raccontare la mia vita 
dai denti che ho perduto 
o dalle volte che ho visto 
la neve-.

Però vedi io di denti ne ho perduti solo uno...e non avrebbe raccontato molto se non il dolore allucinante che ho provato il giorno in cui ho addentato il diavolo fatto nocciolo che mi ha frantumato il molare inferiore sinistro...e non avrei raccontato ballate e pensieri ma parolacce tali che non si possono ripetere. E poi scusa ancora...una donna con le rughe si può ancora accettare, ma senza denti...

Tamara   
                                                           

         

Un'idea regalo last minute: lo shortbread di Donna Hay

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Carissimi amici ed affezionati lettori, eccoci all'inizio di una nuova settimana e alle prese con gli ultimi preparativi per le feste ormai giunte! :-))

Lo so che non avete troppo tempo per star qui a leggere le mie chiacchiere. Prometto, sarò breve ;-)
Vi lascio l'idea per un regalino home made dell'ultimo momento, qualora vi accorgiate (come me) di non fare in tempo a realizzare tutte le miriadi di cose viste in giro per blog e non solo!

Un dolcino estremamente goloso, che non richiede l'uso del forno, ma solo un riposo in frigo.
Della serie: lo preparate in cinque minuti la sera prima di andare a ninna e poi al mattino dopo sarà sufficiente tagliarlo e confezionarlo come meglio preferite! ;-)
Facile e comodo no??
Sul buonissimo garantisco io che sottopongo sempre un'anteprima alle mie assaggiatrici di fiducia, che quando qualcosa non va mi dicono "zia, non ci siamo!!"
Qui invece m'han detto "zia, e per noi non lo prepari???"
Esame superato!!!!!! :-))))))))))

Ah, la ricetta!
Mentre una sera vagabondavo nel web, alla ricerca di un dolce senza cottura, mi imbatto nella pagina di Donna Hay.
I suoi dolci non sono il massimo della "leggerezza", ma a Natale uno strappo alla regola si può concedere no? A maggior ragione se lo si regala!!! :-DDD
Ecco allora il suo chocolate shortbread.




RICETTA

450 g di cioccolato fondente di ottima qualità (minimo 60% di cacao)
130 g di burro
250 g di biscotti (tipo gallette)
  80 g di panna fresca (quella da montare, per intenderci)
cacao amaro in polvere (anche questo che sia di ottima qualità)

In una capiente ciotola spezzettare grossolanamente i biscotti.
In un pentolino versare la panna, il burro ed il cioccolato tagliato a pezzi; mettere sul fuoco a fiamma dolce e lasciar sciogliere il tutto mescolando con una frustina.
Non appena vedete che il burro è quasi completamente sciolto, togliere dalla fiamma e continuare a mescolare. Il calore accumulatosi permetterà al cioccolato ancora eventualmente in pezzi di fondere alla perfezione.
Mescolare con la frusta fino a rendere il composto perfettamente omogeneo.
A questo punto versarne una metà sopra i biscotti sbriciolati e mescolare con un un cucchiaio di legno affinché tutti vengano ricoperti da un sottile strato di cioccolato.
Foderare una teglia (circa 40x40) con della carta forno e versarvi dentro il composto di biscotti, livellando bene con una spatola; finita questa operazione, versarvi sopra la rimanente ganache al cioccolato distribuendola uniformemente su tutta la superficie dei biscotti.
Coprire con pellicola e riporre in frigo per almeno tre ore (ma tanto voi andate a dormire :-))) )

Trascorso il periodo di rassodamento in frigo, sformare la mattonella di cioccolata su un ampio tagliere e, con un coltello a lama liscia, tagliare lo shortbread a listarelle o quadretti, lasciando però ogni pezzetto vicino all'altro. Spolverizzare con cacao amaro e solo a questo punto disporre su un vassoio di servizio o confezionare per essere regalato.
Conservare in frigorifero ma, prima di consumare, lasciarlo a temperatura ambiente per 15-20 minuti. In questo tempo il cioccolato riacquisterà la sua scioglievolezza e resistergli sarà impossibile!!!! :-))))))))





Un'idea su come confezionarlo per essere regalato??? Sarà sufficiente:
una scatolina bassa di cartone
una bustina trasparente
un nastro che riprenda i colori della scatolina scelta 
ed il vostro Amore!




Buone Feste!
Che siano gioiose e serene!

Tamara, Silvia, Maria Teresa

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